“L’uomo ha bisogno prima di immaginare e l’arte ha in questo una grande possibilità”

Da sempre ho cercato di capire quale fosse il mio senso . Ad un certo punto mi sono letteralmente scoperta artista . A quel punto mi sono chiesta quale fosse il ruolo sociale dell’arte contemporanea, poiché l’arte è sempre stata anche un grande strumento di comunicazione e di proiezione della società.

L’uomo ha bisogno prima di immaginare e l’arte ha in questo una grande possibilità.
Nella mia ricerca ho incontrato Joseph Beuys e la sua visione di una scultura sociale , ho capito di cosa stava parlando .
È successo così che il mio sentire e le mie intuizioni sono diventate una cosa sola e ho, con grande gioia trovato la strada .
Il primo progetto l’ho realizzato in una casa di accoglienza di Brescia. Il pretesto e lo strumento materiale di condivisione è stato il mio passato di sarta unito al presente d’artista.
La creatività è il capitale umano, non siamo nati per eseguire ma per creare, attraverso il fare diamo forma, non solo alle cose ma per naturale estensione alla nostra vita.
Onestamente non mi sento coraggiosa ma solo consapevole, la scultura sociale non è solo auspicabile ma è una realtà alla quale gia apparteniamo inconsapevolmente, siamo soggetti assolutamente interdipendenti.
Nel progetto al quale sto lavorando ora ho coinvolto non solo le donne delle case protette ma anche quelle del quartiere per far incrociare destini diversi e mai tanto distanti.
L’ho chiamato P.I.L. , questa cosa che pare l’unico riferimento di valore proprio per parlare di quale sia il nostro valore.
Io non credo che siano gli uomini a doverci riconoscere valore, dobbiamo prima riconoscercelo noi.
I mei progetti hanno anche un aspetto molto pratico, lavorando insieme condivido non solo una visione ma anche delle competenze che possono portare ad un’indipendenza economica, la prima forma di emancipazione.
Sono a sua disposizione per qualsiasi altra cosa voglia sapere.

Mi fa piacere che si parli di arte relazionale, più la conosciamo e più si può lavorare alla costruzione di una scultura sociale che ci appartenga.

 

Patrizia Fratus  http://www.patriziafratus.com/  Faccio scultura, materica e sociale. L’arte, libertà assoluta di forma e visione. Nella mia necessità di espressione e condivisione, la libertà mi ha reso consapevole e quindi responsabile. RACCONTO STORIE, l’uomo deve prima immaginare mentalmente il terreno su cui intende collocarsi e l’arte ha un’azione propedeutica all’immaginare nuove possibilità. Nel mio lavoro riverifico il passato per proporre nuove prospettive. Gli animali come metafore, prima di me Esopo, la Fontaine e tanta letteratura proponevano una morale rivolta all’uomo. Le mie metafore sono rivolte all’organismo sociale, nella nostra società globale, abitanti del mondo interamente conosciuto che in contemporanea condividiamo, necessitiamo di una consapevolezza comune. La mia non è una critica ma una proposta. Comunico attraverso la postura e con la presenza dell’ombelico, forma e sostanza, la condizione e il legame attraversano l’umanità.

CONDIVIDO POSSIBILITÀ con i laboratori di arte relazionale. Concetto d’arte allargato in maniera tale che, il suo campo d’azione è costituito direttamente dall’organismo sociale, un’arte che non si preoccupa più di costituire opera ma possibilità. Nei laboratori, fin qui realizzati con le donne ospiti di casa di accoglienza, condivido il mio fare e la consapevolezza che ciò è il mio, il nostro reale valore.

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“Voliamo alto e scommettiamo su noi stessi”

Per parlare di “leadership”, quindi di “guida” ovvero di “conduzione”, e soprattutto di “leadership femminile”, è strettamente necessario discutere anche di “meta” ovvero di “obiettivi”. Perché così come argomentare di “spostamenti” o “viaggi” senza considerare l’elemento “destinazioni” è perlomeno inutile, allo stesso tempo parlamentare di “leader” ignorando il fattore “obiettivo” sarebbe alquanto curioso. Ecco perché, per esprimere che cosa intendo quando metto in gioco questi concetti, ricorro a una sorta di allegoria.

Ci sarà una volta, tra un milione di anni o forse tra cento milioni di anni, una coppia fatta da un uomo e una donna molto speciali, dal momento che si tratterà più precisamente dell’ultimo uomo e dell’ultima donna sulla Terra. Una devastante catastrofe naturale, divertiamoci a pensare a un simpatico meteorite, ha infatti causato la quasi estinzione della specie umana. “Quasi” perché, appunto, resteranno questi due novelli Adamo ed Eva che, invece di essere il primo uomo e la prima donna creati da Dio per il Paradiso Terrestre, saranno gli unici due esemplari di maschietto e di femminuccia sulla faccia di questo pianeta. Succederà che, per peripezie di cui non ci dobbiamo curare adesso, i due scopriranno che quel Paradiso Terrestre esiste eccome e che, raggiungendolo, non solo saranno in salvo, ma incontreranno il Creatore e, se abbiamo fatto trenta facciamo anche trentuno, daranno vita a una nuova, o meglio “altra” stirpe umana. Lui, che per comodità chiameremo “Adamo 2”, ha trovato una mappa per individuare questo provvidenziale Eden dove rifugiarsi con la sua lei, che per pigrizia indicheremo con “Eva 2”.

Innanzitutto, c’è da attraversare un oceano.

Lui: «Ho trovato un motoscafo, a me il timone».

Lei: «Ma io ho la patente nautica, quindi… il timone a me!».

Adamo 2: «Non importa. Patente o no, io l’ho già fatto altre volte. Mi metto io al timone. Sali a bordo e riposati durante il viaggio».

E così fanno. Adamo 2 conduce lo scafo, e pure Eva 2, dall’altra parte dell’oceano.

Poi, dopo l’attraversata, c’è da superare un intero deserto.

Lui: «Ho trovato questo piccolo quad, quindi guido io. Partiamo».

Lei: «Ma io sono più minuta, starò più comoda al posto di guida e perciò lo farò meglio di te, quindi guido io».

Lui: «Però non importa, perché se ci imbattiamo in bestie cattive io avrò il coraggio di investirle per salvare noi, tu hai sempre troppa pietà per tutti. Sali qui a fianco, così posso mettere in moto senza perdere altro tempo».

E così fanno. Adamo 2 guida il quad, e pure Eva 2, al confine opposto del deserto.

Poi, abbandonato quel mare di sabbia, toh, c’è un burrone gigantesco davanti. In basso, si vede chiaro chiaro un fiume di lava.

Lui: «Ho trovato questa attrezzatura da parapendio. Imbraghiamoci, ma sarò io a pilotare».

Lei: «Ma io sento di poter calcolare meglio i venti, credo di avere la sensibilità giusta per un atterraggio morbido che limiterà le nostre eventuali ferite».

Lui: «Però io peso di più e so andare dritto come un fuso, quindi niente storie. Attaccati a me e ci penso io al volo».

E così fanno. Adamo pilota il parapendio, e pure Eva, dall’altro lato del burrone. La lava incandescente è alle spalle.

Poi, dopo quel volo e mille altri spostamenti con mezzi diversi (ma c’è sempre Adamo 2 ai posti di comando), ecco solo un ultimo tratto da fare in macchina. Neanche a dirlo (si tratta tra l’altro di un vecchio modello di Jaguar che lui adora), Adamo 2 non sta nemmeno a discutere con Eva 2, la fa salire addirittura sul posto dietro senza darle spiegazioni e poi mette in marcia il veicolo.

E infine, eccoli davanti all’Eden.

Che, ci crediate o no, ha le parvenze di una villetta della Brianza.

Mentre Adamo 2 parcheggia, Eva 2 controlla il numero civico.

Sì, sono arrivati proprio al Paradiso Terrestre.

Adamo 2 ed Eva 2 suonano il citofono. Pochi secondi e, agile su un paio di pattine, apre la porta di casa e di palesa nientemeno che… Dio.

Il Creatore.

Inutile dilungarsi in descrizioni, è come tutti immaginano Dio: ha pure la proverbiale barba e parla un italiano con accento fiorentino (chissà perché).

Ebbene.

Dio non calcola nemmeno Adamo 2, ma guarda Eva 2 e le dice: «Sono felice che tu sia qui. Questo è il posto dove una donna deve stare».

Poi, mentre la incoraggia a varcare la soglia con un gentile gesto della mano che va a sfiorare la spalla di lei, le aggiunge qualcosa di illuminante.

«Oh, Eva 2, quasi dimenticavo», le sussurra Dio», «se lo desideri, puoi far entrare anche il tuo… autista».

Ecco, con questa allegoria, il mio personale spunto di riflessione sul tema della “leadership”. A volte il “leader” si riduce a essere solo un autista, mentre il vero “valore trainante” è qualcosa che, in apparenza, si fa guidare. E l’attribuzione dei veri significati avverrà solo alla fine dei tempi, quando tutto questo sforzo di vivere avrà raggiunto una qualche meta, un qualche obiettivo.

Post scriptum. Vi lascio un embrione di stimolo anche per il ripensamento del concetto di “quota”, rosa o azzurra che sia. Proviamo, anche solo per gioco, a pensare al concetto di “quota”, appunto, non nell’accezione “orizzontale “ di “parte che spetta alle donne e parte che spetta agli uomini”. Pensiamolo in modo “verticale”: “quota” come “livello di altezza”, un po’ come si fa per gli aerei. Non è già più vertiginosamente divertente? Oppure, rivalutiamolo come si fa per l’ippica, nel senso di “probabilità di vittoria di un cavallo alle corse”. Insomma: donne e uomini, superiamo certe cancrene mentali, voliamo alto e scommettiamo un po’ di più su noi stessi come esseri davvero intelligenti.

paolo mancini bagno d'amorePaolo Mancini, giornalista professionista, è direttore responsabile del settimanale Donna al Top e dei mensili Vero Casa e Rakam (Guido Veneziani Editore). In passato, ha ideato una campagna di comunicazione sul Web per conto di un noto brand italiano attivo nel settore alimentare e ha realizzato soggetti per “mini giocattoli a sorpresa” per una multinazionale dell’industria dolciaria. Ha vinto premi come soggettista, sceneggiatore e regista di alcuni cortometraggi.

Vive, lavora e suona il pianoforte (a volte anche in questo preciso ordine) a Milano.

É autore di Bagno d’Amore (Giraldi Editore), raccolta di 365 vignette umoristiche all’insegna dell’ironia più divertente e del cinismo più sottile. I protagonisti Wilma & Chucky sono rappresentati come quei due simboli che, universalmente, all’ingresso delle toilette pubbliche ci indicano la retta via verso la porta giusta, quella delle “donne” e quella degli “uomini”: le iniziali dei loro nomi, infatti, compongono proprio la parola “WC”. Ed è attraverso la “coppia WC” che viene raffigurato l’incontro-scontro tra l’universo rosa e quello azzurro. La vita a due fa i conti con l’innamoramento, la passione, il fidanzamento, il matrimonio, gli amanti, la convivenza, le feste comandate, le suocere, i figli, i regali, le vacanze, il lavoro, il sesso, le bugie e tutto ciò che in qualche modo nel quotidiano può… “ostacolarla. Una maratona di letture-lampo, per una risata immediata ma anche per uno “stimolo” di riflessione al giorno.

Facebook: bagno d’amore – Paolo Mancini

Twitter: @bagnodamore

Bagno d’Amore: “Perché un amore senza humor…non è un amore serio…”

Per noi leadership è un viaggio insieme ma ammettiamolo: intendersi con l’altro sesso non è mai facile. Loro, gli uomini, fanno fatica ad interpretare le parole di una donna, ad andare nella stessa direzione, soprattutto ad esprimere i propri sentimenti o a prendersi le giuste responsabilità. Dal canto femminile, si rimane interdette davanti a certi atteggiamenti maschili che sembrano assurdi, fuori tempo, talvolta banali.

Perché nessuno dà alla coppia un manuale di istruzioni? Paolo Mancini,  ha pensato di dare un manuale umoristico che aiuta almeno a ridere sulle situazioni che inevitabilmente si vivono quando si divide la vita a due…….magari partiamo da qui!

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Alla fine però “Bagno d’amore” pur facendo sorridere e ridere, riporta all’enigma dei sentimenti. A quel “bisogno primario” di sentirsi compresi e amati. Anche se a volte si ha paura. Del resto, come recita la vignetta di copertina «la solidità di un rapporto di coppia si vede… nel “momento del bisogno”»……e CAPIRSI……forse è il grande segreto.

 

A cura di Barbara M.  @paputtina