Malala Yousafzai, predestinata leader per i diritti civili

La storia di Malala Yousafzai, o più semplicemente Malala, è nota a tutti. L’attivista che si batte per il diritto all’istruzione delle donne pakistane, è diventata, nonostante la sua giovanissima età, un grande simbolo della lotta per i diritti civili.

Ma come ha fatto una giovane studentessa a diventare una delle più importanti leader per i diritti civili?

Alla base del successo di Malala c’è sicuramente l’impegno prematuro. Malala comincia ad interessarsi di politica giovanissima, in un’età nella quale abitualmente l’interesse viene focalizzato in altre attività. L’interesse per la politica la porta presto a lottare per il diritto all’istruzione e altrettanto presto ad iniziare l’attività di blogger, riuscendo a portare all’attenzione del mondo la situazione che sono costrette a vivere le giovani ragazze pakistane del distretto di Swat. Il suo attivismo e il suo lavoro come blogger hanno fatto attirare su di lei l’attenzione, e si sono create presto le condizioni per riconoscere la giovane attivista il ruolo di leader per i diritti civili.

Il ruolo di primaria importanza dell’attività di Malala è stato riconosciuto in primis dai suoi nemici. Malala viene classificata dai talebani pakistani, che si oppongono all’istruzione femminile, come osceno simbolo di infedeltà nei confronti dell’Islam. Nell’estate del 2012 i talebani minacciarono di morte Malala e suo padre, colpevole di aver lasciato la figlia libera di esprimere le proprie opinioni, e il 9 ottobre 2012, in uno scuolabus, Malala viene gravemente ferita da tre colpi di arma da fuoco. L’attentato porta la famiglia di Malala a trasferirsi in Inghilterra. La necessità di trasferirsi all’estero per continuare la propria attività e per salvaguardare la propria incolumità la accomuna a moltissimi leader per i diritti civili e leader politici mediorientali . Dopo l’attentato i talebani hanno continuato ad indicare come necessaria la morte di Malala. Il suo libro, Io sono Manala, è stato bandito dalle scuole pakistane perché ritenuto offensivo nei confronti dell’Islam.

Altro importante riconoscimento è stato quello delle istituzioni internazionali. Oltre al premio nobel per la pace insignito nel 2014, Malala ha ricevuto numerosi premi e onorificenze fra le quali il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2013 e sempre nel 2014 la laurea honoris causa in diritto civile dall’University of King’s College di Halifax. Nel 2013 è stata anche inserita dalla rivista Times nella lista delle 100 personalità più influenti al mondo. Le sue battaglie per il diritto allo studio l’hanno portata ad avere numerosi incontri privati con il presidente americano Barack Obama, con la Regina Elisabetta e con l’ex premier inglese Gordon Brown. Ma l’interesse internazionale nei confronti delle battaglie di Malala è uscito dai confini istituzionali. La fondazione di Malala è riuscita ad ottenere numerose donazioni per aiutare le bambine pakistane a frequentare la scuola.

Ma il riconoscimento più importante è quello ottenuto in Pakistan. Dopo l’attentato vi furono manifestazioni di solidarietà in molte città dello stato asiatico e più di due milioni di persone hanno firmato una petizione per il diritto allo studio universale legata all’attività di Malala. Le battaglie di Malala sono servite per riportare l’attenzione del governo centrale pakistano sul diritto universale all’istruzione, non garantito in tutto il territorio nazionale.

A rafforzare la posizione di leadership di Malala vi è la credibilità che l’attivista pakistana è riuscita ad ottenere e a mantenere nonostante la giovane età. Malala è riuscita a portare il proprio impegno oltre all’ambizione personale. Anche durante il Malala day, il giorno del suo sedicesimo compleanno, ha chiesto, parlando alle Nazioni Unite, che la giornata venisse ricordata come la giornata di tutti coloro che lottano per i propri diritti e non come una giornata legata in modo particolare a lei. Malala è riuscita a portare le proprie battaglie anche oltre il risentimento nei confronti dei suoi attentatori, dichiarando più volte di non portare odio o rancore per coloro che hanno cercata di ucciderla e che l’unico suo obbiettivo è quello di continuare la battaglia per i diritti civili in Pakistan, senza nessun desiderio di vendetta.

Impegno, coraggio, audacia, dedizione, combattività, l’amore per la causa e il desiderio di un mondo migliore hanno accompagnato Malala nelle sue battaglie per il diritto all’istruzione, l’hanno resa un simbolo di libertà, una figura di riferimento nel mondo della lotta per i diritti civili e un esempio da seguire.

giaGianluca Baranelli  “di casa su Al freddo e al gelo”.

@BaranelliG.

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