Dexter, arte orafa e innovazione!

DEXTER MILANO Nasce nel 2010 da Renata Manno e Raffaella Finco e rappresenta un felice connubio tra l’arte orafa tradizionale e un approccio contemporaneo e cosmopolita. Le lavorazioni artigianali sono valorizzate ed esaltate attraverso un design moderno e raffinato. Un brand di gioielli e accessori MADE IN ITALY di design, dove esperti orafi curano ogni fase di realizzazione del gioiello, dalla fusione del metallo prezioso fino alla sua finitura manuale. Collezioni unisex e con più modalità d’uso.

Un incontro inaspettato quello tra Renata Manno e Raffaella Finco, in vacanza in Grecia, dove, lontano dalla routine lavorativa e dai condizionamenti esterni di ogni giorno, nascono una sinergia ed energia uniche che le accompagneranno durante tutta la loro avventura imprenditoriale. L’attenzione si sofferma sull’arte orafa che porta entrambe ad iscriversi ad una scuola serale di oreficeria che le tiene impegnate per più di tre anni e dove scoprono un nuovo mondo, perso con lo sviluppo industriale ed economico e dimenticato da molti con il passare del tempo. Decidono a questo punto di contribuire concretamente al recupero di questo antico mestiere e nel 2010 fondano la loro società DEXTER Milano, ispirate dalla parola inglese “dexterity” destrezza manuale creando la loro icona, il Time Machine ® : una forma che potesse rappresentare e fermare nel tempo questo momento speciale, sulla quale riportare la data di inizio 11 04 2010, il nome DEXTER mascotte a 4 zampe arrivata proprio in quei giorni e la città dalla quale è partita questa avventura.

Nel 2012, nasce di fronte al Teatro Nazionale di Milano, il primo monomarca DEXTER Milano, una location particolare scelta proprio per tenere viva anche in questo le origini di questa avventura imprenditoriale nata sotto la magia degli antichi greci, ideatori dell’arte teatrale.

Perché nella vita ci vuole anche un po’ di fortuna, ma esibita con discrezione ed ironiaEcco allora I nuovi messaggi da portare al polso come amuleti. Ferro di cavallo, coccinella e peperoncino disponibili sia in argento al platino che in oro, montati artigianalmente a bracciale, con fili tecnici nautici e nodo scorsoio adatto a tutti i tipi di polso in taglia unica.

 Dexter Milano Fortuna
Raffaella+Renata
Renata Manno e Raffaella Finco
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Intervista Leader a Cristina Zagaria:”Racconto un mondo imperfetto, cercando la favola che c’è in ogni storia”

Cristina Zagaria, sul suo sito leggo: “racconto un mondo imperfetto, cercando la favola che c’è in ogni storia”. Vuole spiegare alle nostre lettrici cosa vuol dire?

Le storie che mi colpiscono e che scelgo di raccontare sono sempre storie “imperfette”, storie di dolore, di crisi, di difficoltà, di denuncia, di precarietà. Ma nelle vite dei miei personaggi (che sono sempre reali) c’è sempre una grande energia positiva, una necessità di giustizia, una voglia di riscatto. In ogni vita c’è una “un sogno” e io come giornalista vado a cercarlo proprio lì dove non si penserebbe mai di trovarlo.

Nel 2011 ha curato l’antologia “Non è un paese per donne” raccolta di racconti di 14 autrici italiane, con la prefazione di Miriam Mafai. È davvero quindi un paese per uomini?

È ancora un paese in cui le donne credono troppo poco in se stesse. I fronti da aprire sono tanti: leggislazione, violenza, discriminazione, lavoro, opportunità… fino ad arrivare ai diritti e doveri all’interno di una famiglia o sul posto di lavoro. Ma il problema non sono gli uomini. Siamo noi donne che spesso o usiamo male la nostra femminilità o non crediamo abbastanza nella solidarietà e nella sorellanza e nelle nostre potenzialità. Spesso siamo noi a rinchiuderci nella gabbia delle “vittime”, a diventare le “amanti”, a scegliere le scorciatoie, a non lottare per i nostri diritti. Partiamo da noi donne, cambiamo il nostro approccio alla quotidianità, se davvero vogliamo cambiare il nostro paese.

Chi è alla fine Sugar Queen? E da dove le nasce l’idea?

Sugar Queen è: tutte le regine d’Italia, è tutte le donne che si reinventano e che non hanno mollato la spugna davanti alla crisi. Sugar Queen è la donna che crede nei suoi sogni e che scopre il proprio talento, senza scendere a compromessi.

Dopo aver avuto due bimbi ed essere tornata al lavoro, si è aperto davanti a me l’universo delle mamme-donne-mogli-lavoratrici. Volevo esplorare, raccontare e condividere questo ”universo”. Diciamo che Sugar Queen è uno spunto, un punto di partenza. 

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Un consiglio ed un augurio a Cristina

Un consiglio: trovare più tempo per se stessa. Un augurio: scrivere sempre le storie in cui crede, per lasciare ai suoi bambini un mondo un po’ più bello.

Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself

Un consiglio: avere uno sguardo senza mai pregiudizi, uno sguardo che stupisca. Un augurio: creare delle relazioni costruttive tra le donne che incontra e che racconta.

A cura di Barbara M @paputtina

 

Cristina Zagaria. Trentanove anni, tarantina di origine. Si è laureata in Lettere Moderne all’Università di Bari. Si è specializzata all’Università di Bologna, con un master alla Scuola superiore di giornalismo. Dopo aver vissuto a Bologna, Bari e Milano ora vive Napoli, dove lavora come cronista per il quotidiano La Repubblica. Esordisce nel 2006 con il romanzo “Miserere: vita e morte di Armida Miserere”, edito da Dario Flaccovio. Nel gennaio 2007 pubblica, con Dedalo, il saggio “Processo all’Università. Cronache dagli atenei italiani”. A novembre 2007 pubblica “L’Osso di Dio”, con Dario Flaccovio, storia vera di ‘ndrangheta, vincitore del premio Zocca Giovani 2008 e miglior libro dell’anno per Umbrialibri 2009. Nell’ottobre 2010 pubblica “Malanova”, con Sperling & Kupfer, storia vera di Anna Maria Scarfò, tradotto in Germania, Russia, Grecia, Olanda, Francia. Nel 2011 cura per Mondadori l’antologia “Non è un paese per donne”. Nell’aprile 2013 pubblica “Veleno” con Sperling & Kupfer, romanzo civile sul caso Ilva a Taranto. Il suo ultimo romanzo è: Sugar Queen (Sperling & Kupfer, 2014).  Da due anni cura il progetto #seguilcuore per Caracò editore (www.caraco.it), che ha portato alla pubblicazione di “Racconti in sala d’attesa” e “Favole dell’attesa”, per portare la lettura e i libri negli ospedali italiani. È tra gli autori di Inchiostro Di Puglia (http://inchiostrodipuglia.weebly.com/). Il suo sito: www.cristinazagaria.it

“Un racconto al femminile della leadership”

 

Può piacere o non piacere ma è un fatto che la politica nel XXI secolo sia diventata così: fortemente personalizzata. Incentrata sulla leadership. A Washington, a Mosca, a Parigi, a Pechino. E anche a Roma. Si tratta di una tendenza, d’altronde, che non è spuntata ieri ma che affonda le radici nei decenni del Novecento. Pensiamo alla Prima Repubblica, quando gli italiani votavano Togliatti, Nenni, De Gasperi. Grandi leader. Certamente, però, la novità del giorno d’oggi non può sfuggire: riguarda la centralità assoluta del leader. Addirittura, è attorno alla costruzione di un “racconto” del leader che si sedimenta l’idea di un partito. Anzi, è proprio la “narrazione” fatta dal leader che viene a coincidere con la piattaforma politico-ideale-mediatica del partito. Matteo Renzi, in questo senso, al momento è senz’altro il leader più “forte” (non l’unico, va da sè), nel senso che è colui che meglio e prima degli altri ha saputo costruire un proprio “racconto” dell’Italia, il più persuasivo, il più seducente.

Dentro questo quadro, Renzi ha cercato anche di costruire un “racconto al femminile” della leadership. Federica Mogherini, Debora Serracchiani, Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Simona Bonafè, per fare alcuni nomi, sono tutte personalità, ovviamente diverse l’una dall’altra ma tutte accomunate da una forte propensione a “emergere” con la loro – si consenta un termine forse improprio – femminilità. Nel senso che, a differenza di altre esponenti donne del recente passato, non paiono voler imitare il classico modello maschile dell’esercizio del potere. Non sono donne-uomo. Ma alludono invece, con i loro modo di essere ad una specie di “superamento” della distinzione fra leader uomo e leader donna. Vedremo se questa narrazione porterà frutti ma è certo che essa si inserisce a pieno titolo nel più generale “racconto” renziano, elemento-cardine della sua leadership.

Questo è composto di molti ingredienti, di cui possiamo qui richiamare solo alcuni.

Il primo diremmo che è l’ottimismo, cioè il tentativo di seminare nel corpo italiano l’idea che il nostro paese può farcela perché dispone delle necessarie risorse morali e culturali per curare i suoi stessi mali. Ed è fra l’altro abbastanza una novità che un capo del centrosinistra veicoli un’idea ottimistica, dato che molto spesso i leader della sinistra sono apparsi piuttosto inclini al culto della crisi, della catastrofe, dell’incupimento.

Un altro elemento è la velocità, la vera arma con la quale Renzi spiazza l’avversario non lasciandogli il tempo di reagire alla sua iniziativa. Ancora – terzo elemento – l’ansia di spezzare vecchie incrostazioni, rendite di posizione, privilegi, abitudine anacronistiche figlie di un’altra Italia: il vocabolo che identifica tutto questo – la famosa “rottamazione” – è divenuto ormai proverbiale. E infine: il “racconto” di se stesso. Non c’è dubbio infatti che di pari passo con la costruzione di una narrazione “politica” ha proceduto spedita la definizione di una immagine personale molto stagliata,: dall’accento fiorentino ai pantaloni a sigaretta, dalle battute taglienti alla pinguedine sempre in agguato si può dire che – piaccia o meno – l’immagine del premier è molto netta, e unica. Lungo un itinerario molto studiato Matteo Renzi passa dall’atteggiamento da premier al nipotino di Fonzie, e anche questo è un elemento della costruzione di una leadership moderna. Ecco, diremmo che saper raccontare una certa idea del paese e, insieme, una certa immagine di se stesso costituisce il doppio binario di una vera leadership. Il resto riguarda le realizzazioni, le cose effettivamente fatte, i risultati concreti.

Ma questa è un’altra storia e sarà proprio la storia a dire l’ultima parola.

mario5Mario lavia Vicedirettore di Europa.

@mariolavia