Silvia Candiani:” Volere è potere sempre!”

Silvia Candiani, oggi General Manager Consumer Channel Group per l’area dell’Europa centrale e dell’Est di Microsoft, citata tra le 10 donne manager più innovative al mondo secondo la rivista Wired; cosa rappresenta per lei tutto questo?

Una grande soddisfazione, anche un pò inaspettata. Ho avuto l’opportunità di lavorare a progetti innovativi anche grazie al settore di frontiera in cui opero- hi tech- e all’azienda Microsoft che mi ha dato spazio per sperimentare ed osare. 

Ci piace sempre sottolineare che prima di tutto è anche madre di due figli: volere è potere? Si può, volendo, conciliare carriera e famiglia?

Volere è potere sempre. Non è facile, ma tutte le cose belle costano fatica. La chiave di successo è la flessibilità, il senso dell’umorismo e l’ottimismo per non lasciarsi sopraffarre quando sembra di non potercela fare. Avere un compagno ed una famiglia alle spalle che ti sostengono è poi assolutamente determinante. 

Lei ha una formazione bocconiana, per affermarsi conta solo il nome di una grande università o ne sfatiamo il mito?

L’importante è fare tante esperienze diverse ed avere un metodo di studio e di lavoro strutturato per affrontare nuove sfide senza perdersi d’animo. La Bocconi è un’eccellente università di cui ho apprezzato respiro internazionale, approccio rigoroso, ma anche ricco di esperienze pratiche nella presentazione di casi aziendali reali. La cosa più importante alla fine è il talento individuale, la curiosità e l’approccio positivo e proattivo. 

Un augurio e un consiglio a Silvia.

Contribuire a rendere il mondo un pò migliore!

Un augurio e un consiglio a LeadingMyself.

Credere sempre in se stessi e nei propri sogni

A cura di Barbara M.   @paputtina

 

Silvia Candiani @candocandi

Married, Mom, Manager. CEE Consumer Channels lead . My passion is technology, digital & art. In the board of to promote women in business

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Marco Gonnesino: “Non guardare più al sesso ma all’individuo e alle sue capacità”

Leadership, capacità di intuire, in un gruppo non organizzato di individui, qual è il bene comune e qual è il modo più vantaggioso per raggiungerlo. Quindi il sesso c’entra poco. Direi nulla. C’entrano di più, molto di più, caratteristiche della nostra personalità che istintivamente ci portano a fare del nostro io il noi. E a farlo accettare agli altri nel modo più naturale possibile. Senza prevaricazioni o imposizioni, nel qual caso non si parla più di leadership ma di usurpazione della volontà comune.

Ora, più che porre l’accento sulla leadership, bisognerebbe porlo sulle “usurpazioni”. Se è vero che la leadership deve essere tanto intelligente da non imporsi, è anche vero che non va neanche surrettiziamente imposta come la mentalità contemporanea suggerisce. Ovvero, se ha un senso quanto detto prima, davvero abbiamo bisogno di quote rosa? In parlamento? Nelle aziende statali? Nei consigli di amministrazione delle società? Si dice che le quote rosa servono a garantire la parità dei sessi in parlamento, visto che le donne sono portatrici di una sensibilità diversa da quella maschile. Va benissimo. Ma siamo sicuri che ad esempio dividere il parlamento tra maschietti e femminucce sia la cosa giusta? Come se fossimo alle scuole elementari (di una volta, peraltro), con il fiocco azzurro e il fiocco rosa! Tra l’altro, per assurdo, rivendicazioni simili potrebbero essere poste anche da tutti coloro con diverse inclinazioni. Perché anche loro sono portatori di una sensibilità diversa. E allora si dovrebbero forse prevedere le quote omosessuali? E di più, anche in quell’ambito ci potrebbero essere rivendicazioni dalle più diverse varianti, ovvero ci potrebbero essere rivendicazioni dagli omosessuali maschi, dalle lesbiche. O, perché no, anche dai transessuali. Perché giustamente anche loro sono portatori di una sensibilità diversa. Quindi la frammentazione diverrebbe la regola, a tutto discapito della sintesi, fondamentale per la leadership. Se questa è leadership, o ricerca di leadership in vista di un bene comune, si dovrebbe inventare un altro termine, perché di certo non si tratta di leadership. Piuttosto si tratterebbe per certi versi di una negazione della stessa, come nel felliniano “Prova d’orchestra”, dove gli orchestrali rifiutano con toni e slogan sessantottini il comando del direttore d’orchestra (“direttore-direttore-noi non ti vogliamo più…”, “la musica al potere, no al potere della musica”) fino a quando una gigantesca palla da demolizioni ristabilisce l’ordine e il direttore riprende il suo lavoro, ahimè tra le macerie…

Dunque una leadership imposta, sia da volontà prevaricatrice che mentalità politicamente corretta, non è una leadership. Non per niente in politica si parla di dittatura, se la volontà è prevaricatrice. Nel secondo caso un termine adatto ancora non c’è, ma di certo in entrambi i casi si tratta di non-leadership. Non rispecchiano gli scopi, le funzioni e gli obbiettivi di un gruppo, di qualsiasi gruppo si tratti, perché nel primo caso si guarda solo al capo, ma anche nel secondo caso, pur se per motivazioni diverse e per di più accettate dalla mentalità corrente.  La corretta funzione di comando però non azzera le differenze e le diversità ma le esalta, non nei limiti ma nei valori. È chiaro poi che la risultante decisionale non potrà accontentare tutti, ma questo è nell’ordine naturale delle cose. Ci sarà sempre qualcuno che rimarrà escluso, o che si sentirà escluso da questo processo decisionale. Anche qui siamo nell’ordine naturale delle cose.

Piuttosto sarebbe più interessante esaminare il perché in un determinato ambito si verifichino determinate situazioni. Perché c’è una predominanza maschile, ad esempio. Con indagini oneste, precise e contestualizzate. Si potrebbe allora scoprire che la maggior presenza maschile in parlamento è dovuta, semplicemente, al fatto che gli uomini si interessano maggiormente alla politica rispetto alle donne. Ovvero, c’è un numero maggiore di uomini che seguono la politica, di conseguenza c’è un numero maggiore che si candida, di conseguenza c’è un numero maggiore di eletti. Punto. Nessuna prevaricazione, nessun ostacolo. Lo so, qualche alfiere del politicamente corretto potrebbe avere da ridire, ma la verità è questa. O davvero vogliamo pensare che oggi, nell’ambito di un partito politico, di destra, centro o sinistra, ci sia davvero la volontà di non candidare donne in quanto donne? Non scherziamo, per favore! Non siamo più negli anni cinquanta, quando era dato per scontato che gli uomini avessero maggiori capacità.

Esaminando però il comportamento di quegli individui che gli anni del dopoguerra li hanno vissuti, mi pongo alcune domande. In quei tempi, farsi visitare da un medico donna non era considerato il massimo, se si voleva una visita fatta con canoni seri. C’erano molti pregiudizi. Ma oggi, quelle stesse persone che avevano simili preconcetti nei confronti delle donne, non hanno nessun problema nel vedere un medico donna o uomo. Non ne fanno più questione di sesso, non fanno più l’equazione medico uomo-capace, medico donna-incapace. Queste persone danno per scontato che tra donna e uomo non ci sia nessuna differenza quanto a capacità. Mentre ai tempi della loro gioventù il loro modo di ragionare era praticamente opposto. Oggi invece quante donne scelgono un medico donna proprio in quanto donna, quindi “maggiormente attenta alle esigenze femminili”? Quante madri preferiscono l’insegnante elementare donna proprio in quanto donna, e come tale “maggiormente capace di comprendere le esigenze di un bambino”? Non parliamo di quante donne avvocato vengono scelte in tribunale in determinate cause solo in quanto donne…

Chi ha pregiudizi, il vecchietto di oggi che si fa tranquillamente visitare, non importa se il medico è donna o uomo, o la tardofemminista che va da un medico donna in quanto donna, o che per i figli vuole un insegnante elementare donna? Chi ha fatto veramente progressi e non fa più discriminazioni, gli adulti di una volta o quelli di oggi?

Qualche piccola domanda politicamente scorretta me la farei, perché la vera rivoluzione sessuale è quella che non guarda più al sesso ma all’individuo e alle sue capacità.

MARCO GONNESINOMarco Gonnesino http://www.marcogonnesino.it/ autore di Psicoanalisi di un’amore.

Poliedrica espressione. Non riesco ad esprimermi in una forma sola.

Quindi pittore, poeta, scrittore… E non solo, sento di poter fare tante altre cose a livello artistico, ad esempio lo scultore… Sì forse è vero, il rischio è quello di disperdere la creatività in mille rivoli. Si sa, a furia di dividere anche un’onda impetuosa rischia di diventare una piccola spruzzatina… Ma non è il mio caso, questo rivolgermi a tante forme artistiche è per me un’esigenza forte. E’ partita dalla plasticità, dal richiamo che hanno sempre esercitato su di me le forme, le linee, in particolare quelle dei visi. Fino a quando ho capito che descrivere un volto a parole non è molto diverso dal disegnarlo o dipingerlo. Basta saper tradurre le proprie pulsioni espressive, trovare l’alfabeto giusto. Anche perché non tutto può essere espresso con una sola modalità artistica, certe cose le puoi dire con un’opera figurativa, altre con una astratta. Altre ancora necessitano della narrativa, o della poesia. In particolare ho notato che, uscendo dalla modalità plastica di espressione, tra narrativa e poesia c’è la differenza che può esserci tra pittora figurativa e astratta. L’arte figurativa è simile alla narrativa, quella astratta somiglia alla poesia.

 

 

Elena David:” Non siete fortunate, ve lo meritate”

Elena David, una laurea in economia e commercio e oggi Amministratore Delegato di UNA S.p.A, si definisce una” vera appassionata del Paese Italia”. Com’è nata questa passione? 

La mia passione per il turismo e per l’Italia inizia da lontano: dopo essermi laureata con una tesi sul turismo ho iniziato a lavorare nel settore, e questo mi ha consentito di comprendere che è possibile conciliare la potenza evocativa che il nostro paese esprime attraverso i suoi paesaggi, monumenti, arte, cultura, cibo e musica con il business, ma che purtroppo si tratta di un’operazione portata avanti, ancora oggi, con metodi artigianali, senza professionalità e senza rispetto per la vocazione turistica dell’Italia. Lo spreco di risorse mi ha reso sempre più agguerrita e desiderosa di cambiare le cose, determinata a valorizzare il nostro Paese. Posso dire di essere riuscita a farlo nelle mie esperienze professionali, ma non ancora, purtroppo, nel contesto italiano.

Annoverata dalla rivista Wired tra le 10 donne manager più innovative e famose al mondo, Elena è anche madre di due figli; in un periodo dove troppo spesso si è costrette a scegliere tra carriera e famiglia, com’è riuscita a conciliare tutto questo? 

Semplicemente non ponendomi mai il tema di escludere l’una o l’altra opzione. Questo non significa che sia stato facile né poco faticoso, al contrario in alcuni momenti la stanchezza, fisica e mentale, è tale che verrebbe voglia di mollare. Quando ho avuto i miei due figli poi, non ero né Direttore Generale né Amministratore Delegato, e la situazione era diversa soprattutto per quanto riguarda i mezzi economici. Nessuno mi aveva detto che quei sacrifici mi avrebbero portata dove sono arrivata, ma non ho mai dubitato di doverlo e poterlo fare: avevo studiato e volevo lavorare ed essere indipendente. Mio marito poi ha sempre avuto la stessa idea, anzi, mi ha incoraggiata continuamente anche se il suo lavoro in giro per il mondo non gli consentiva certo una grande partecipazione materiale ai carichi di lavoro. Potrei aggiungere molte cose (il non aver avuto nonni disponibili, i gravi problemi di salute di un figlio in una certa fase della nostra vita) a testimonianza che non è stato un percorso facile, ma senz’altro è stato possibile, e se lo è stato per me può esserlo anche per ogni altra donna.

Noi di Leading raccontiamo le belle storie che questo paese offre, che parola userebbe per definire la leadership del futuro? 

Bellezza. La bellezza del Paese, delle persone competenti, del rispetto per gli individui, la bellezza che, secondo una concezione plotiniana, ammette anche ciò che è meno bello perché in esso riconosce la carità.

Un augurio ed un consiglio Elena. 

Parto dal consiglio: “Never give up”, non vi arrendete mai. Vi auguro di avere sempre la forza di sostenere che “Non siete state fortunate ma ve lo siete meritate“, come diceva Margaret Thatcher.

Un augurio ed un consiglio a LeadingMyself.

Keep on”, andate avanti e fate sentire la voce delle donne, non per il solo fatto di essere donne, ma solo se e perché sono brave. Il merito è molto più importante della tutela del genere.

 

Elena David.  @ElenaDavid21

Nata a Prato. Si laurea a Firenze alla Facoltà di Economia e Commercio.  Nel 1990 entra in Starhotels, in pochi anni ne diviene Direttore Generale.Nel luglio del 2000 è chiamata a partecipare a un nuovo progetto alberghiero tutto italiano: nasce UNA Hotels & Resort, che guida prima come Direttore Generale e poi come Amministratore Delegato. Alla continua ricerca di nuove opportunità di crescita per l’azienda e per l’intero settore turistico italiano, Elena David offre un contributo concreto allo sviluppo della “cultura del turismo”. Dal 2008 al 2012 è stata Presidente di Confindustria AICA, oggi è membro del CD dell’Associazione. Vice Presidente di Federturismo e Presidente di AICEO (Associazione Italiana CEO). Tra i riconoscimenti del suo impegno professionale spiccano il Premio Mela d’Oro (Fondazione Bellisario), il Master Award in Economia e Gestione del Turismo, consegnatole honoris causa dall’Università Ca’ Foscari Venezia. Nel 2014 ha ricevuto il premio Le Tecnovisionarie, riconoscimento che si attribuisce a quelle donne che si sono contraddistinte nella loro attività professionale testimoniando di possedere una visione innovativa di progetto aziendale. Di recente nominata da Wired tra le 10 manager italiane più innovative.

 

 

 

 

Intervista Leader a Eleonora Anna Giorgi

 

Eleonora Anna Giorgi, più di una promessa della nostra atletica. Tanti sacrifici fino a stabilire quest’anno il nuovo record mondiale sui 5 km di marcia. Per noi questo vuol dire superare i propri limiti, per lei?Il mio motto è “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. 

    Anche per me. Superare i propri limiti è una sfida che ciascuno di noi può intraprendere e vincere. Dipende dagli allenamenti, dalla volontà, dalla passione e soprattutto dalla motivazione. Non bisogna avere paura dei propri limiti, ma cercare di superarli.

Laureata alla Bocconi, oggi continua a studiare e ad allenarsi. Quanti sacrifici?Studiare ed allenarmi non lo considero un sacrificio, ma una grande fortuna perché amo ciò che faccio e cerco sempre di farlo con passione.

 In questo momento sto frequentando il master “Sport Management, Marketing and Society” presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca.

La sua storia, non solo di atleta, dimostra che davvero volere è potere. Cosa vorrebbe dire alle lettrici di LeadingMyself?Nello sport, come nella vita e nel lavoro “1% è ispirazione ed il 99% è traspirazione” (T.A. Edison). 

      Penso che per raggiungere determinati obiettivi servano lavoro e allenamento costanti. Non esistono alternative e scorciatoie.

Come vede il futuro di Eleonora?Per quanto mi riguarda spero in un mio continuo miglioramento che mi porti a nuovi traguardi.

       Con grande ottimismo. Spero che l’Italia, l’Europa e il mondo si riprendano presto da questa grande recessione.

Un consiglio ed un augurio a Leading Myself.

Un grande in bocca al lupo! Credete sempre nei vostri sogni e lavorate ogni giorno per raggiungere i vostri obiettivi. A volte può capitare che durante la corsa si cada o succeda un imprevisto. L’ importante è rialzarsi e continuare fino al traguardo.

Last, but not least: fate il tifo per me! Se volete potete seguirmi su Facebook e su Twitter:     @eleagiorgi

 

A cura di Barbara M.   @paputtina

 

Eleonora Anna Giorgi

-record Italiano 3 km indoor marcia (2014)

– record Italiano 20 km marcia e 5 posto in Coppa del mondo (2014)

– record mondo 5 km marcia (2014)

– Medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo Mersin 2013

– Olimpiadi di Londra 2012 (14esima posizione)

– Mondiali di atletica leggera Mosca 2013 (10ma posizione)

– Europei di atletica leggera Zurigo 2014 (5a posizione)

“4 donne, 4 storie in una sola. La Musica”

4 donne, 4 storie in una sola.  La Musica

 La storia delle AlterEcho è fantastica. Il Quartetto  nasce  sui palchi prestigiosi della lunga tournée Opera Seconda dei Pooh.

Dopo aver girato l’Italia individualmente con grandi artisti come Bocelli, Allevi, Morgan,Renga, Sting, Baustelle,PFM, Massimo Ranieri,Mario Biondi, e dopo aver collaborato con prestigiose orchestre ( Petruzzelli, Sanremo, Carlo Felice…ecc.)  hanno deciso con grande coraggio e determinazione di lasciare l’orchestra con tutte le sue “certezze economiche” ma con sicuramente  meno soddisfazioni al livello personale e artistico  e di proporre la formazione classica da camera per eccellenza al servizio della musica pop,diventando un punto di riferimento crossover nel panorama italiano dedicandosi ai live, teatro, cinema e tv. 

Oltre ad accompagnare grandi nomi della Musica lirica e pop, ed affiancare attori come Gigi Proietti, con il Nostro Progetto “BaRock” entriamo nel cuore di tutti, interpretando i più grandi successi di tutti i tempi , dal Barocco al Rock. 

Proviamo tutti i giorni con passione e allegria, perché siamo soddisfatte della nostra coraggiosa scelta, di dedicare “all’unisono” tutta la Nostra vita  a quello che di più caro abbiamo E farlo diventare il nostro lavoro.

 La Musica.

 

bio:

Marta Taddei :  Violino I°

Valentina Canevelli :  Violino II°

Roberta Ardito :  Viola

Rachele Rebaudengo : Violoncello

Intervista Leader a Monica Parrella

Monica Parrella, direttore generale dell’Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cosa rappresenta questo incarico per lei e quanti sacrifici ha dovuto fare Monica per raggiungerlo?

Vivo il mio incarico con grande senso di responsabilità e spirito di servizio. Le pari opportunità tra uomini e donne in Italia sono ancora molto lontane dall’essere pienamente raggiunte, come riconosciuto anche da molti organismi internazionali. A volte mi sento schiacciata dall’urgenza di fare il più possibile durante il periodo che ricoprirò questo delicato incarico. Si tratta però dell’esperienza lavorativa più entusiasmante in cui mi sia cimentata e quindi non riesco a leggere le difficoltà che ho incontrato, e sto incontrando, come sacrifici ma come stimoli a fare di più e meglio.

Come spiegherebbe oggi le Pari Opportunità alle nostre lettrici?

A mio parere, la parità di trattamento tra uomini e donne oggi postula non soltanto l’assenza di discriminazioni fondate sul sesso, ma anche la valorizzazione delle differenze tra i due generi. Senza dimenticare che le pari opportunità non sono un tema solo delle donne e che l’equilibrio tra i generi in qualsiasi contesto ( sociale, politico ed economico) è la chiave per uno sviluppo collettivo armonico, sostenibile ed inclusivo. Le pari opportunità sono figlie del senso di giustizia.

Con la nostra rubrica “La quota Azzurra diamo voce anche a “loro”. Pensa che il “traguardo” sia da raggiungere insieme o separatamente?

Tutti i contesti sbilanciati sono conservativi e non innovativi: solo donne e uomini insieme possono costruire un futuro non appiattito su cliche consolidati. Per questo il contributo da parte degli uomini alla costruzione, e soprattutto all’attuazione, di policy di pari opportunità, tema tradizionalmente considerato femminile, non è soltanto auspicabile, ma indispensabile.

Un consiglio ed un augurio a Monica.

Il consiglio: Non prendersi troppo sul serio; L’ augurio: vivere intensamente la propria vita, dal primo all’ultimo minuto.

Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself.

Il consiglio: confrontarsi con gli analoghi blog mondiali; L’augurio: contribuire fattivamente a costruire una nuova cultura delle pari opportunità.

A cura di Babara M.  @paputtina

 

Monica Parella Direttore generale nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 2006, ricopre attualmente l’incarico di Coordinatrice dell’Ufficio per gli interventi in materia di Parità e Pari Opportunità del Dipartimento pari opportunità della  Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Laureata con lode in Giurisprudenza presso l’Università di Roma La Sapienza, specializzata  in studi e ricerche parlamentari presso l’Università di Firenze, avvocato e dottore di ricerca in diritto della banca e dei mercati finanziari presso l’Università di Siena, è stata assunta in qualità di dirigente esperta in redazione di testi normativi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2001, con concorso per esami, dopo aver lavorato per cinque anni nel settore normativo dell’area Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia.

Autrice di pubblicazioni e  saggi e relatrice in convegni in Italia e all’estero, le sue aree principali di interesse sono i diritti e le pari opportunità, il gender diversity  management, il lavoro pubblico, l’organizzazione amministrativa e l’organizzazione del lavoro. Dal 2013 è Presidente del Comitato Unico di Garanzia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal 2014 è componente della Commissione nazionale per le adozioni internazionali.

E’ sposata ed ha un figlio di tre anni.