“Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.” (Proverbio kenyota)
“Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.” (Proverbio kenyota)
Valeria Fedeli e la sua grande battaglia per le donne. Sul suo sito definisce l’Europa un amplificatore di opportunità. Possiamo dire che è e lo sarà in futuro sempre più per le donne?
Assolutamente si. La dimensione europea amplifica le opportunità di cambiamento per il nostro Paese perché ci fornisce riferimenti culturali e vincoli normativi che vanno nella direzione di una piena cittadinanza delle donne.
Pensiamo, ad esempio, ai profondi cambiamenti che oggi possiamo mettere in campo in materia di prevenzione delle violenze e delle discriminazioni nei confronti delle donne. L’Europa fornisce strumenti di straordinaria importanza per intervenire sui modelli educativi con cui si forma il modo di intendere l’identità di genere e il rispetto reciproco tra generi differenti, e in questo modo è possibile lavorare anche sulla prevenzione delle violenze e delle discriminazioni. La politica europea delle pari opportunità è integrata in tutti i settori e nelle azioni dell’Unione e degli Stati membri, compresa l’azione educativa che si svolge nella scuola, per eliminare gli stereotipi di genere. Anche il semestre di presidenza lettone del Consiglio dell’UE ha inaugurato nuovi impegni per favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e la riduzione del gap pensionistico, oltre alla prosecuzione del lavoro per una direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione. Inoltre, la Lettonia ha firmato a ottobre 2014, durante la conferenza sull’uguaglianza di genere che si è tenuta a Roma, una dichiarazione d’intenti insieme all’Italia e al Lussemburgo (Trio di Presidenza luglio 2014-dicembre 2015) per rafforzare l’azione dell’UE per l’uguaglianza tra donne e uomini e il mainstreaming di genere, cioè la valutazione delle diverse implicazioni per uomini e donne di tutte le politiche e gli interventi economici e sociali. Inoltre, nel programma di lavoro per il 2015 della Commissione Europea viene rimarcato il necessario impegno dell’UE per la promozione dell’uguaglianza di genere nell’area della cooperazione allo sviluppo (specialmente in questo 2015, che è l’Anno Europeo per lo Sviluppo), ma anche all’interno dell’Unione. Sono esempi di un cambiamento che coinvolge tutti gli Stati membri, e sta a noi saper cogliere le opportunità che la dimensione europea offre alla politica.
Il suo impegno per il Made in Italy è stato importante per la salvezza della moda italiana. Pensa che si possa fare qualcosa di più?
Si può e si deve fare di più. Per rafforzare le filiere produttive della moda italiana bisogna fare tre tipi di interventi. Primo: favorire quegli investimenti pubblici e privati che sono in grado di creare crescita e occupazione, come recentemente previsto dal Ministero dello Sviluppo Economico con i fondi stanziati per la promozione dell’export e per la moda italiana, per il 2015. Secondo: investire costantemente sulla formazione professionale, per sostenere l’alta qualità delle produzioni. Terzo: tutelare il “made in” con serie politiche di reciprocità commerciale sui mercati globali, per garantire il principio basilare secondo cui non si può importare in Europa qualsiasi merce, senza alcun obbligo di rintracciabilità delle origini; questo è un problema cruciale, perché lasciare che si possa importare qualsiasi merce, senza alcun obbligo di rintracciabilità, è un danno sia per il nostro sistema industriale che per la sicurezza e l’informazione dei consumatori, dunque anche per la libera scelta consapevole, oltre che per il contrasto alla contraffazione e alla pirateria. Anche in questo la dimensione europea è dunque fondamentale, è la nostra dimensione naturale per costruire una competizione leale e mettere a punto politiche per la crescita, la buona occupazione, lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti e delle regole. L’obiettivo del mio disegno di legge per l’istituzione del marchio “Italian Quality”, presentato in Senato nel 2013 e attualmente in corso di esame in Commissione Industria, Commercio e Turismo, è appunto quello di sostenere il commercio estero e la tutela dei prodotti italiani tramite questo marchio collettivo, cioè di proprietà pubblica, applicabile a qualunque settore, ed accessibile su base volontaria; si tratta di uno strumento di politica industriale, utile per recuperare competitività sostenendo, davvero, chi investe in qualità e innovazione dei prodotti, dei processi produttivi, favorendo le scelte di rientro di imprese oltreché certificando le filiere produttive dotate di certificazione europea e internazionale di qualità. Credo si tratti di una legge necessaria proprio perché il marchio “Italian Quality” assolve alla duplice funzione di fornire al consumatore un’informazione aggiuntiva sul prodotto e di prevenire pratiche fraudolente da parte di produttori e importatori.
Lei è Vice Presidente del Senato e in prima linea per la elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il nostro non è un blog politico ma pensa ci possano essere oggi le condizioni per un primo Presidente donna?
Certamente. Ci sono personalità molto importanti, sia donne che uomini, in grado di esercitare, con responsabilità e competenza, il ruolo di Capo dello Stato. Sono molti gli italiani che si dichiarano favorevoli a una donna Presidente della Repubblica, e anche questo è indicatore di un profondo cambiamento culturale. Il nostro è un Paese che ha eletto, tra i propri rappresentanti, il 30% di donne al Parlamento e quasi il 40% in Europa. La parità di genere è una questione legata all’uguaglianza tra donne e uomini e alla piena valorizzazione delle differenze in un contesto di pari opportunità per tutti. Per questo ciò che da sempre mi sta a cuore è la costruzione di una democrazia paritaria, di un piena e libera cittadinanza fra donne e uomini. Anche in questo senso, vanno valutati positivamente i cambiamenti in corso nella formulazione della legge elettorale: l’impegno, da parte di tutti i partiti che stanno partecipando alla costruzione dell’Italicum, a garantire la rappresentanza di genere, è da considerare un fatto di straordinaria importanza, così come il fatto che diverse regioni siano state in grado di rispettare questo principio nelle proprie leggi. Vorrei ricordare, inoltre, che con la riforma costituzionale è stata prodotta la norma che afferma l’equilibrio tra donne e uomini nelle modalità di elezione delle Camere, e questo è un risultato straordinario per una rappresentanza veramente paritaria. Dalla cancelliera tedesca Angela Merkel all’attuale Presidente del Brasile, Dilma Roussef, dalla neo eletta Presidente in Croazia, Kolinda Grabar-Kitarovic, a Cristina Fernandez Kirchner, Presidente della Nazione in Argentina, sono tanti i Paesi in cui la principale carica dello Stato è stata ed è esercitata da donne, e anche in Italia le condizioni per una scelta di questo tipo ci sono.
Un augurio a Valeria
Auguro a me stessa di poter contribuire a fare dell’Italia un Paese davvero per donne. Bisogna superare le disuguaglianze nell’accesso al lavoro per le donne e i giovani, in un Paese in cui esiste ancora l’umiliante pratica delle dimissioni in bianco, in cui si fa fatica a concepire la donna come risorsa e si continua a considerare la maternità una sorta di rischio d’impresa. Bisogna poi costruire un welfare che rimetta al centro la persona e le sue peculiarità, e riuscire a contrastare efficacemente ogni violenza o discriminazione contro le donne; su quest’ultimo punto desidero ricordare la Convenzione di Istanbul, che considero la più straordinaria piattaforma di cambiamento culturale e sociale del nostro tempo. Il mio augurio, appunto, è quello di riuscire a mettere fine alle discriminazioni ovunque esse siano, nel lavoro, nella società, nella politica.
Un consiglio ed un augurio a Leading Myself
Consiglio di rivolgersi sempre al cambiamento. Riuscire a intercettare il cambiamento, dedicare le proprie energie all’analisi di come mutano le condizioni di vita e di lavoro, interrogare il futuro sfidando luoghi comuni e pregiudizi, vuol dire già diventare parte attiva di quel cambiamento, vuol dire essere capaci di diventare punti di riferimento nel mondo della cultura e dell’informazione.
Il mio augurio per voi è questo: fate rete e siate solidali.
A cura di Barbara M. @paputtina
Valeria Fedeli è Vice Presidente del Senato.
Laureata in Scienze Sociali, è stata segretaria generale dei tessili Cgil dal 2000 al 2010, poi vice segretaria della Filctem, categoria cha ha unito i lavoratori chimici, tessili ed energia. Negli stessi anni è stata anche Presidente del sindacato tessile europeo e dal 2012 è stata vice presidente del sindacato europeo dell’industria, che ha riunito tessili, chimici e meccanici.
Ha contribuito alla definizione delle Linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana, partecipando anche al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy. Ha operato, in sede europea, per le politiche di reciprocità tra Europa e Cina e per la lotta alla contraffazione.
Da sempre attenta ai diritti alle libertà e all’autonomia delle donne, è tra le fondatrici di Se non ora quando?, movimento per la costruzione di una cittadinanza piena delle donne.
È stata Vice Presidente di Federconsumatori, dopo trentaquattro anni in CGIL.
É iscritta e militante del PD dalla fondazione, considerando il PD naturale luogo di espressione di quelle culture e azioni che ha sostenuto durante tutta la sua esperienza sindacale e politica.
Dopo essere stata candidata come capolista in Toscana ed eletta senatrice per la prima volta alle elezioni del 24 e 25 febbraio, il 21 marzo 2013 è stata eletta Vicepresidente Vicaria del Senato della Repubblica per il PD con il maggior numero di preferenze pari a 134 voti.