LeMastro, il nostro progetto tutto al femminile!

LeMastro, due giovani donne in un antico mestiere tutto al maschile.

LeMastro siamo noi, Francesca Latini e Giovanna D’Ulisse, due artiste trentenni che vivono e lavorano a Roma, laureata in Scienze della Moda e del Costume e con Diploma da modellista l’una e in Storia dell’Arte Contemporanea l’altra. La nostra avventura inizia 3 anni fa quando, mosse da curiosità e voglia di fare, ci “ritroviamo” in una bottega, una di quelle che a partire dagli anni della Dolce Vita hanno fatto del Made in Italy  un marchio di qualità, bellezza e garanzia riconosciuto in tutto il mondo. Ed è proprio in bottega che abbiamo studiato ed ereditato il mestiere di due maestri delle calzature: Mario Vitalucci e Orazio Giustiniani. È qui che abbiamo trascorso i nostri pomeriggi dopo le lezioni all’Università, è qui che abbiamo appreso l’arte di realizzare le scarpe a mano e su misura.

Ciò che rende unica l’artigianalità è la possibilità che un’idea prenda forma attraverso un’attenta elaborazione. Si impara ad apprezzare la bellezza del tempo speso nei dettagli ed è proprio questo che differenzia il nostro lavoro, rendendo ogni scarpa un oggetto unico, per noi e per chi lo indossa. foto 2_resized

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Così, nel 2015 nasce LeMastro, il nostro progetto tutto al femminile. Da qui la scelta del nome del nostro Marchio. In gergo, il “mastro”, sostantivo maschile, è il maestro, colui che trasmette, attraverso un quotidiano insegnamento, le tecniche e i segreti dell’arte calzaturiera. Oggi, noi, LeMastro, sostantivo femminile, vogliamo sdoganare questa “normalità” reinterpretando le nostre scarpe in chiave moderna. Creatività, arte e tecnica.

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Francesca Latini e Giovanna D’Ulisse
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OrtiAlti: “Le donne sono il motore dell’innovazione”

OrtiAlti è un progetto di innovazione sociale che ha l’obiettivo di rigenerare il paesaggio urbano, attraverso processi collaborativi che educhino al consumo critico, al riuso e alla sostenibilità ambientale. Alla base di questa idea di start-up innovativa ci sono due donne, che con perseveranza e tenacia hanno deciso di “fare l’impresa”: trasformare le proprie passioni in un lavoro. O almeno provarci. Elena Carmagnani ed Emanuela Saporito sono architetti. La prima con un’esperienza decennale in architettura sostenibile e progettazione culturale. La seconda da anni impegnata nella ricerca e nella pratica dell’urbanistica partecipativa. OrtiAlti è il risultato dell’incontro di queste due diverse, ma complementari, sensibilità. Il progetto d’impresa prende il via da una prima sperimentazione realizzata da Elena e i suoi soci dello studio di architettura (STUDIO999) a Torino, nel quartiere di San Salvario: si tratta di OURSECRETGARDEN, il primo community rooftop garden della città, realizzato sul tetto dello studio in collaborazione con gli abitanti del condominio. Oursecretgarden vince il Premio Innovazione Amica dell’Ambiente 2010 di Legambiente Italia, è selezionato come miglior intervento per l’Austrian Best Private Plot Award 2012, è pubblicato su decine di giornali e visitato da centinaia di persone. Il progetto intercetta in modo immediato e tangibile temi sensibili come il verde, il risparmio energetico, il cibo Km0, la sharing economy, nuove forme di prossimità e condivisione degli spazi. Il potenziale di impatto urbano di questi micro-interventi alla scala edilizia colpisce subito l’immaginario di Elena ed Emanuela che decidono di mettere in campo le loro competenze per ragionare sugli effetti di una rete di orti-pensili gestiti dalle comunità di abitanti alla scala della città. Nel 2013 presentano l’idea alla base di OrtiAlti al Social Innovation Tournament della European Investment Bank e vengono selezionate tra le 15 finaliste. La forza di OrtiAlti sta infatti nella reale efficacia di un progetto che intreccia i benefici ambientali che i tetti verdi generano nei contesti urbani, grazie alla stratigrafia tecnologica con cui sono realizzati (riduzione dell’isola di calore, biodiversità, efficientamento dell’edificio, riduzione delle emissioni di C02 e controllo dei consumi, gestione delle acque piovane), con la dimensione produttiva e di socialità degli orti (autoproduzione di vegetali freschi, riciclo dei rifiuti in compost, creazione di spazi di comunità).

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Nell’inverno del 2013, OrtiAlti entra in un percorso di accompagnamento per Imprese Sociali di UnionCamere e Universitas Mercatorum, grazie al quale mette a punto il proprio piano di impresa, strutturando il proprio business model, fino a vincere l’anno successivo il premio “A Nem Social Wave II: Rigenerare Innovazione Sociale”, bandito da Fondazione Accenture e Iris Network. Nel team entrano a questo punto Laura Sacco, sociologa esperta di nonprofit, e Marta Carraro, architetto paesaggista. E’ in questo anno che l’impresa comincia a prendere forma: OrtiAlti si struttura per proporre un servizio modulabile a seconda del cliente (sia esso pubblico o privato; si tratti di edifici residenziali, o aziendali, centri commerciali, ma anche scuole, biblioteche, ecc…) che vada dalla co-progettazione dell’intervento, al coordinamento alla realizzazione, alla progettazione di un piano gestionale con un servizio di personal gardening, fino alla comunicazione e promozione dell’orto. Con particolare attenzione sulle ricadute occupazionali e sociali del progetto, il team di OrtiAlti costruisce un network di attori del terzo settore (cooperative sociali e di lavoro) che possano entrare nella rete dei fornitori del servizio proposto. Con questo progetto di impresa, OrtiAlti si presenta al concorso WE-Women for Expo vincendo il primo premio per i Progetti delle donne, dedicati a imprenditrici donne, nell’ambito dei temi di Expo Milano 2015.

Il progetto WE-Women for Expo è lo spazio che più di tutti mette in evidenza il ruolo della donna nell’economia e nella società di oggi. Citando il presidente Mattarella (nel suo discorso per la Festa Internazionale della donna) “Le donne sono il motore dell’innovazione: sanno costruire senza distruggere”. Una citazione che rispecchia in pieno la mission di OrtiAlti.

Moltissimi sono i progetti in cantiere per OrtiAlti, che si sono messi in pista proprio a seguito del premio. E’ attualmente in corso la progettazione di un ortoalto sul tetto del nuovo polo commerciale Carrefour I Viali di Nichelino (TO), dove il terrazzo della torre principale, una superficie di oltre 600 metri quadri, sarà un orto, gestito grazie al coinvolgimento delle associazioni locali e accessibile al pubblico, con attività di animazione rivolte in particolare alle famiglie e alle scuole.

In parallelo, in un ex edificio industriale nella zona nord di Torino, OrtiAlti ha avviato il progetto OrtiAlti@Ozanam, che trasformerà 400 metri quadri di tetto piano in un giardino e un orto, con il coinvolgimento della cooperativa sociale e di lavoro Meeting Service che in questo edificio, di proprietà della Città di Torino, gestisce un ristorante, una scuola di cucina e un ostello per studenti.

PRIMO PIANO ELEElena Carmagnani Architetto PhD, project manager. Si laurea con lode al Politecnico di Torino nel 1995 in progettazione architettonica. Tra il 1997 e il 1998 è Resident Artist presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda; nel 1997 ottiene un DEA (Diplome d’études approfondis) presso l’ Ecole d’Architeture Paris Belleville; nel 1999 apre il suo studio STUDIO999; nel 2003 completa il Dottorato in Progettazione Edile presso il Politecnico di Torino e dal 2006 al 2014 è responsabile comunicazione e attività culturali di Urban Center Metropolitano di Torino. I suoi principali interessi e attività progettuali sono orientati alla comunicazione dei progetti, all’ architettura sostenibile e al paesaggio.

 

 

PRIMO PIANOEmanuela Saporito Architetto PhD, Community planner.  Si laurea con lode al Politecnico di Torino nel 2008 con una tesi sulle relazioni tra urban design e processi decisionali partecipativi. Nel 2013 completa il Dottorato in Spatial Planning and Urban Development presso il Politecnico di Milano con una tesi che esplora potenzialità e limiti degli approcci pluralisti alla progettazione della città. Nel 2011 è Visiting Scholar a Harvard alla Graduate School of Design e alla Kennedy School of Government. Collabora con STUDIO999 dal 2008 ed è borsista di ricerca presso il Politecnico di Torino, dove si occupa di urbanistica partecipata, rigenerazione urbana e processi decisionali collaborativi.

Foto: Leana Cagnotto

Per maggiori informazioni

www.ortialti.com

www.facebook.com/OrtiAlti

twitter: @OrtiAlti

La bellezza non è mai effimera

Da piccola mi guardavo intorno e pensavo a come poter tradurre suoni, colori, sentimenti, profumi ed emozioni in immagini. L’acquerello, il disegno, i cartoni colorati, la maglia, i collage tutto andava bene per esplorare. L’Istituto d’arte prima e l’Accademia delle Belle arti dopo sono state il naturale percorso lungo il quale ho imparato tecniche e caratteristiche dei materiali: ferro, legno argilla, rame, zinco, ottone e tela per dipingere, incidere e stampare. Non disdegnavo nulla. Quel che mi mancava era la bottega, avvertivo l’esigenza di passare dal percorso didattico alla vita lavorativa. Iniziai il mio apprendistato in un laboratorio di decorazione e arredamento e la passione divampò. Quel che avevo sognato si avverava. Dipingevo tromp d’oeil, decoravo mobili e oggetti di uso comune, popolavo spazi da abitare interpretando la personalità di chi li viveva.

Nel 2002 mi sentivo pronta per lanciarmi e aprì un laboratorio dove trascorrevo giornate tra i pennelli, dipingevo prevalentemente su legno e il lavoro di decoratrice e interior designer mi conquistò. Fino a quando un giorno, cinque anni fa, andai a vedere una mostra  e vidi dei gioielli realizzati da una architetta: collane e spille creati con materiali di scarto delle sue ristrutturazioni. Fu un colpo di fulmine. Decisi che avrei realizzato accessori fashion come pezzi d’arte da indossare: colorati e decisi nel design. Dovevo, però, trovare il mio materiale, quello che mi consentisse di plasmare le idee. Tentai prima con la pelle, poi con le mie creazioni: stampe su carta, xilografie, calcografie e dipinti ma fu un fallimento, non erano resistenti. Il tempo passava e non ero soddisfatta dei tentativi. Capì che era necessario imparare cercando dei maestri. Scoprì una scuola fiorentina di gioielleria contemporanea, “Alchimia”. Il nome era già intrigante di suo e poi tanti erano gli “Alchimisti” che mi attraevano, una in particolare era la mia preferita, Yoko Shimizu, allieva di Giampaolo Babetto designer di gioielli e arredo che ama lavorare con un materiale che mi affascina perla sua duttilità: la resina epossidica.

Sognavo…sognavo che un giorno avrei partecipato anche ad uno solo di quei corsi che Yoko teneva.. . e un assolata mattina di questa primavera finalmente il giorno è arrivato. Che gioia la resina! Posso plasmarla, tagliarla, piegarla e arricchirla con i materiali più diversi che da tempo corteggiavo: sabbia, pietre, pigmenti naturali, carta di ogni tipo e, soprattutto, i miei tanto amati disegni, dipinti e stampe. Da qualche mese cammino sull’orbita di un cerchio che si chiude, una ruota che gira come la vita.. ed è per questo che ho deciso di intitolare la mia prima collezione di gioielli in resina “Circle”. Lamine in foglia oro inserite nella resina sulle quali ho dipinto  sottili linee concentriche … il cerchio della vita.

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Come avrei potuto chiamare dei gioielli così diversi, così pieni di me… DJ differentjewels. Da un punto di vista economico non è il momento migliore per presentare oggetti ritenuti effimeri e superflui ma è proprio quando la società si impoverisce che si rischiano le tenebre…la bellezza non è mai effimera, è l’unica cosa che ci salva.

Maria Carolina Siricio napoletana classe ’77 diplomata in PIttura all’istituto d’arte Filippo Palizzi frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Napoli e consegue il diploma di laurea in tecniche della decorazione. Nel 2004 decide di aprire il suo di atelier “Arte di Creare” dove lavora come decoratrice del mobile e del complemento d’arredo, contemporaneamente riprende l’uso dei materiali alternativi alla pittura x creare  accessori fashion con il marchio di “Dj differentjewels.

“ Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia!

Roberto Saviano recentemente ha detto “ la creatività ha una profonda verità. Non commenta, non borbotta, fa. Si mette all’opera”. Questa frase racconta chi sono e rappresenta la filosofia che mi ha spinta ad iniziare una campagna di crowdfunding per finanziarmi gli studi.

Mi chiamo Federica, ho 24 anni e vivo in un piccolo paese nelle Marche. Da piccola ero una terribile monella, poi ad un certo punto ho smesso di sfidare gli altri ed ho iniziato a sfidare me stessa, iniziando ad amare la scuola, che mi ha insegnato a vivere e mi ha spinta a superare i limiti che le persone attorno a me cercavano di pormi. Mi sono laureata con lode all’università IULM di Milano, dove ho studiato grazie a tante borse di studio; durante gli studi ho lavorato per l’università e ho iniziato a scrivere recensioni per Cinefile.biz. In passato ho lavorato come cameriera, commessa, animatrice e sono stata educatrice in Azione Cattolica. Sono stata giurata al Giffoni Film Festival per due anni e ho lavorato come stagista a Mediaset. Ha avuto la possibilità di viaggiare con delle borse di studio, l’ultima per Londra che mi ha consentito di seguire il London Film Festival nel 2013. Ho vissuto a Montclair, New Jersey, per tutto il 2014, lavorando come ragazza alla pari per una famiglia con quattro bimbe.

Questo anno per me non è stato una pausa. E’ stato lavoro, cultura, confronto, e ispirazione. Ho fatto una cosa che non credevo possibile per me. Ispirata dalla famiglia che mi ospitava e dalla convinzione che nella vita le cose non ti accadono se non sei tu a farle accadere, ho fatto domanda a delle università americane. “Nessuno mi prenderà mai”. E invece, contro ogni previsione, mi è stata offerta l’ammissione dalla Columbia University di New York e sono sulla lista d’attesa per la Chapman University in California. Solo il 6,9% degli studenti che ha fatto domanda è entrato nel 2014 in Columbia. Sono stata scelta per frequentare il corso MFA in Film Producing. Si tratta di una laurea specialistica che si concentra sul ruolo del produttore cinematografico come forza creativa dietro la realizzazione di un film. La notte del 21 Aprile è arrivata l’ammissione. E’ una di quelle gioie che vedi sempre accadere agli altri, magari nei film, e che ho provato sul serio. Eppure non mi reputo più intelligente di altri, so di non essere la migliore, ma ho solo tanta voglia di imparare e di farcela, di cambiare le cose, per me oggi, per la mia comunità un giorno. Sono tornata da 4 mesi e l’Italia non mi ha offerto nulla, ho trovato lavoro solo il sabato sera in pizzeria. L’America invece mi ha dato un’ occasione importante, che costa, ma che vorrei non sprecare.

Vorrei studiare produzione in America perché voglio capire come gli statunitensi capitalizzano la loro “cultura”, come riescono a fare “impresa”. E soprattutto perché il sogno di studiarci, adesso, è diventato occasione. Sono convita che sia possibile cambiare il mondo raccontando storie. I film sono, secondo me, catalizzatori di cambiamento. Lo storytelling è essenziale per la società, per le persone è importante raccontare e sentire storie e la mia aspirazione è renderlo possibile.

Provengo da una famiglia di umili origini che ha sempre fatto tantissimi sacrifici per far studiare me e mio fratello e che non può sostenere la spesa dei mie studi. Il crowdfunding per l’istruzione è collaudato nel resto del mondo e ho deciso di intraprendere questa strada perché tanti altri studenti ce l’hanno fatta. Non volevo lasciare nulla di intentato ed era l’unico strumento a disposizione dal momento che il preventivo che mi ha fatto l’università è di $ 87.000. Se non dovessi raggiungere il totale necessario a partire restituirei le donazioni ricevute, tolto il 7,9% che è la somma che trattiene in automatico il sito. Non è elemosina, è un progetto di vita, un’iniziativa che ha il mio nome e la mia faccia. Nessuno è obbligato ma l’invito a partecipare è aperto a tutti perché più si è più la raccolta funziona. Purtroppo o per fortuna, ho sempre fatto in modo che i miei obiettivi fossero catalizzatori del mio destino, guidata da ambizione, costanza, passione, ottimismo, umiltà e rispetto per gli altri. Sono le nostre scelte a determinare chi siamo. Io sono una che sceglie sempre di provarci e che mette l’anima e il rispetto in tutto quello che fa. Questa prova mi ha costretta a chiedere umilmente aiuto, ad accettare un limite materiale, che esiste, ma non è insormontabile. In due mesi ho raccolto 17 mila euro netti. Considerando la borsa di studio che l’università mi ha concesso ($ 15.000) e varie detrazioni (come vitto/alloggio poiché sarò ospitata dalla famiglia americana presso la quale ho lavorato l’anno scorso) mancano 36 mila euro per poter partire ed essere presente all’appello il 31 agosto.

Qualcuno ha detto: “ Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”. Se vi va di far parte del mio sogno che è in realtà un progetto di studio, potete collegarvi su www.gofundme.com/fede-columbia; anche la sola condivisione della campagna sui social è importantissima perché funzioni. L’occasione c’è, il posto anche, manca qualcuno che ci creda insieme a me.

Per seguire la campagna: https://www.facebook.com/www.fedeatcolumbia.it