“Ho un disperato bisogno di armonia”

“Prendetevi qualche rischio, tutta la vita è un rischio.Di solito l’uomo che fa più strada è quello che ha voglia di darsi da fare e di osare” (Pele Carrugin)

 

Ho sempre saputo che nella vita avrei raccontato storie belle alle persone, che avrei contribuito a creare Bellezza e che avrei messo le mie attitudini a disposizione degli altri.

Ho inseguito questa intuizione, anche quando ancora non era un’idea e tanto meno un progetto professionale.

Oggi questa possibilità è concreta e si chiama per me Consulenza di Immagine: accompagno le persone a creare un’immagine parlante che, attraverso l’uso di abbigliamento, comunicazione verbale e non verbale, sappia raccontare chi si è, in modo autentico e felice. ! Sono profondamente convinta che ogni persona meriti di brillare, di raccontare il proprio potenziale e che l’immagine possa essere uno strumento privilegiato per poterlo fare.

Vivo l’immagine come pura identità, qualcosa che nasce interiormente per manifestarsi e irradiare al di fuori. Perché altrimenti ci avrebbero dotati di tanta bellezza interiore? Ognuno cerca un modo per affermare la propria unicità, per sfuggire l’invisibilità.

E’ questo tipo di esperienza che mi impegno a far vivere ai miei clienti: da dentro a fuori, da sé stessi verso il mondo, con consapevolezza e orgoglio del proprio valore e delle proprie peculiarità. Ciò che faccio è la conseguenza della storia d’amore che ho vissuto con la vita, con le esperienze e con le persone che ho incontrato.

Nel mio vocabolario professionale direi che ho fatto styling con le esperienze che ho attraversato. Usando una metafora contemporanea e potente direi che ho unito i puntini… ma, soprattutto, mi sono presa il rischio di scoprire quale fossero le mie attitudini più preziose e su queste ho innestato competenze e specificità professionali.

Un’esperienza incredibile.

Università, specializzazioni, esperienze professionali non avrebbero significato nulla senza un percorso personale che mi ha aiutato a comprendere ciò che mi rende leader nel mio approccio alla professione.

Quando parlo di leadership non intendo fama, potere o prestigio, ma la possibilità di trasmettere fiducia e credibilità alle persone perché c’è una correlazione autentica tra sapere, saper fare e saper essere. Coerenza tra quello che sono, la mia storia, la mia preparazione e il mio modo di fare le cose, dentro e fuori la professione.

Ho sempre vissuto le transizioni di vita trascrivendo sul corpo, nella mia immagine e nel mio stile ciò che avevo necessità di raccontare, ciò che con le parole non riuscivo a esprimere.

Così mi sono abituata a sperimentare forme e possibilità comunicative, a differenziarmi, a ispirarmi, a tradurre ciò che vivevo dentro usando tessuti, forme, materiali e colori… nel tempo sono diventata #QuellaChe aiuta gli altri a raccontarsi usando la propria immagine come uno strumento comunicativo utile a influenzare positivamente il contesto di riferimento, per conoscersi e per essere consapevoli di ciò che si è

Ciò che non posso mai dimenticare nel mio procedere: sono una professionista ma prima ancora sono una persona, mi impegno a nutrire i sistemi di vita di cui faccio parte.

Ho un “disperato bisogno di armonia”, dedico ogni mio giorno a questo e alle persone che mi offrono l’onore di accompagnarle in un percorso di espressione di sé.

Elena Colombo

https://www.facebook.com/pages/Elena-Colombo-Consulenza-di-Immagine/446682428748588

ecElena Colombo laureata in Scienze della Formazione presso l’Università Cattolica del S.C. di Milano, ho conseguito i titoli di Basic e Master Practitioner in PNL sistemica (Protocollo della NLP University California) e ho maturato una forte esperienza nell’ambito della formazione aziendale sulle tematiche della comunicazione interpersonale e comportamentale. Ho consolidato le pregresse competenze comunicative intraprendendo il percorso di Consulenza di Immagine, presso l’Accademia del Lusso di Milano. Connotata da una formazione poliedrica, traduco oggi la Consulenza di Immagine in una professionalità composita, che basa la sua filosofia nella mia esperienza nel campo della comunicazione non verbale. Profondamente convinta che ogni persona debba brillare, accompagno i miei clienti a creare un’immagine parlante, capace di raccontare a prima vista chi sono, cosa fanno e cosa li caratterizza.

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“Guide”

In questi anni il grande lavoro da fare è sulle immagini, sulle parole.

«Le parole sono importanti!» urlava uno sconsolato personaggio di Nanni Moretti. L’etimologia è una scienza esatta; quando arriviamo al punto in cui una parola ci sembra non più adeguata, anzi proprio inadatta, all’inizio proviamo un senso di disagio nel pronunciarla, quasi di imbarazzo.

E’ necessario capire bene cosa c’è che non va!

Abbiamo bisogno di un leader

Hanno voltato le spalle al leader

Chi sarà il prossimo leader?

Frasi che si sentono e leggono ovunque. Sembra un mantra, una sorta di esorcismo collettivo per scacciare le disgrazie economiche, sociali, politiche. Ma chi ci crede veramente? E’ ancora possibile pensare che una persona  possa, pur in possesso di un fantomatico carisma prendere in carico la complessità che ci circonda?

E poi chi è questo leader tanto evocato?

Dietro la metafora della leadership l’immagine che si palesa è quasi sempre quella di un uomo. Eroico, titanico, decisionista, narciso, competitivo, talvolta con un linguaggio che se non è “bellico” è sicuramente inflazionato di metafore sportive.

Ecco. Io in questo modello unico di pensiero ci sono sempre stato molto, molto stretto. Mi sono sempre affaticato. E ho visto tante donne e uomini, con un femminile ben sviluppato dannarsi per rientrare in questi panni e linguaggi per scalare i vertici aziendali.

Questo isolamento, questo uomo “solo” al vertice fragilizza chi gli sta intorno e rende tutti, in qualche modo “follower”, seguaci. L’ossessione per la leadership ci porta a costruire organizzazioni totalmente dipendenti dall’iniziativa individuale. Se queste falliscono ecco che sappiamo subito a chi dare la colpa e iniziamo a cercare un leader migliore.

Tre buoni motivi per trasformare, per far evolvere questo paradigma e lasciarci alle spalle qualche maceria, per ricostruire:

  1. Abbiamo tutti un gran bisogno di fare rete. Di essere connessi, collegati, interdipendenti. Dobbiamo fisicamente sentire la nostra interdipendenza. Per salvare il mondo c’è bisogno di tutti e non solo di piccoli o grandi eroi. Il dilagare del web e dei social network sono un sintomo evidente. Il co-creare, il fare insieme implica l’uso di nuovi linguaggi, il focus sulla presenza, sull’ascolto, sulla dimensione comunitaria. Nella stanza “c’è sempre qualcuna\o che è più intelligente di me e, saper riconoscere questo, ci rilassa, ci rende più gentili, può essere bellissimo. Le nuove logiche orizzontali, le creazioni reticolari implicano lo sviluppo di nuovi linguaggi, di nuove forme di comunicazione. C’è bisogno di rifondare l’economico e trasformare un Ego – sistema in un Eco – sistema.
  2. Abbiamo tutti un gran bisogno di riunire. Vita e lavoro, maschile e femminile, forza e fragilità, pubblico e privato. Pescare competenze dalla vita e portarle nel lavoro. E viceversa. Questo continuo “spezzarci” in due ha spezzato corpi e morali. Ha creato troppa fatica. Le statistiche sull’infelicità nel mondo del lavoro (dati Gallupp) confermano che il 63% delle persone si dichiarano infelici ed emotivamente disconnessi dal proprio lavoro; un lavoro quasi sempre ammantato da tristezza e pesantezza. Ma come generare abbondanza di relazioni e di profitto in luoghi così ansiogeni, dominati dalla paura e dunque tristi? Può sembrare un’utopia, eppure c’è bisogno di rifondare anche qui. Di ripensare per integrare, per mettere insieme, per generare qualcosa di nuovo.
  3. Abbiamo un gran bisogno del femminile. Delle donne, degli uomini. Di nuovi uomini. Di nuovi “role models”. Di vedere nuove immagini di donne con bambini anche sul lavoro, di uomini che si occupano della casa e dei vecchi. Di uomini che chiedono congedi parentali per occuparsi dei propri figli. Di donne e uomini che interpretano forme di leadership più naturali. Nel lavoro che ho svolto in questi anni con Riccarda Zezza l’abbiamo chiamata leadership generativa. Quella di chi si occupa di chi “verrà dopo di me”, che vuole rendere più forte l’altro. Che non fragilizza e che non giudica. Che prima di “reagire” cerca di costruire una “relazione”. Comunque.

Mi chiedono spesso quali sono le caratteristiche di questi nuovi modelli e io sono sempre un po’ restio a dare ricette. Ma di un paio di cose sono sicuro:

  • sono guide prossime a noi (e non chiamiamole leader!). Sono vicine ma spesso non le vogliamo o non vogliono loro farsi riconoscere. Hanno forgiato competenze e forme di saggezza che provengono dalla vita. Saperi pronti a passare dal privato ai luoghi del lavoro.
  • sono impegnati a “prendersi cura” degli altri. E’ per questo che posseggono mix di saperi relazionali, produttivi e trasformativi oggi tanto necessari alle organizzazioni. Sono donne e uomini pronti a venire fuori..allo scoperto!

E’ di loro che c’è bisogno. Scoviamoli, supportiamoli, premiamoli. Diamoci tutti da fare per rendere visibile e immettere nelle organizzazioni montagne di competenze che sono già lì, a disposizione. Rendiamo visibile quella zona cieca, che c’è dentro ciascuna e ciascuno di noi e prendiamo il coraggio di portarla lì. Nelle stanze dei bottoni o semplicemente nei luoghi del nostro fare.

Andrea Vitullo

 

acAndrea Vitullo, dopo essere stato manager in aziende multinazionali, è oggi Executive Coach. Con Inspire www.in-spire.biz, la società da lui fondata nel 2006, realizza progetti trasformativi per le persone nelle organizzazioni. Collabora con le Università di Venezia Ca’ Foscari e di Verona. Insegna yoga e mindfulness. E’ autore di Leadership Riflessive ( Apogeo) e di Leadershit (Ponte alle Grazie). Insieme a Riccarda Zezza ha scritto MAAM- la maternità è un master che rende più forti uomini e donne (Bur –Rizzoli). Maam è anche un percorso di training per promuovere innovazione e nuove forme di leadership all’interno delle aziende. Maam vuole donare nuove immagini per ripensare il lavoro, l’economia.

@inspireitalia