MyFoody: La Rete Contro lo Spreco Alimentare

In questo piccolo post, vi vorrei parlare di MyFoody, un progetto che permette di ridurre lo spreco di una delle risorse piu’ importanti per la vita nostra e del pianeta: il cibo.

Parto dall’idea di questo blog, “LeadingMyself”: si diventa veri leader insieme e non da soli. Vero, soprattutto quando un’idea d’impresa e’ animata da scopi sociali, per contribuire a ridurre una problematica di respiro mondiale. E lo si fa con altri, con un team forte e alla guida di una rete d’imprese innovative. Ecco la nostra storia.

MyFoody e’ nata dal nostro CEO (Chief Executive Officer) Francesco Giberti, che gia’ conoscevo dai tempi dell’universita’. Oltre a me, rappresentante del mondo femminile, alla squadra si sono aggiunti altri amici professionisti: Stefano Rolla, Luca Masseretti, Alessandro Dipaola, Davide Grieco, Giampaolo Grieco e Fabio Lombardi. Ma, oltre a un team, ci vuole anche un’idea, l’“idea”, come quella degli inventori del Settecento e Ottocento. Bene, l’idea e’ sfolgorata da un pacco di biscotti! Francesco si trovava in Belgio per un periodo di ricerca dedicato alla sua tesi magistrale in Giurisprudenza sulla Responsabilità Sociale di Impresa. Durante la permanenza a Ghent, aveva acquistato dei biscotti che, seppur ottimi, scoprì essere in scadenza. Ma li aveva acquistati a prezzo pieno. E si disse: “non è giusto pagare dei biscotti in scadenza a prezzo pieno! Se queste eccedenze fossero vendute a prezzo ridotto, allora sì che le comprerei molto più volentieri e ritornerei sempre in questo negozietto biologico. Ci sarebbero sempre meno sprechi di cibo, con vantaggi sia per il gestore del negozio, sia per me utente, sia per l’ambiente”.

E cosi, l’avventura e’ iniziata. MyFoody e’ la prima piattaforma online di proximity marketing per tutti i prodotti dei negozi alimentari e supermercati che non solo sono in scadenza ma possono avere minimi difetti estetici oppure essere semplicemente in overstock. Accedendo alla piattaforma, si viene localizzati e si visualizzano tutti quei prodotti in eccedenza che, attraverso MyFoody, i negozi mettono in vendita a prezzo scontato. Dunque, si risparmia tempo e denaro, e si contribuisce a migliorare il nostro ambiente, senza sprechi ed emissioni nocive. A partire da gennaio 2016, saremo presenti nei punti vendita che sono a noi affiliati a Milano e Varese, in aree interne ai punti vendita che saranno dedicate a MyFoody e dove gli utenti scopriranno, oltre che i prodotti in offerta MyFoody, anche i post dei nostri blogger: ricette e consigli antispreco, alimentazione e medicina, antropologia del cibo, tecnologia ed efficientazione, e poi ancora letteratura cinema e cibo. Nei pannelli dell’area MyFoody sara’ presente un QRCode che linkera’ al blog: un click e si potra’ capire molto di piu’ in ambito food, di noi, del mondo, della cultura che nasce e si sviluppa attorno al food.

Perche’ farlo? Perche’ essere leader insieme a questa cordata di imprese coraggiose?

Perche’, se lo spreco continua a caratterizzare il nostro modello economico, il mondo in cui viviamo, un numero esorbitante di risorse verra’ ad essere inutilizzato e a provocare danni, a sua volta, per l’ambiente, perche’ in qualche modo questo cibo che non finisce nelle nostre tavole deve essere smaltito. Smaltimento. Emissioni di anidride carbonica. Eventi atmosferici bruschi e terrificanti, cambiamenti climatici, perdita di biodiversita’. E che mondo viviamo e lasciamo, infine? Il settore distributivo attualmente smaltisce come rifiuto tonnellate di cibo perfettamente commestibili, e magari preferirebbe non farlo. Esistono programmi di re-distribuzione alle banche alimentari e ad altri enti non profit, ma non possono che incidere per una percentuale bassa degli sprechi complessivi, che e’ stata stimata nell’8,5% del totale degli sprechi. E il resto, vale a dire il 91,5%? Tali prodotti costituiscono risorse ambientali ed economiche sottoutilizzate che, attraverso il processo di efficientazione creato da MyFoody, pensiamo possano trovare nuova vita. L’uso efficiente delle risorse viene raggiunto attraverso l’allocazione corretta dei prodotti alimentari a consumatori e parti private che sono interessate ad acquistare tali prodotti a prezzo ridotto per convenienza/consapevolezza ambientale.

Siamo leader insieme anche perche’ pensiamo che le imprese debbano e possano incontrare il non-profit. Nel nostro portale, e’ presente una sezione dedicara alla rete di enti non profit che sostengono l’accesso al cibo per gli indigenti. A favore di questi enti si può effettuare una donazione, magari proprio il quantitativo che si e’ risparmiato con una spesa MyFoody.

Tutti noi del team di MyFoody siamo laureati con Master e under 35. Forse e’ la nostra generazione, forse sensibilita’ personale, ma crediamo che i problemi attuali possano offrire un’opportunita’ non solo di business, ma anche di innovazione sociale che coinvolga intere comunita’ e si possa imporre come migliore prassi anche a livello imprenditoriale. Siamo partiti dalle inefficienze e abbiamo ricercato quello che accadeva in un settore a tutti noi estremamente vicino, quello del cibo.

Se volete essere anche voi leader insieme a noi, seguiteci, ci saranno molte novita’!

Esmeralda Colombo

Twitter: @MyFoody_

Facebook: MyFoody: https://www.facebook.com/myfoody.it/?ref=hl

Instagram: myfoody_

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I miei turbanti da mille e una notte!

 

Sono nata a Teheran 1982 e mi sono trasferita in italia nel 2004. Ho una laurea in Graphic Design e una in Design Industriale, un master di Management della Moda presso Bocconi / Milano Fashion Institute ma dopo diverse esperienze nel settore grafico, design e comunicazione, ho deciso di dedicarmi al mio progetto che potesse esprimere me stessa creando il mio brand: Zahra Sartipi

Mi sono sempre interessata al mondo femminile e all’influenza della religione, ai cambiamenti politici, sociali economici sul modo di apparire delle donne sia in Oriente che in Occidente nel corso dei secoli.
Mi ispiro all’arte, storia, letteratura e poesia persiana, fiabe e cartoon. Mi piace immaginare e trovare i luoghi comuni tra le diverse realtà. 

Ho lanciato la mia prima collezione di turbanti e fasce a gennaio 2015, dove una sorta di “Le mille e una notte” incontra il Made in Italy.
Copricapo in generale; come un elemento per coprirsi i capelli come sono abituata a vedere le donne con il velo del mio paese, come elemento che ricorda la mia epoca preferita: “La Belle E’poque”  e anche come un accessorio di massima eleganza nei diversi anni della storia della moda.

 

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Per ora sono tre diversi modelli di copricapo e fasce: 
Lady Marion (il copricapo ispirata al personaggio del mio cartone animato preferito da bambina: Robin Hood) 
Lulù ( la fascia ispirata a Louise Brooks) 
Mamà (il classico turbante comunemente usato da diverse etnie).

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I copricapi sono realizzati con un mix di tessuti preziosi come il Termeh persiano, seta, velluto e pelle.

Tutti sono pezzi unici e ogni singolo pezzo è realizzato a mano con massima attenzione al dettaglio.

Di cuore, spero vi piacciano….io ce la metto tutta!

 

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Zahra Sartipi

L’architettura è la concretezza del sogno!

E’ molto difficile scrivere di se stessi, soprattutto se ti rendi conto che il modo più vero che hai per raccontarti è attraverso le cose che realizzi e non quelle che dici. Penso che la mia creatività, tenuta a bada dal desiderio di concretezza, sia un modo di vivere e affrontare piccoli problemi, piuttosto che un bisogno espressivo e formale. Quando hai l’esigenza di farti comprendere è necessario riflettere sulla questione del ‘Linguaggio’: far valere le proprie idee non è facile se si hanno schemi differenti, è da questo che nasce il nome del mio studio “kNOwarchitecture”, dal desiderio di comunicare l’architettura, far conoscere una filosofia, diffondere esempi di maestri, prima di esprimere idee e proporre linee diverse, per farle nascere da una consapevolezza di ciò che in passato è stato proposto. Cerco di partire da un’attenta conoscenza delle regole architettoniche valutando la possibilità di  negarle al tempo stesso; affinchè  ogni progetto sia nuovo, sempre diverso, con una speciale identità corrispettiva al cliente e al concept ideato.

“L’architettura è la concretezza del sogno, la semplicità complessa è vincente, contraddire le regole può essere divertente, senza mai perdere di vista gli obiettivi in coerenza con i propri valori”. E’ difficile proporre nuove idee se non si sa quali sono le basi di chi si confronta con questo linguaggio e si possono ribaltare schemi, a mio parere, solo se si ha una forte consapevolezza della realtà. Quindi spesso la “creatività” è semplicemente un modo di affrontare delle situazioni per cercare di migliorarla. L’Architettura si deve confrontare sempre con la realtà, poiché il progetto nasce dai limiti di un’area o dalle esigenze del committente; l’approccio progettuale, dunque non è mai libero, nel design , invece, c’è più libertà perché la creazione di un oggetto non dipende da un luogo e non ha condizionamenti iniziali. Da questa riflessione, nasce “Clever rebel”, un marchio e un ‘blog-brand’: che auspica la creazione di oggetti “ribelli”, che si impongano nel tempo non solo per la forma ma per il plus-valore funzionale. L’ idea di studiare oggetti  “intelligenti e ribelli”, cerca nuovi contenuti chiave, grazie ai quali “design e architettura siano mezzi per migliorare piccoli pezzi di mondo”.

La mia storia è quella semplice di una ragazza che decide con entusiasmo di studiare architettura, si laurea ad Ascoli Piceno, va a Milano a lavorare per uno Studio di architetti associati, fa un Master in Interior Design, con una borsa di studio della regione Puglia, e poi va a Londra e lavora per una società internazionale di progettazione(Design International). Ma la voglia di creare le idee che avevo dentro era più forte della ricerca di un lavoro sicuro da dipendente…dunque ho deciso di mettermi in proprio come Architetto e di iniziare a produrre da sola i miei pezzi di design. Ritengo, infatti, che poter riflettere sulla creazione di pezzi esclusivi, consentire ai clienti di avere dei disegni che propongano arredi come se fossero “sculture” nei loro spazi, aggiunga un Plus valore in un contesto architettonico, quello attuale, che tende ad omologare le linee. Forse esser un po’ ribelli oggi significa semplicemente dire quello che si pensa senza aver paura di imporre il proprio punto di vista solo perché non si adegua a degli schemi, ecco perché odio la parola STILE, E PER ME NON HA SENSO PARLARE DI STILI, MA DI PROGETTI, perché ogni progetto è come una persona, ha la sua identità e non può esser paragonato ad altri, siamo tutti unici. Ecco che il design, per me è un mezzo per dare agli oggetti delle piccole funzioni in più che arricchiscano la loro valenza formale. L’idea di produrre “Pipoliva”, è nata dal desiderio di realizzare un piccolo progetto e proporre un nuovo modo di degustare olive e ciliegie. Il Tema di questi cucchiaini di design mi è nato da un imbarazzo durante un aperitivo in cui mi son resa conto che non ci fosse nessun metodo per degustare olive e ciliegie elegantemente, e mi son messa a studiare come poter creare un cucchiaino che avesse “una funzione in piu'”….nel manico: immaginato cavo, infatti, simile ad una pipa, consente di disfarsi del nocciolo, “soffiandolo” all’interno del manico stesso e cosi’ le mani non si sporcano!!! Dalla collezione Pipoliva è nata anche Cerasi’ per le ciliegie ed una serie di piccoli piattini per degustare in modo divertente e colorato dei frutti che altrimenti rimangono da consumarsi solo agli aperitivi e non durante cene piu’ elaborate: molte volte, infatti le olive non si propongono nemmeno nei ristoranti, perché non si sa come servirle. In Puglia, la mia terra d’origine, ad esempio esistono delle ricette che prevedono le olive cucinate, le cosiddette “olive dolci”, che sono molto buone e si servono bollenti, poiché si friggono nell’olio con il pomodoro fresco. La mia “Pipoliva” potrebbe aiutare a degustare tali ricette, risolvendo un imbarazzo costante che si presenta quando si trovano le olive a tavola. Le ciliegie, invece, potrebbero essere abbinate a creme e gelati, e il mio progetto introdurrebbe nuovi modi di mangiare se unito a nuove ricette. Non è solo un piccolo oggetto di design, ma vuole proporre nuovi modi e gusti … unendo tradizione ed innovazione.

Ernesto Nathan Rogers, affermava che un architetto puo’ progettare “dal Cucchiaio alla Città”…l’approccio per me è uguale, nasce sempre tutto dalla voglia di risolvere un problema e di concretizzare le idee …

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Il Design, dunque, è per me un mezzo per proporre idee diverse e divertenti, ma la vera sfida resta l’Architettura, che è vera solo se riesce ad imporsi sul Tempo. Un tema, questo, poco facile visto che oggi si è costruito così tanto senza una particolare sensibilità e secondo me, piuttosto che pensare a  nuove forme architettoniche, bisognerebbe recuperare quelle già esistenti, con nuovi progetti urbani, prendendosi cura degli edifici riflettendo sulla coesistenza di spazi nuovi in ambienti che hanno già una storia. Un approccio che prevede uno svuotamento del superfluo per dare identità a nuovi percorsi. Non esiste una definizione netta tra design e architettura per me, anzi, la mia ricerca cerca di fondere i pezzi d’arredo con lo spazio in cui si collocano, poiché il mio Sogno è creare atmosfere in cui ci sia una completa integrazione tra mobile e ambiente, quasi per far entrare i fruitori in atmosfere prive di limiti ma totalizzanti. Da questa esigenza nasce l’idea di riflettere su pezzi unici di design quasi come se fossero “sculture” e non semplici arredi, ecco perché i miei pezzi contengono spesso una fonte di luce, pur non essendo lampade, perché considero la Luce un materiale e chi l’ha detto che quando si entra in uno spazio debbano accendersi solo le lampade e non anche il resto … per illuminare nuove emozioni?

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no style only architectureSilvia Cassetta

http://www.silviacassetta.com/

Dopo esperienze di lavoro in Italia e all’Estero presso altri architetti associati, apre il suo personale studio di progettazione architettonica e di design con la sua firma su design di pezzi unici di Furniture e Interior design. Lo studio si chiama “Knowarchitecture” ed ha una sede a Roma e un’altra in Puglia, sua terra d’origine. Dal 2008-2009 lavora in “Design International” a Londra, società inglese che realizza grandi progetti di retail design e resort www.designinternational.com

Nel 2008 consegue il Master in Interior Design presso la Scuola Politecnica di Design di  Milano. Dal 2007 è iscritta all’ Ordine degli Architetti della Provincia di Bari. Dal 2006 al 2008 svolge esperienza di lavoro presso lo studio di architettura di Alberto Ferlenga Associati a Milano e partecipa a numerosi workshop internazionali di architettura, con una “summer experience” a Miami, nello studio di R. Behar. Nel 2005 si laurea presso la facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, dopo aver conseguito una maturità Classica.

Dexter, arte orafa e innovazione!

DEXTER MILANO Nasce nel 2010 da Renata Manno e Raffaella Finco e rappresenta un felice connubio tra l’arte orafa tradizionale e un approccio contemporaneo e cosmopolita. Le lavorazioni artigianali sono valorizzate ed esaltate attraverso un design moderno e raffinato. Un brand di gioielli e accessori MADE IN ITALY di design, dove esperti orafi curano ogni fase di realizzazione del gioiello, dalla fusione del metallo prezioso fino alla sua finitura manuale. Collezioni unisex e con più modalità d’uso.

Un incontro inaspettato quello tra Renata Manno e Raffaella Finco, in vacanza in Grecia, dove, lontano dalla routine lavorativa e dai condizionamenti esterni di ogni giorno, nascono una sinergia ed energia uniche che le accompagneranno durante tutta la loro avventura imprenditoriale. L’attenzione si sofferma sull’arte orafa che porta entrambe ad iscriversi ad una scuola serale di oreficeria che le tiene impegnate per più di tre anni e dove scoprono un nuovo mondo, perso con lo sviluppo industriale ed economico e dimenticato da molti con il passare del tempo. Decidono a questo punto di contribuire concretamente al recupero di questo antico mestiere e nel 2010 fondano la loro società DEXTER Milano, ispirate dalla parola inglese “dexterity” destrezza manuale creando la loro icona, il Time Machine ® : una forma che potesse rappresentare e fermare nel tempo questo momento speciale, sulla quale riportare la data di inizio 11 04 2010, il nome DEXTER mascotte a 4 zampe arrivata proprio in quei giorni e la città dalla quale è partita questa avventura.

Nel 2012, nasce di fronte al Teatro Nazionale di Milano, il primo monomarca DEXTER Milano, una location particolare scelta proprio per tenere viva anche in questo le origini di questa avventura imprenditoriale nata sotto la magia degli antichi greci, ideatori dell’arte teatrale.

Perché nella vita ci vuole anche un po’ di fortuna, ma esibita con discrezione ed ironiaEcco allora I nuovi messaggi da portare al polso come amuleti. Ferro di cavallo, coccinella e peperoncino disponibili sia in argento al platino che in oro, montati artigianalmente a bracciale, con fili tecnici nautici e nodo scorsoio adatto a tutti i tipi di polso in taglia unica.

 Dexter Milano Fortuna
Raffaella+Renata
Renata Manno e Raffaella Finco

Double B: “Che ci vuole, lo faccio io!”

E’ la crema che si adatta alla mia pelle, non il contrario!”

Tutto è iniziato qualche anno fa: ho preso il tubetto della mia crema viso – di marca famosa, comprata in farmacia e consigliata dal dermatologo – e ho iniziato a cercare su Google ogni singolo ingrediente. Più leggevo, peggio era: tutti componenti chimici che, nel migliore dei casi, facevano “solo” male all’ambiente o alla mia pelle e nel peggiore erano dannosi per entrambi. Ho anche scoperto che la pelle è una barriera penetrabile: alcune sostanze usate nei cosmetici sono abbastanza piccole da attraversarla, arrivando fino al derma. Io volevo avere una bella pelle, ma non ero più disposta a tollerare ingredienti chimici, che mettevano a rischio la mia salute e quella del pianeta. Volevo una crema adatta alla mia pelle, con la giusta consistenza e con il mio profumo preferito: così è nata Double B!

Ho scoperto il mondo dell’autoproduzione cosmetica e mi sono innamorata: potevo decidere io che ingredienti usare, la consistenza della crema, il profumo…tutto! Ho formulato da sola i primi cosmetici e li ho realizzati in cucina, usando gli utensili che abbiamo tutti in casa, come il frullatore ad immersione. Però questo tipo di produzione artigianale non è compatibile con la legislazione del settore: infatti tutti i prodotti cosmetici – per tutelare il consumatore – devono essere realizzati e confezionati all’interno di laboratori sterili, con tecnici specializzati che sappiano maneggiare le materie prime. Non importa che la crema sia a base di olio extravergine d’oliva o di sostanze chimiche potenzialmente dannose, come la formaldeide: il processo produttivo deve rispondere a standard precisi. Sono cresciuta in una famiglia autarchica, il cui motto è “che ci vuole, lo faccio io!”, perciò l’idea di trasformarmi in imprenditrice in un settore che non conoscevo non mi ha spaventata, anzi! Ho fondato Double B, ho trovato un laboratorio chimico cosmetico che producesse le mie formule e ho seguito tutto il processo: dalla scelta delle materie prime alla grafica del packaging, dalla realizzazione del sito alla strategia editoriale dei canali social. Una fatica pazzesca, ma mi sono divertita un mondo!

Volevo dare alle donne la possibilità di avere un prodotto cosmetico che non fosse solo “buono”, ma anche su misura per loro. “La mia crema viso…” Quante volte avete usato queste parole? Beh, mi dispiace, ma se l’avete comprata in profumeria, in farmacia o in erboristeria, quella non è “la vostra” crema viso, al massimo è il vostro barattolo. La mia crema viso è quella formulata per me, adatta alla mia pelle e con il mio profumo preferito. La mia crema viso è realizzata su misura, come un abito di sartoria, e la posso modificare in base alle diverse stagioni dell’anno (d’estate vi mettete i maglioni di lana? No! E allora perché usare la stessa crema?). Non sono io che mi devo adattare ad una delle migliaia di creme in commercio, ma è la crema che deve adattarsi alla mia pelle! Da qui l’idea di Tailored Beauty: chi acquista un cosmetico Double B ha la possibilità di personalizzarlo. Se ad esempio sente la Crema Viso troppo leggera per la sua pelle, può arricchirla con qualche goccia di Olio di Argan; se invece la sente troppo leggera può stemperarla con un po’ di gel d’aloe e inoltre può aggiungere la fragranza preferita o anche una spruzzata del proprio profumo. 

Oggi io sono sempre in cucina a sperimentare nuove formule, che testo sulla mia pelle e su quella di amici volontari – ed entusiasti, devo dire! Quando sono soddisfatta del prodotto passo la formula al mio laboratorio di fiducia, che provvede a confezionarla per me. Ovviamente utilizzo solo ingredienti di origine naturale e di prima qualità, se possibile provenienti dall’agricoltura biologica, come il Gel d’Aloe bio. Lo stesso vale per le sostanze funzionali, come ad esempio i tensioattivi dello shampoo e del docciaschiuma: seleziono solo quelli di origine naturale, perché siano delicati sulla pelle e biodegradabili. Inoltre, ho scelto di escludere quegli ingredienti che, pur essendo naturali, sono di origine animale e tutti i miei cosmetici sono 100% vegan. Last but not least, i prodotti Double B sono realizzati solo con ingredienti attivi che servono davvero alla pelle, per questo è sufficiente usare una piccola quantità di prodotto.

Sara AbbateSara Abbate

www.tailoredbeauty.bio

@: info@tailoredbeauty.bio

 

LeMastro, il nostro progetto tutto al femminile!

LeMastro, due giovani donne in un antico mestiere tutto al maschile.

LeMastro siamo noi, Francesca Latini e Giovanna D’Ulisse, due artiste trentenni che vivono e lavorano a Roma, laureata in Scienze della Moda e del Costume e con Diploma da modellista l’una e in Storia dell’Arte Contemporanea l’altra. La nostra avventura inizia 3 anni fa quando, mosse da curiosità e voglia di fare, ci “ritroviamo” in una bottega, una di quelle che a partire dagli anni della Dolce Vita hanno fatto del Made in Italy  un marchio di qualità, bellezza e garanzia riconosciuto in tutto il mondo. Ed è proprio in bottega che abbiamo studiato ed ereditato il mestiere di due maestri delle calzature: Mario Vitalucci e Orazio Giustiniani. È qui che abbiamo trascorso i nostri pomeriggi dopo le lezioni all’Università, è qui che abbiamo appreso l’arte di realizzare le scarpe a mano e su misura.

Ciò che rende unica l’artigianalità è la possibilità che un’idea prenda forma attraverso un’attenta elaborazione. Si impara ad apprezzare la bellezza del tempo speso nei dettagli ed è proprio questo che differenzia il nostro lavoro, rendendo ogni scarpa un oggetto unico, per noi e per chi lo indossa. foto 2_resized

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Così, nel 2015 nasce LeMastro, il nostro progetto tutto al femminile. Da qui la scelta del nome del nostro Marchio. In gergo, il “mastro”, sostantivo maschile, è il maestro, colui che trasmette, attraverso un quotidiano insegnamento, le tecniche e i segreti dell’arte calzaturiera. Oggi, noi, LeMastro, sostantivo femminile, vogliamo sdoganare questa “normalità” reinterpretando le nostre scarpe in chiave moderna. Creatività, arte e tecnica.

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Francesca Latini e Giovanna D’Ulisse

Glix…e così inizia l’avventura!

Vi è mai capitato di chiedere ad un amico di comprare qualcosa al posto vostro? Una giacca particolare ad esempio a Parigi o un paio di scarpe a NY? o sapete che il cappello dei vostri sogni esiste, ma in una boutique a Berlino?

GLIX nasce mentre stavo esaudendo il desiderio di una mia amica: trovare un paio di scarpe in un negozio che lei non poteva raggiungere, perché abitava in un’altra città. Trovato l’oggetto del desiderio, scatto una foto, la condivido e, dopo una veloce conferma, compro al posto suo. Ecco la classica scintilla, una lampadina che si accende, un sogno che comincia. Perché non farlo per altre persone? Perchè non guadagnare su ogni prodotto? GLIX consente a chiunque di diventare Personal Shopper di qualcun altro. E’ dedicato agli amanti del fashion, rendendoli trendsetter e punti di riferimento della propria città, in grado di comprare e vendere prodotti unici di tendenza locali, a livello globale.

GLIX è una specie di satellite che ruota intorno alla terra e invia un segnale ogni volta che avvista un abito, un paio di scarpe o un accessorio che potrebbe piacerti. Più nel concreto è un’app che mette insieme un network globale di Personal Shopper che lavorano per te, osservando e acquistando ovunque sul pianeta. Quando ho l’intuizione di creare GLIX, capisco subito di aver bisogno di aiuto, perché del marketing e della programmazione so soltanto che quei professionisti avrebbero veramente un gran bisogno di un Personal Shopper!

Contatto chiunque penso possa aiutarmi e finalmente trovo chi crede a questo progetto quanto me. Luca, CMO che metterà nel progetto tutta la sua esperienza, Fabio (CTO e Creative Director), il cui compito sarà lo sviluppo creativo dell’applicazione e la gestione del team di programmazione: Federico (sviluppatore IOS) e Kristian (sviluppatore Android). Una volta riuniti, guardando tutti dalle scarpe fino all’ultimo bottone delle camicie, esclamo: “Ragazzi, voi avete bisogno di me, almeno quanto io ho bisogno di voi”.

#fashionrevolution

E così inizia l’avventura.

H-FARM è la prima realtà che ha creduto in noi e ci ha ospitato in un mondo fatto di sudore e di soddisfazioni. L’esperienza ad H-CAMP, il programma di accelerazione di H-FARM, ci ha permesso di sviluppare un valido prodotto che uscirà a fine Ottobre sull’Apple Store, dopo un primo test a Settembre. Abbiamo avuto accesso a infinite informazioni e ad un network di contatti inaccessibile fino ad allora, migliorando di giorno in giorno il progetto e l’applicazione. Ci sono migliaia di e-commerce che si occupano di fashion, ma è tutto troppo virtuale per chi, come i fashion addicted, vive lo shopping come un colpo di fulmine con ogni capo. Senza contare che le boutique più prestigiose, spesso hanno abiti unici, che non potrai mai trovare online. Con GLIX questi abiti diventano visibili sulla rete, in esclusiva per te. Sì, perché dei Personal Shopper fidati ti offrono la possibilità di guardare con i loro occhi e toccare con le loro mani un abito che sta in città distanti migliaia di chilometri.

In parole povere, GLIX è lo Street View della moda, con la differenza che puoi far tuo tutto quello che vedi.

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A SPADAFORA 29 anni

Art Director con formazione al Politecnico di Milano in Design degli Interni. Ho seguito progetti creativi e di comunicazione per importanti brand internazionali come Coca Cola, Barilla, Vodafone. Mi definisco una “generatrice di idee” e con una di queste sto cercando di cambiare la mia vita.

 

 

 

GLIX

Diventa Personal Shopper ed inizia a guadagnare, condividendo la tua città!  

www.glix.info  

Per informazioni o collaborazioni:

Sara Spadafora –Founder & CEO  – sara@glix.info  

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Retro-officina, uno stile di vita!

Mi piace pensare che Retro—Officina offra un’alternativa a tutte le persone — di qualsiasi età, sesso e taglia — che vogliano vestirsi e/o arredare la propria casa in maniera unica ed ecosostenibile. Con il suo nome non si definisce esclusivamente un contenitore di antichità e nozioni manuali, ma si cela l’amore e la devozione per le piccole cose, per ciò che mostra i segni del suo tempo, che ha una storia da raccontare; il gusto di aggiustare; il riconoscimento del valore degli oggetti; l’attenzione allo spreco. Per dirla con una sola espressione: Retro—Officina è uno stile di vita.

La mia occupazione principale è recuperare pezzi di abbigliamento e design che per alcune persone destinerebbero alla discarica e donargli una potenziale nuova vita. Il momento esatto in cui ho capito che il mio talento nello scovare tesori, come amo definirli, nei mercatini e la mia abilità nel mescolare i pezzi poteva diventare un lavoro è stato in concomitanza con la crisi economica globale.

Quello del restauro, mestiere che ho scelto da bambina e perseguito sinora, non è un settore semplice nel quale addentrarsi e soprattutto mantenersi con continuità; così ho iniziato a formarmi in maniera diversa, studiando e seguendo corsi, dal taglio e cucito alla modisteria, per avere una preparazione più valida e non basata solo su attitudini personali. La parola ”crisi”, in fin dei conti, nella sua etimologia possiede una sfumatura positiva, in quanto un momento di riflessione, di discernimento che può e dovrebbe sempre trasformarsi nel presupposto necessario per un nuovo inizio. Ovviamente non è stato semplice: in questa impresa ho investito ogni fibra di me stessa; senza la famiglia che mi sostiene e condivide le mie scelte quotidianamente, e l’affetto e la stima degli amici, non credo che avrei mai potuto farcela. Mia madre è la mia prima follower, infonde sempre fiducia in me e nelle mie capacità e mi sostiene nei momenti di insicurezza; ed ho la fortuna di avere amici splendidi, dal trasloco agli shooting, loro sono una calorosa presenza sulla quale poter contare.

In un momento storico in cui è indispensabile ripensare l’economia e ristabilire un equilibrio nei rapporti che uniscono l’essere umano, il pianeta che lo ospita e le merci da lui prodotte, i beni di consumo acquistano — o meglio riacquistano — nuove valenze e connotazioni. La qualità sostituisce la quantità, l’unicità del pezzo la produzione seriale, la durabilità soppianta la stagionalità delle mode. L’effetto immediato di queste rivalutazioni — seguendo il principio eracliteo per cui nulla si crea e distrugge, ma tutto si trasforma —   è il riappropriarsi di pratiche di buon senso come il riuso e il restauro, di forme di mercato alternative come il baratto, del rinnovamento e della personalizzazione ad hoc subendo il fascino dell’arte e dell’artigianato che, per dirla con le parole di un noto designer, contribuiscono a non imporre l’ecologia come una punizione.

Locandina Retro-Officina

Su questi presupposti si sviluppano le attività di Retro—Officina, una vera e propria fucina creativa. Lampade, specchi, sedie, mobili e giocattoli d’epoca, trovano collocazione in case che vogliono esprimere la personalità di chi le ama e che tenta strenuamente di non soccombere all’omologazione anche tra quattro mura. La parte più divertente del lavoro è studiare la trasformazione e leggere lo stupore negli occhi di guarda: quel vecchio mobile così cupo e pesante è diventato così originale, colorato, arioso, un oggetto che non sapevi avresti mai desiderato ma al quale ora non si può resistere! Per quanto riguarda il vestiario ogni capo viene accuratamente selezionato e trattato con amore: lavato a mano o in lavanderie selezionate (e a basso impatto ambientale), riparato se necessario, o volendo completamente stravolto per essere trasformato in qualcosa di diverso, di ”nuovo”, per iniziare una nuova avventura o anche solo per un giorno di gloria con il servizio di nolo! E per tutto ciò che il tempo ha allontanato dal nostro gusto (o dalla nostra taglia attuale) c’è il servizio di sartoria per la completa trasformazione e personalizzazione dei capi. Il tutto con la coscienza green sollevata.

Sono sempre stata attratta dalle mode di altri tempi: dalla manifattura, dalla durabilità e dalla capacità di essere sempre attuali dei capi e accessori vintage. Probabilmente gran parte della mia passione è stata influenzata da mia nonna che, fin da piccola, mi faceva giocare con le scarpe con il tacco e gli abiti suoi e di mia madre che aveva conservato. Mi ha insegnato che per essere vestita bene non serve spendere un patrimonio ma valorizzare e modificare ciò che si ha o che si può trovare di accessibile, a scegliere con criterio. Da lì ad andare a scuola, già a 13 anni, con i pantaloni a zampa e le t—shirt anni70 il passo è stato breve. La scelta degli abiti giusti non è un’operazione superficiale: nell’ambito del “nuovo” è di fondamentale importanza saper leggere un’etichetta e tutto ciò che rappresenta, essere consapevoli della provenienza e del processo di lavorazione, del relativo impatto etico e ambientale; con l’usato — nonostante queste regole rimangano alla base di ogni scelta — si azzera la catena perché si utilizza qualcosa di preesistente. Inoltre credo nella valorizzazione della propria fisicità a prescindere dalla taglia, e alla consapevolezza di se stessi. Il vintage aiuta in questo percorso, e perché annulla il sistema taglie, mischiando generi, percezioni del corpo e vestibilità differenti. I clienti di Retro—Officina, infatti, sono variegati perché offriamo pezzi e servizi che possono essere apprezzati da ogni fascia d’età. I più assidui sono gli appassionati del vintage, dagli swingers fino alle stylist professioniste. I prezzi partono veramente da pochi euro, e salgono in base al valore intrinseco del capo. Si possono trovare anche alcuni pezzi a titolo gratuito, scelta che preso per far appassionare e condividere la mia passione per il riuso anche dai più scettici.

 

Salone del Vintage (AR) Giorno 2

 

 

 

Lorena Umena

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FindMyLost: tra collaborazione e onestà

FindMyLost è la prima web Application che permette di mettere in contatto chi perde un oggetto con chi lo ritrova e proprio per questo mi piace definirla il primo Lost&Found social per la comunità. E’ quindi una community di persone che condivide il senso di collaborazione e il valore dell’onestà Nella nostra quotidianità perdiamo tantissimi oggetti, alcuni di valore oggettivo o necessari per il nostro lavoro e altri semplicemente cari e insostituibili. Mi sono chiesta se ci fosse un modo per recuperarli? E’ proprio da questo bisogno che ho deciso di progettare una piattaforma digitale con lo scopo di fornire una soluzione a un problema esistente: il mancato ritrovamento degli oggetti smarriti.

E’ successo spesso di camminare per strada e vedere per terra un cappellino, un guanto, un orecchino, un mazzo di chiavi. Mi sono trovata a raccogliere questi oggetti con la volontà di restituirli al legittimo proprietario ma di fatto non ne conoscevo l’identità e non avevo nemmeno modo di conoscerla. In genere quando ci si trova in questa situazione o si lascia l’oggetto dove lo abbiamo trovato, magari mettendolo in una posizione più visibile oppure, i più volenterosi, lo portano all’ufficio oggetti rinvenuti della propria città. Il nostro sistema va proprio a risolvere questo problema: permette di identificare il legittimo proprietario di un oggetto smarrito in tempi brevi e offre la possibilità di restituirglielo direttamente.

Il punto di forza di questa piattaforma è che siamo riusciti a renderla molto semplice da utilizzare. Quando qualcuno ritrova un oggetto smarrito deve semplicemente registrarsi gratuitamente, anche tramite i principali Social Network, caricarne la foto dal proprio smartphone o tablet e compilare i campi che ne contraddistinguono le caratteristiche principali, tra cui la geo-localizzazione e la data di ritrovamento. A sua volta, chi ha perso un oggetto, può cercarlo seguendo il medesimo iter. Una volta riconosciuto l’oggetto, il proprietario potrà accordarsi con il ritrovatore sulla modalità di restituzione, tutto tramite gli strumenti messi a disposizione dalla nostra piattaforma. E inoltre potrà offrire una ricompensa al ritrovatore come ringraziamento. La piattaforma è alimentata dagli oggetti ritrovati dai singoli cittadini ma anche dall’integrazione con i database degli uffici oggetti rinvenuti di comuni, strutture ricettive, aeroporti, stazioni e eventi su larga scala. Questo significa che quanto il proprietario di un oggetto lo cercherà sulla nostra piattaforma, nel caso in cui l’oggetto sia stato rinvenuto e pubblicato, potrà venire in contatto o con un singolo utente o con un ufficio preposto.

Vogliamo essere l’unico punto di riferimento nel mondo dei Lost&Found e il più grande aggregatore di database in Italia e WW; questo attraverso la Digitalizzazione o creazione ex novo i database degli uffici oggetti rinvenuti di Comuni, strutture ricettive, palestre, cinema, eventi su larga scala, stadi, ecc. Ora stiamo proponendo il servizio sia ai comuni che alle strutture ricettive che potranno creare i loro database digitale direttamente attraverso la nostra piattaforma. Siamo partiti da Milano, dove abbiamo un accordo con il Comune e con Expo 2015 al fine di affiancare il servizio lost and found “on the ground” con il servizio “onair” di FindMylost. Al momento sulla piattaforma sono presenti circa 37000 oggetti di cui circa 2000 persi in EXPO 2015 da maggio.

Successivamente intendiamo estendere il servizio nelle principali città italiane nei prossimi mesi come per esempio La Spezia che è la mia citta natale. L’obiettivo ovviamente è quello di internazionalizzarci essendo questo un modello di business scalabile e quindi applicabile in tutto il mondo. Abbiamo visto che questo servizio all’estero sarebbe altrettanto utile e al momento i servizi disponibili sono ancora piuttosto primitivi per cui pensiamo che questo pensiamo che questo servizio possa essere accolto positivamente.

Sono affiancata da un CTO, un legale e una grafica. L’obiettivo è inserire nel team anche una persona che si occupi di Markting online e sui social nel breve e dei commerciali.

FindMyLost_4ELENA BELLACICCA: CEO e Founder

Nata a La Spezia il 05.01.1983, dopo la laurea triennale in Economia Aziendale presso l’Università Commerciale “L. Bocconi” consegue il Msc in Strategic Management all’Università di Tilburg (NL) e il Graduate Programme in Economics, Finance and Management con indirizzo Finance all’Università UPF (Barcellona, Spagna). Dopo una breve esperienza lavorativa presso Reuters dove si occupa di Client Training, Elena inizia la sua carriera nelle società quotate e affini occupandosi principalmente di Investor Relations e Comunicazione finanziaria. Nel 2007 inizia a lavorare nel team IR di Pirelli & C. occupandosi di analisi finanziaria e di Investor relations, nel 2009 in Unicredit Corporate Investment Banking dove si occupa di Investor marketing, dal 2010 al 2013 in Cell Therapeutics Inc. dove ricopre il ruolo di Investor relations and Communications manager per l’Italia. Nel 2014 supporta l’IPO di Fincantieri, prima privatizzazione in Italia. Nel 2014 inizia anche lo sviluppo della sua idea imprenditoriale nell’online in vista di Expo 2015. Elena è una professionista nell’ambito della relazioni con gli investitori e con i media, è esperta di mercati finanziari, di organizzazione eventi. Elena parla 3 lingue: Italiano, Inglese e Spagnolo. Le sue passioni sono il mondo digitale, la moda e il design. Elena è campionessa regionale dei 200 m ostacoli.

Sito: http://www.findmylost.it/

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Milano a modo mio: due sorelle, una città e tanta passione!

Milano amodo mio nasce e cresce nell’illusione di poter coltivare la visione di una città proiettata nel futuro e nella dimensione del villaggio globale senza dimenticare tradizioni, radici, musei di nicchia, negozi eclettici e ristoranti dove è ancora un piacere sostare, degustare e ricordare!

Come avvocato di finanza strutturata mantengo uno sguardo disincantato sui difetti di Milano, come fiorentina doc ne colgo gli aspetti più artigianali e laboriosi, come giornalista mancata mi incuriosiscono le sue mille sollecitazioni sempre da scoprire e coltivare.

Grazie poi alla veste grafica di mia sorella Cristina, architetto d’interni che sa assecondare i miei deliri di itinerari milanesi, arricchiamo il sito di immagini personalizzate e passeggiate per la città che ci auguriamo possano rimanere negli occhi come nel cuore.

Il faro che ci illumina e guida è l’intento di difendere una Milano che ancora riesce a stupirci, potendola condividere con chi ha ancora abbia voglia di stupirsi e volendola far conoscere a chi ancora crede che Milano non sappia sorprendere chi ci vive, lavora, trascorre la propria esistenza. Una logica di consapevolezza leggera, soave ma sempre costruttiva per godersi una città che sa rinnovarsi profondamente senza strilli né campanelli!

 

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A partire dal prossimo autunno, renderemo vivi ed attivi i percorsi dedicati a Milano con cadenza mensile, per incontrarsi e vivere Milano a modo nostro!

 

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Silvia Meucci, nata nel 1969 a Firenze. Ha frequentato il liceo classico a Milano e poi Giurisprudenza. Diventa avvocato, vive a Londra per un po’ occupandosi di finanza strutturata. Ha un marito ed una figlia dodicenne.

Cristina Meucci classe 1974, milanese. Liceo scientifico prima, architettura poi. Si appassiona alla architettura di interni, ha una bimba di quattro anni

 

 

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