“La paura è umana, ma combattetela con il coraggio” (Paolo Borsellino)
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“La paura è umana, ma combattetela con il coraggio” (Paolo Borsellino)
Maria Latella, da una laurea in giurisprudenza a famosa giornalista e conduttrice, quant’è importante inseguire i propri sogni?
A 13 anni ho vinto una borsa di studio che mi ha accompagnato per tutto il liceo. L’ho vinta con un tema in cui fingevo di intervistare un giornalista. L’interlocutore immaginario esisteva davvero, era un polemista prima firma del Messaggero degli anni 70: Nino Longobardi. Sapevo, anzi ne ero certa, di voler diventare come lui, una giornalista. Al Messaggero. Poi, all’universita’, ho lasciato che il pensiero unico, quello che tende ad ammosciare i sogni, influenzasse le mie scelte. Volevo lavorare subito, volevo una professione maschile e cosi invece di iscrivermi a storia e filosofia o a lettere ho studiato giurisprudenza. Ho fatto una scelta razionale. E ho sbagliato. Anche allora, fine anni 70, i ventenni non trovavano lavoro ed io razionalmente scelsi una facolta’ che mi avrebbe teoricamente aperto molte strade. La magistratura, per esempio. Al giornalismo pensavo sempre, ma senza crederci troppo: non avevo conoscenze ne’raccomandazioni. E invece… Invece nei sogni bisogna crederci. Una mattina ero in treno (una costante della mia vita quella di vivere sempre in due o tre citta’) e stavo andando da Genova (dove studiavo) a Roma dove viveva la mia famiglia. Leggo sul Secolo XIX che la Fnsi e la Fieg, insieme, promuovono un concorso per settanta borse di studio. Settanta stage in giornali e tv. Ne parlo a mio padre che sui tecnicismi burocratici e’imbattibile. Bisognava essere gia’iscritti alle liste di disoccupazione giovanile ed io, laureanda in giurisprudenza, ero iscritta perche’, appunto, volevo lavorare subito dopo la laurea. Mio padre presenta per me la documentazione e partecipo al concorso. Una serie di circostanze fortunate: il fatto che fossi iscritta alla lista e che, leggendo il giornale (sempre letto, sin da bambina) l”occhio mi fosse caduto su quella notizia “breve” ha fatto si che il giornalismo, la mia passione, diventasse il mio lavoro. Alla Fieg, per quelle 70 borse di studio, arrivarono settantamila domande. In migliaia partecipammo al concorso, un test di scrittura e un questionario di cultura generale. Mi classificai terza e la sera in cui mi arrivo’il telegramma resta, nei miei ricordi, una delle piu’felici della mia vita.
Da direttrice del settimanale A, è stata una delle prime a parlare apertamente e coraggiosamente di leadership femminile in un magazine popolare con la rubrica A4WOMEN, cosa l’ha spinta a farlo?
Dal 1980 al 2005 ho lavorato in redazioni dove le donne erano vistosamente minoranza. Ho avuto direttori, capiredattori, editori. Tutti e sempre uomini. Scrivendo di politica, avevo fonti che, nove volte su dieci, erano uomini. Mi mancavano donne role models, anche se le poche donne che mi capitava di incontrare per lavoro, sprizzavano un’energia affascinante. Ricordo Velma Cato, caporedattore nella sede newyorkese di NBC dove nei primi anni 80 fui reclutata per uno stage. Velma era bella, forte, un’afroamericana che si era conquistata il posto a New York partendo da una stazione radio del sud degli Stati Uniti. Ricordo gli insegnamenti di Miriam Mafai, di Fernanda Contri. Esempi ce n’erano, ma era con gli uomini che dovevo vedermela, in redazione e in Transatlantico. Erano uomini quelli che intervistavo perche’ erano loro ad essere ministri, presidenti del Consiglio, politici popolari. Diventare direttore di “A” ha totalmente cambiato la mia prospettiva. Ho capito quanto fosse stupido considerare di serie B il giornalismo che parlava alle donne (e quanto io fossi stata stupida in passato nell’uniformarmi al pensiero dominante). Ho conosciuto colleghe spiritose, intelligenti, affrontato argomenti molto piu’interessanti di quelli che riguardavano (e riguardano) solo il Palazzo. E, negli ultimi anni da direttore di “A”, ho incrociato organizzazioni che hanno rafforzato il mio desiderio di rendermi utile alle altre donne. Conoscevo gia’ Fondazione Bellisario, poi, vivendo a Milano, i rapporti con Valore D e le sue presidenti, prima Alessandra Perrazzelli e poi Claudia Parzani, mi hanno fatto scoprire un network affascinante. Era indispensabile raccontarlo e cosi’ e’ nata A4women, un giornale nel giornale che dava voce a donne e temi utili per tutte le lettrici. Anche l’esperienza di In the boardroom, il corso di un anno che ho seguito con tante altre professioniste, e’stata una tappa fondamentale del percorso.
In una bellissima intervista a Panorama ha invitato tutte a smetterla “con l’arma impropria della bellezza” e di giocare alla pari con gli uomini. Maria, può spiegarlo meglio alle nostre lettrici?
Dopo tanti anni di lavoro (e di studio, continuare a studiare e’una delle cose piu’divertenti della vita) mi sono stufata di sentir parlare di merito e veder valorizzare solo i raccomandati. Con la redazione di “A”, lanciammo e portammo avanti la campagna contro i Senza Talento. In copertina non abbiamo mai messo le ragazze diventate celebri in un minuto e solo perche’avevano frequentato gli uomini giusti. La campagna contro i Senza Talento parlava allo show biz ma il messaggio era chiaro e rivolto a tutti i settori. Per anni e’stato fatto passare il messaggio opposto: vali perche’sei carina. Non perche’ sei brava, o comunque il fatto che tu sia brava e’secondario. Vorrei che le venti-trentenni si sottraessero a questo ricatto umiliante e ogni volta che mi capita, nel mio programma L’Intervista su Skytg24 o quando scrivo per il Messaggero o per il blog Tendenza Latella, quando modero dibattiti o parlo alle studentesse di licei o universita’ torno, se posso, sullo stesso concetto: essere competenti rende libere. Preoccuparsi solo di essere attraenti, invece, no.
Una paura e una speranza oggi di Maria.
Non ho paure ma, come dire?, delle strette al cuore. Mi dispiace sapere che due o tre generazioni di ragazzi italiani sono stati lasciati andare alla deriva senza che nessuno si preoccupasse di loro, Non c’e’stata una visione di come sarebbe cambiato il mondo del lavoro, di come doveva cambiare l’istruzione. Cosi’ chi ha alle spalle una famiglia che puo’mandarti a studiare all’estero, se la cava. E gli altri? La mia speranza affonda nel pragmatismo, nella competenza e nell’energia delle donne italiane. Di tutte le eta’.
Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself
Consigli? datene voi a me. L’augurio e’ di crederci sempre e arrendersi mai.
A cura di Barbara M. @paputtina
Claudia Parzani, presidente di Valore D, membro di un grande studio d’avvocati, presente nei board più importanti non ultimo quello di Borsa Italiana. Molti sacrifici, moglie e madre, Claudia, ha mai paura di non farcela?
Direi di no: la paura di non farcela non è un sentimento che fa parte del mio modo di essere. Corro sempre e ogni tanto ho la sensazione di fare fatica a fare tutto, questo sì, ma ho imparato tanto tempo fa che se uno fa tutto quello che può, con il massimo della dedizione e amore, dando al proprio interlocutore la giusta attenzione ed energia forse non può (e non poteva) fare di più. Il di più sta nel mondo della magia, dove l’ubiquità e la moltiplicazione delle ore potrebbero essere tra gli effetti speciali più richiesti dalle donne, e non solo. Forse quello che mi ha molto aiutato è il non avere particolari sensi di colpa. Mi spiego. Paragonando il mio modo di essere a quello di alcune delle mie amiche o colleghe ho scoperto che io non vivo grandi sensi di colpa. Non avendo sensi di colpa, non li trasmetto, non li faccio nemmeno venire in mente a chi mi sta davanti. Ad esempio, le mie figlie, ne ho 3 – Penelope di quasi 10 anni, Ginevra di 8 e Rebecca di 5 – non mi fanno mai pesare se non riesco a fare una cosa con loro, d’altra parte io spiego loro sempre il perché non posso e non chiedo mai se a loro è dispiaciuto che non ci fossi … insomma non lascio quello spazio. D’altra parte loro sanno che se io servo, ci devo essere, ci sono! Quando poi sono con loro sono per loro e insieme proviamo la magia non di moltiplicare le ore (ci stiamo esercitando ma con scarsi risultati) ma di fare più cose nelle ore che abbiamo o di fare cose più divertenti, o di fare quelle che piacciono a loro, come organizzare un camping a casa per tutti i compagni di classe o di fare pic-nic in salotto. Insomma, a seconda dei momenti della giornata e delle fasi personali e di lavoro, le priorità cambiano e io sono o mamma o avvocato o moglie o amica o certe volte amica avvocato … la regola è che cerco sempre di esserci per chi ha più bisogno, alternando i ruoli, cercando di non trascurare troppo nessuno e ascoltando i silenzi di chi chiede meno.
L’associazione Valore D sta facendo molto in merito, ma la “leadership” pare essere ancora un tema per molti ma non per tutti. E’ davvero così oggi?
Valore D insieme alle aziende associate (oggi 115) ha fatto in 5 anni un ottimo lavoro. Con una profonda attenzione ai temi di genere e un impegno concreto a sostegno della crescita dei talenti, Valore D propone alle aziende e alla società un nuovo modello di organizzazione più armonico, che supera i pregiudizi impliciti legati al genere e favorisce la conciliazione, fornisce alle donne manager strumenti e conoscenze utili alla loro crescita professionale. Purtroppo ancora oggi il numero di donne in posizioni apicali è ridotto, ma stiamo vivendo un momento di grande cambiamento e Valore D è in prima linea a promuovere questo nuovo modello culturale, che prevede una piena partecipazione delle donne alla vita economica e sociale del Paese.
La “normalità” di una leadership. Si può non essere spaventati dal voler superare i propri limiti?
La normalità è una parola che mi piace moltissimo. Non viviamo in un mondo di super eroi, ma di brave e belle persone che fanno del loro meglio. Ognuno poi esercita nel proprio angolino di mondo la propria leadership usando il proprio stile con naturalezza, riconoscendo che ha certe caratteristiche, che alcune cose gli vengono bene e che altre non le sa fare. E allora? La meraviglia è valorizzarsi accettandosi tutti per intero, fino in fondo. E’ a questo punto che quelle che noi leggiamo come debolezze diventano segni distintivi, bellissime caratteristiche che ci rendono uniche agli occhi di molti. Perdoniamo moltissimo agli altri e non ricordiamo mai che prima di tutti veniamo noi, con la nostra immutabile normalità.
Quanto ai limiti, il trucco forse è non darsene. Perché non inseguire i propri sogni quando è possibile, anche quelli più difficili da realizzare? Se una cosa possiamo sognarla possiamo anche farla. E’ importante volersi bene al punto di essere capaci di cambiare percorso quando quello scelto è impraticabile, senza pensare al fallimento (parola che dovremmo dimenticare) ma apprezzando la nostra intelligenza per esserci sapute fermare, per aver capito che era tempo di indirizzare diversamente le nostre energie e le nostra capacità. Abbiamo bisogno di sviluppare una cultura dell’errore ricordando che dagli sbagli si impara, dagli errori sono nate le più grandi invenzioni e che non è possibile pensare di non sbagliare.
Tanti traguardi raggiunti, moltissimi successi, ma Claudia ha ancora qualche sogno nel cassetto?
Non smetto mai di avere sogni. Ho un sacco di desideri e soprattutto molte idee che non ho ancora capito come realizzare. Ogni volta che trovo un po’ di spazio per me, ne vengono anche di nuove. Non so se sarò in grado di realizzarle, ma sono certa che non sono punti di arrivo, ma di partenza!
Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself
Consiglio: provate a fare quello che fate con un sorriso, mettete in circolo un’energia positiva. Le giornate saranno meno faticose e l’ambiente più piacevole. Non pensate mai che la vostra parte sia poco importante. Siamo tutti parte di grandi ingranaggi e sapere che serviamo e che dobbiamo fare la nostra parte con responsabilità aiuta tutti e rende il prodotto finale – e da ultimo la nostra società – migliore. Usate i vostri talenti per restituire a chi ha da imparare da voi e poi trasformare insieme il mondo che ci circonda. Dimenticavo … siate creativi, così creativi da ritornare a divertirvi.
Augurio: ve ne lascio uno bellissimo di Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”
A cura di Barbara M. @paputtina
Claudia Parzani
Partner di Linklaters dal 2007 nel dipartimento di Capital Markets, è Presidente di Valore D – la prima associazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile in azienda – e fondatrice di Breakfast@Linklaters network di esponenti della business community femminile. Prima di entrare in Linklaters, ha maturato la propria esperienza collaborando presso uno dei primi studi legali inglesi a entrare nel mercato italiano, e poi presso uno studio legale americano anche in qualità di Partner. Specializzata in operazioni di equity capital market e in operazioni di public M&A, ha fornito la propria assistenza a numerose società e primarie banche d’affari italiane e internazionali. Nel 2012 è stata nominata avvocato donna dell’anno dalla rivista Top Legal e secondo il Financial Times – The Innovative Lawyer è tra i 10 avvocati più innovativi del 2013. Per Linklaters a livello globale, fa parte della task force per il settore Consumer. Inoltre, è consigliere non esecutivo di Moleskine Spa, società quotata alla Borsa di Milano, consigliere non esecutivo della società Allianz S.p.A. e recentemente anche consigliere di Borsa Italiana S.p.A..