Sen. Valeria Fedeli: “Un mondo di donne e uomini”

Sen. Fedeli tempo fa ha detto: ”Valorizzare la paternità significa dichiarare che la maternità riguarda tutti”; può spiegarci meglio?

Valorizzare la paternità consente di superare l’idea che la maternità riguardi solo le donne, un’idea che penalizza gravemente sia le donne, limitandone i livelli occupazionali e le possibilità di ingresso e di permanenza nel mercato del lavoro, sia gli uomini, a cui non è consentito di vivere la nascita di un figlio come un evento positivo che comporta impegni e gioie per tutta la famiglia. Siccome la maternità non è un fatto privato, le tante buone pratiche diffuse in Europa, dalla Francia ai paesi scandinavi, ci insegnano che le misure volte a sostenere la genitorialità rappresentano un impegno concreto per migliorare la qualità della vita e per creare condizioni per una maggiore e migliore occupazione, specialmente per le giovani generazioni.

Non basta favorire un congedo parentale utilizzato quasi esclusivamente dalle donne, perché questo può, paradossalmente, favorire fenomeni di discriminazione e segregazione orizzontale. Bisogna valorizzare la paternità e le politiche di riequilibrio e condivisione dei carichi genitoriali perché così si può favorire la scelta per un positivo ritorno al lavoro delle madri in congedo. Anche dal punto di vista delle aziende la prospettiva deve cambiare, e deve realizzarsi il superamento della visione della donna potenziale madre come un handicap, un’idea distorta di fare impresa che in passato ha favorito la vergognosa pratica delle dimissioni in bianco. È fondamentale sostenere quindi la condivisione per padri e madri di responsabilità e gioie, oltre che la conciliazione: si tratta di cambiare approccio nella scelta di politiche pubbliche volte a sostenere la maternità, promuovendo maggiormente, a livello politico-normativo oltreché culturale, la condivisione delle responsabilità genitoriali.

Il giovanissimo cofondatore di Facebook resterà due mesi a casa per la nascita di sua figlia. A che punto siamo in Italia con il congedo parentale e cosa sta facendo lei in merito?

Il Jobs Act, con il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, “Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro”, ha introdotto una serie di misure, da me ampiamente condivise, per promuovere e sostenere la conciliazione nonché la condivisione dei carichi di cura tra i genitori. Si tratta di un provvedimento molto importante perché interviene sul congedo obbligatorio di maternità, per rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari, e sul congedo parentale, prevedendo che possa essere utilizzato fino ai 12 anni del bambino, anziché 8 come in precedenza, e che dalla nascita del figlio, fino al compimento dei 6 anni, si potrà richiedere il congedo parzialmente retribuito, oppure dai 6 ai 12 anni quello non retribuito. Il congedo parentale, inoltre, verrà riconosciuto in uguale forma anche nei casi di adozione o di affidamento, e si dispone che in caso di mancata regolamentazione, da parte della contrattazione collettiva, anche di livello aziendale, delle modalità di fruizione di questo congedo, ciascun genitore può scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria. Altre misure incluse nel decreto riguardano il caso di malattia grave del dipendente, in cui si garantisce il passaggio a un orario di lavoro part-time; la norma sul telelavoro, che prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti; il congedo per le donne vittime di violenza ed inserite in percorsi di protezione. Anche sui congedi di paternità è stato compiuto un passo importante, prevedendo l’estensione a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, della possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata. Ma occorre fare di più, e per questo trovo importante che in Senato siano stati approvati due miei emendamenti alla Legge di Stabilità, uno sulla condivisione della genitorialità e uno per i voucher per il baby-sitting: il primo prolunga al 2016 la sperimentazione sulla paternità obbligatoria che fu lanciata ormai tre anni fa dall’ex Ministra Fornero, raddoppiandone la durata da uno a due giorni, più altri due facoltativi; il secondo, invece, ripropone, sempre per il 2016, il contributo concesso alle famiglie in cui le donne desiderino tornare a lavoro invece che fruire di tutto il periodo di maternità. Sarà importante adesso monitorare i risultati di questa sperimentazione perché saranno utili nel percorso del Disegno di Legge sulla condivisione della genitorialità, di cui sono prima firmataria in Senato: una proposta che interviene direttamente sull’istituto del congedo di paternità, proponendo che il padre lavoratore dipendente è tenuto ad astenersi obbligatoriamente dal lavoro per quindici giorni lavorativi, anche continuativi, entro i trenta giorni successivi alla nascita del figlio. Si tratta di un periodo pienamente retribuito con un’indennità a carico dell’Inps, una misura che risponde anche alla scelta di tanti padri che vorrebbero avere un ruolo maggiore nella crescita dei propri figli ma non riescono a farlo a causa di una legislazione ed una cultura antiquate, appiattite su uno stereotipo di ruoli per cui prevale l’idea che il figlio sia a carico della sola madre, e non curato sulla base di una reciproca libertà di scelta di entrambi i genitori.

La nuova Leopolda di Matteo Renzi, da sempre in prima linea per la valorizzazione delle donne, ha come titolo: “La terra degli uomini”. Cosa manca oggi perché sia la vera terra di uomini e donne?

Credo che “La terra degli uomini” sia un titolo scelto in omaggio a un libro di Antoine de Saint-Exupéry, ma è anche un bel pezzo di Jovanotti: trovo sia un bel titolo se penso alle parole di Matteo Renzi, che ha specificato che alla Leopolda è “bandito l’uso del politichese” e “sono apprezzate le proposte più che le polemiche”. Poi certo, per chi come me è abituata a declinare sempre i linguaggi sia al femminile che al maschile questo titolo fa uno strano effetto, tant’é che per la mia periodica newsletter tematica internazionale ho scelto da tempo il titolo “Un mondo di donne e di uomini”. Detto questo, oggi abbiamo donne in Parlamento e Governo in una misura senza precedenti nella storia repubblicana, e anche se questo non garantisce di per sé la rispondenza delle scelte politiche da fare per le donne e con le donne, si tratta comunque di un cambiamento fondamentale. Molte delle scelte di questa legislatura, compiute da parte sia del Parlamento che del Governo, sono state da esempio: pensiamo all’attenzione alla democrazia paritaria, con le norme non discriminatorie presenti nella riforma costituzionale, nella legge elettorale nazionale e nel ddl, approvato per ora solo al Senato, sulle elezioni regionali, oppure al contrasto alla violenza di genere, con la ratifica della Convenzione di Istanbul, la legge sul femminicidio, il piano antiviolenza, l’introduzione dei principi di parità e non discriminazione nella riforma della scuola.

Credo che la sfida più grande sia continuare a mettere in campo norme che facciano anche cultura, portando il Paese avanti sulla via dell’Europa e di una modernità fatta di diritti e cittadinanza piena per tutti e per tutte. Non possiamo più permetterci di trascurare l’empowement economico delle donne: il lavoro è lo strumento principale per costruire libertà e partecipazione femminile, ed aumentare la loro autonomia, garantire loro di poterci essere partendo da una condizione di uguaglianza con gli uomini. Anche per questo mettere le imprese in condizione di poterle assumere senza oneri eccessivi, vuol dire liberare un potenziale di crescita enorme per tutto il Paese.

Un consiglio ed un augurio futuro a Valeria.

A me stessa do lo stesso consiglio che sento di dover dare alle ragazze di oggi, quello di essere se stesse sempre, di non omologarsi rispetto agli uomini, perché non c’é niente di più errato che pensare che declinare al maschile linguaggi e comportamenti possa conferire maggior prestigio o forza alle donne: se si vuole essere autorevoli bisogna esercitare i propri talenti, le proprie competenze, la propria determinazione, il proprio impegno, senza imitare qualcun altro. Un augurio futuro è quello di continuare a contribuire, ciascuno per le proprie responsabilità, a migliorare per tutti il nostro Paese, per costruire una sostanziale cittadinanza per donne e uomini, senza discriminare nessuna persona.

Un consiglio ed un augurio a tutte noi.

Nell’ultima intervista, un anno fa, vi avevo augurato e consigliato di fare rete e di essere solidali. Oggi la vostra realtà è cresciuta e vi auguro di proseguire su questa strada. In fin dei conti, le donne che hanno fatto la storia della nostra Repubblica sono quelle che più di altre hanno saputo fare proprio questo principio: unire nelle differenze, e condividere valori. Un modo di impegnarsi nella politica, nel fare impresa, nell’assumersi responsabilità nella vita pubblica, che oggi, anche grazie alle nuove tecnologie, può risultare vincente.

A cura di Barbara M.  @paputtina

Valeria Fedeli  @valeriafedeli

Nata a Treviglio (Bg) il 29.07.1949, laureata in Scienze Sociali, sposata. Valeria Fedeli è stata segretaria generale della Filtea, la categoria tessile della Cgil, dal 2000 al 2010 e poi, fino al 2012, a seguito dell’unificazione delle categorie dei tessili e dei chimici ed energia, è stata vice segretaria della Filctem. Dal 2001 al 2012 è stata anche presidente del sindacato tessile europeo e dal 2012 vice presidente del sindacato europeo dell’industria. Ha contribuito alla definizione delle Linee guida di politica industriale per la competitività della Moda italiana, partecipando anche al Tavolo per lo sviluppo del Made in Italy. Ha operato, in sede europea, per le politiche di reciprocità tra Europa e Cina e per la lotta alla contraffazione. Il 15 novembre 2012 è diventata Vice Presidente Nazionale di Federconsumatori, dopo trentaquattro anni in CGIL. Ha sempre avuto come riferimento prioritario le battaglie per i diritti, le libertà e l’autonomia delle donne e per il superamento delle disuguaglianze. In Italia è stata esperta del Ministero del Lavoro per le politiche di Pari opportunità nel lavoro tra donne e uomini ed è tra le fondatrici di Se non ora quando? É iscritta e militante del PD dalla fondazione, considerando il PD naturale luogo di espressione di quelle culture e azioni che ha sostenuto durante tutta la sua esperienza sindacale e politica. Dopo essere stata candidata come capolista in Toscana ed eletta senatrice per la prima volta alle elezioni del 24 e 25 febbraio, il 21 marzo 2013 è stata eletta Vicepresidente Vicaria del Senato della Repubblica per il PD.

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Pinktrotters: Contemporary women!

Cos’è e a chi è rivolto Pinktrotters? 

Pinktrotters è una piattaforma online che mette in rete le donne e le unisce con esperienze da condividere, dal viaggio, alla lezione di yoga, passando per l’aperitivo, la visita guidata o la giornata in Spa. Nata nel 2013 oggi conta 200.000 utenti iscritte in sette Paesi e 250 eventi e viaggi realizzati. Non siamo noi ad organizzare gli eventi, è la community stessa che si organizza tramite la piattaforma e soprattutto tramite le nostre Ambassadors: sono loro infatti a guidare il nostro meetup al femminile. Quest’ultimi ovviamente comprendono anche i viaggi, che noi però chiamiamo “happening”, momenti semplicemente un po’ più lunghi, che rientrano comunque nella categoria eventi. Noi ci occupiamo della promozione, diffusione e del branding. La community è aperta a tutti e l’accesso è al momento gratuito, ma la selezione avviene in maniera automatica sulla base degli interessi delle donne stesse. Il nostro è un target glamour, sofisticato, non necessariamente alto spendente, infatti gli eventi  partono dai 20 euro.  20 euro però spesi nel locale selezionato ad hoc per l’occasione, nel posto in cui c’è un evento particolare. 

Come si crea oggi una community di successo e quanto impegno per catturare l’attenzione degli “internauti” tutti i giorni?

La community la si crea giorno dopo giorno, attraverso un’attenta comunicazione e grande lavoro ‘dietro le quinte’. Eventi di qualità e speciali, scontistiche, privilegi grazie ai nostri partner e gli articoli della nostra sezione blog non sono ovviamente elementi secondari ma aiutano anch’essi a far crescere il network di Pinktrotters sempre di più. Da non sottovalutare sono poi i momenti offline, quelli in cui le nostre Pinktrotters si incontrano e si conoscono, per noi fondamentali. Siamo sempre felicissime ed appagate quando vediamo nascere nuove amicizie e collaborazioni tra loro. L’impegno per catturare l’attenzione degli internauti è sempre maggiore, soprattutto alla luce della perenne espansione del Web e delle offerte in esso presenti. E’ necessario avere una persona competente nel team, che possa dedicarsi al 100% a questo compito.

In un momento così difficile come quello che stiamo vivendo lavorativamente parlando, si sente d’incoraggiare la sua professione?

Assolutamente si! Io, ad esempio, prima di lasciare il mio ultimo lavoro vivevo a Copenhagen dove gestivo tutto il budget marketing e i rapporti Finance-Marketing della Northern European Area della British America Tobacco. Gli anni trascorsi a lavorare per una big corporation mi hanno permesso di maturare dal punto di vista professionale, personale e di capire che il lavoro di finance non faceva per me, non ero portata. Nel momento in cui mi sono accorta di avere altro genere di aspirazioni, ho provato a cercare lavoro nel marketing. Ho mandato per due anni curriculum, ma date le mie precedenti esperienze lavorative ho avuto la strada sbarrata poiché le aziende ritenevano che io non avessi le skills adatte per lavorare nel marketing. Per questo, dopo i numerosi rifiuti, che decisi di crearmi da sola il lavoro su misura per me ed è nato così Pinktrotters. 

Un consiglio ed un augurio a Eliana.

Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che vuole creare una startup gli consiglierei da subito di creare un team di 2/3 persone, tutte full time e tutte full committed anche in termini di denaro versato a supporto del progetto. 

Un consiglio ed una augurio a LeadingMyself.  

Un grande in bocca al lupo per il futuro!

 A cura di Barbara M.  @paputtina

 

88b976c61225d8d0f9055e924f6a0dee_originalEliana Salvi è la fondatrice di Pinktrotters. E’ nata e vissuta ad Ascoli Piceno. All’età di 19 anni si è trasferita a Milano dove ha studiato International Management all’Università Bocconi. Dopo la laurea, è entrata in una multinazionale inglese attraverso un graduate program e ha iniziato una brillante e veloce carriera all’interno del gruppo per 6 anni. Alla fine del 2013, la sua passione per i viaggi e per la conoscenza di diverse culture l’hanno portata a lasciare alle sue spalle il lavoro sicuro di ufficio come Finance Manager e ad intraprendere la strada imprenditoriale. L’ispirazione nel creare Pinktrotters nasce dall’aver viaggiato molto per lavoro e per motivi personali. Eliana crede che le esperienze da vivere siano più divertenti e gustose se condivise, specialmente per una donna che molto spesso si trova in situazioni poco piacevoli di viaggio da sola in posti sconosciuti e poco amicali. Eliana ha sempre trovato complicato il potersi connettere tra donne e trovare nuove amiche mentre si viaggia, ottenendo da esse consigli al femminile su dove trovare negozi adatti, parrucchieri, eventi del momento, posti sicuri e consigliati con autorevolezza da persone dai gusti simili. I social network fino ad ora esistenti non davano il senso di “belonging” e “trust” che cercava. Per questo motive nasce Pinktrotters; uno strumento utile, una community internazionale di donne che si conoscono condividendo il loro tempo libero attraverso eventi e viaggi di città in città. Un posto dove trovare altre donne dagli interessi simili dove trovare nuove amicizie che durano anche dopo la conclusione dell’esperienza condivisa. Da quando ha iniziato la sua avventura in Pinktrotters 2 anni fa, si è ancora più appassionata al mondo delle startup, all’innovazione, a costruire partnerships strategiche, identificare nuove opportunità e in particolare a lavorare con le donne e per le donne.

www.pinktrotters.com

Eliana@pinktrotters.com

FB, IG, TWITTER: Pinktrotters

Romina Boarini : “Leadership femminile e social connection”

Romina Boarini, definita “donna delle statistiche”, cos’è la social connection? 

Social connections è un’espressione anglosassone che fa riferimento all’insieme delle relazioni personali e alla connettività sociale, cioè il fatto di vivere e condividere con gli altri una parte essenziale della nostra esistenza. Naturalmente non è semplice trovare indicatori statistici che possano cogliere la natura complessa di queste relazioni e soprattutto la loro qualità, che è quello che conta di più per il benessere individuale. Nel nostro lavoro (www.oecd.org/progress) abbiamo misurato l’intensità delle relazioni personali con domande d’inchiesta che rilevano con quale frequenza le persone si incontrano, e con quale probabilità ritengono di poter essere aiutate in caso di bisogno. In   per esempio, il 22% delle persone incontra almeno un amico al giorno mentre il 25% una persona della propria famiglia, percentuali leggermente superiori alle medie europee. Inoltre all’incirca il 90% degli italiani dichiara di poter contare su qualcuno in caso di bisogno.

E’ davvero così importante oggi avere amici?

Infine le social connections contano soprattutto per i giovani (http://www.oecdbetterlifeindex.org/it/risposte/), che le considerano essere fra i fattori più importanti della qualità della vita. I giovani tra 15 e 24 anni sono anche quelli che si sentono più sostenuti dalle loro reti sociali, dato che il 95% delle persone interrogate in questo gruppo dichiara poter contare su una rete personale in caso di difficoltà. L’uomo è una creatura sociale: avere amici è sempre stato importante! Non a caso le   dimostrano che i contatti umani e il sentirsi circondati sono determinanti fondamentali della nostra percezione di benessere. Quello che caratterizza i rapporti personali nel mondo odierno è che possono essere in parte facilitati e veicolati da nuove tecnologie e piattaforme di comunicazione, come i social media. Essere al centro di relazioni personali non è solo importante per essere più felici ma può avere risvolti professionali interessanti. Per esempio alcuni studi hanno dimostrato che, durante la crisi economica, le persone con social connections più nutrite sono rimaste disoccupate meno a lungo.

Tutto questo come si traduce in una futura leadership femminile e cosa diventa davvero importante a questo punto? 

Ci sono due insegnamenti importanti che emergono dagli studi su donne e social connections. Il primo è che le donne le ritengono generalmente più importanti degli uomini. Il secondo è che le donne tendono a utilizzarle meno a fini strumentali (per esempio per la propria carriera). In sintesi per le donne si tratta di un puro valore mentre gli uomini le utilizzano a fini più opportunistici. Credo che la leadership femminile potrà esercitarsi ancora di più nel momento in cui le donne capiranno che non c’è nulla di male a cercare nell’altro un alleato e che sfruttare la social connection è semplicemente un modo più efficiente di operare (spesso, per entrambe le parti).

Un consiglio ed un augurio a Romina. 

Un consiglio: ricordarsi che il benessere si pratica oltre che si predica! Un augurio: continuare a lavorare su progetti belli e innovativi in compagnia di uno splendido team (di donne!).

5. Un consiglio ed una augurio a LeadingMyself.

Un consiglio: esortare le vostre followers a vincere l’insicurezza (tipicamente femminile) che il 99% delle volte è ingiustificata. Un augurio: continuare a pubblicare aforismi così ispiranti….

A cura di Barbara M.  @paputtina

Romina Boarini dirige il team statistico OCSE che si occupa di indicatori e analisi di benessere. Fra le sue principali responsabilità ci sono il Better Life Index ed il rapporto Come va la vita?. All’Ocse si occupa anche degli aspetti statistici del progetto Crescita Inclusiva. Recentemente ha cominciato a co-ordinare un progetto su Big Data e Benessere ed uno sulla costruzione di nuovi indicatori di fiducia e di capitale sociale. Economista di formazione, prima di lavorare alla direzione delle statistiche, Romina ha lavorato in vari uffici dei dipartimenti OCSE degli affari economici e di quelli sociali. Ha un dottorato in economia (Ecole Polytechnique, Parigi), una laurea in Economia (Università di Roma Tre) e ha pubblicato diversi articoli in riviste internazionali.

 

Social contacts:

http://www.researchgate.net/profile/Romina_Boarini

http://oecd.academia.edu/rominaboarini

Valeria Cagnina: Non appiattitevi sulla massa. Siate voi stessi!

Valeria Cagnina, tu sei la più giovane Digital Champion d’Europa, vuoi spiegare a chi segue il nostro blog cosa vuol dire?

Il Digital Champion è un ambasciatore digitale che ha il compito di rendere i cittadini più digitali. È una carica istituita dall’UE, ogni paese europeo ne ha uno. Riccardo Luna che è il DC italiano ha deciso di moltiplicare il suo impegno nominandone uno per ogni comune, il suo obiettivo è arrivare a più di 8000, tanti quanti sono i comuni italiani. Il DC ha 3 obiettivi fondamentali: 

  • essere una sorta di Help Desk per l’amministrazione pubblica nel campo del digitale;
  • muoversi in assenza di banda larga, Wifi o altri diritti digitali negati;
  • promuovere corsi e progetti di alfabetizzazione digitale dai bambini ai nonni.

Io concretamente sono riuscita a realizzare un mio grande sogno, quello di portare il Coderdojo anche ad Alessandria. Il Coderdojo è un movimento volontario, apolitico, gratuito ormai diffuso in tutto il mondo che si è posto come obiettivo l’insegnamento di codice e programmazione ai bambini e ragazzi dai 4 ai 17 anni. Ad Alessandria abbiamo iniziato con la fascia d’età dai 7 ai 14 utilizzando Scratch che permette in poche ore di realizzare un videogioco. Io sono Co-Champion del CoderdojoAL (essendo minorenne non potevo farlo da sola). Il Champion ufficiale è Luca Pantano con cui mi piace tantissimo collaborare. Siamo riusciti a far partire anche un corso di base di computer per nonni in cui insegniamo a utilizzare Office, Skype, mandare mail, elaborare foto…Il modo di apprendimento dei bambini è completamente diverso da quello dei nonni infatti i bambini imparano molto in fretta e ci mettono tanto impegno e da una volta all’altra arrivano più preparati perché sperimentano anche a casa. I nonni invece apprendono più lentamente e ci mettono anche un po’ meno impegno. Da una volta all’altra poi…si dimenticano tutto. Pensate che abbiamo iniziato con Skype circa un anno fa e ancora adesso dobbiamo rivederlo perché non se lo ricordano più.

Curo anche una rubrica su il Piccolo, il giornale locale di Alessandria, in cui rispondo alle domande dei lettori sul tema del digitale. Quando posso racconto quello che sto facendo anche in alcune scuole per ispirare altri ragazzi e giovani ad appassionarsi alla tecnologia e al mondo dell’informatica.  

Riccardo Luna ha scritto:” Quando fai una cosa con le tue mani, la trasformazione più grande avviene dentro di te”. Tu hai costruito un robot, cos’ha rappresentato per te?

Il mio robot è realizzato con Arduino UNO, un sensore di distanza e due motori. È in grado di riconoscere gli ostacoli e evitarli tutto in modo automatico. Funziona un po’ come quello per aspirare la polvere di casa, l’unica differenza è che non aspira la polvere. Però l’ho creato io. A me piace definirlo “la mia creazione”. Per me è stato un grande obiettivo riuscire a costruire qualcosa da oggetti che prima erano inanimati. Ha ragione Riccardo Luna quando dice che la trasformazione avviene dentro. Al di là della soddisfazione, ci si sente capaci, si impara un nuovo modo di progettare e creare. Si impara la logica delle macchine e una progettazione diversa ogni volta. Quando il robot si accende e funziona, in quel preciso istante, ti sembra davvero che nulla sia impossibile!  

Valeria, sei anche la più giovane travel blogger d’Italia (http://blog.lilianamonticone.com ); cosa vuol dire viaggiare per te?

Curo la mia sezione Il Mondo di Valeria e mi piace scrivere di viaggi dal mio punto di vista di teenager. Per me viaggiare significa non tanto spostarsi da casa, ma conoscere diversi modi di vivere, pensare e concepire il mondo. Viaggiare, esplorare, conoscere, incontrare e scoprire posti nuovi a me è sempre piaciuto fin da quando ero piccola. Lo si può fare anche ad una mostra fotografica, in un ristorante etnico, incontrando una comunità particolare o, perchè no, andando a visitare l’Expo.

Un nuovo viaggio è sempre una pagina bianca tutta da riempire, indipendentemente dalla destinazione, come ho scritto anche nei capitoli del nostro libro ‘Guida ai viaggi low cost’ che uscirà a breve, dove racconto del difficile rapporto tra scuola e assenze per viaggiare da un lato e viaggi alla scoperta del mondo e viaggi come scuola di vita dall’altro. In viaggio si conoscono tante persone con cui poi si resta in contatto, cosa che oggi è molto facile, anche se non si incontreranno mai più. Poi succedono cose buffe, come quella volta in Nepal che una ragazzina mi ha chiesto a quale casta appartenessi e non si capacitava del fatto che in Italia non esistono le caste!

Normalmente questa domanda è dedicata ad un consiglio all’intervistata ma a te chiediamo un consiglio e un suggerimento ai tuoi coetanei.

Coltivare le proprie passioni sul web. Oggi non servono grandi mezzi, tanti soldi e possibilità esagerate. Un computer ed una connessione ad internet possono davvero cambiare la vita. Nei miei coetanei vedo troppa apatia, troppo disinteresse a tutto… oppure troppo interesse per calcio, moto e discoteca. Alimentatele poi ascoltando il TED. Qualsiasi passione lì troverà spunti inimmaginabili. In più imparerete l’inglese che vi servirà tantissimo e che purtroppo la scuola non è in grado di insegnare. Trovate i vostri modelli di riferimento. Ci sono tantissimi giovani in gamba in rete da cui prendere ispirazione. Penso a Federico Pistono. Non appiattitevi sulla massa. Siate voi stessi!

        Non appiattitevi su una vita che non è la vostra. Focalizzate quali sono i vostri interessi, ampliate le vostre cerchie per scoprirli, trovate le vostre passioni.

 Un consiglio ed una augurio a LeadingMyself.

Dedicatevi tanto ai ragazzi ed ai giovani. Fate capire loro che il mondo è dietro l’angolo e non è la piccola realtà, magari grigia e noiosa in cui vivono. Instillate in loro passioni da coltivare che renderanno felice e soddisfatta la loro vita. Aiutatemi a far capire che oggi bastano un computer ed una connessione (oltre all’utilizzo del proprio cervello!) per cambiare vita!!

 

A cura di Barbara M.   @paputtina

Valeria Cagnina.  Sono nata nel 2001. Sono la più giovane travel blogger d’Italia. Amo viaggiare e non potrebbe essere altrimenti con due genitori che mi hanno sempre portata in giro per il mondo da quando sono nata, pensate che a 14 mesi avevo visto 14 stati.Ho realizzato un Robot con Arduino. Hobby: stampa 3D, Arduino, programmazione e pittura.   Sono appassionata di ginnastica ritmica che pratico da quando avevo tre anni e da qualche anno insegno alle bimbe più piccole. Sono Animatrice presso l’oratorio. Sono Co-Champion Coderdojo Alessandria e Digital Champion per il Comune di Alessandria Ho partecipato come speaker al #TEDxMilanoWomen una soddisfazione indescrivibile!

 

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Anna Zattoni: ripartiamo dalle giovani donne e continuiamo a fare rete!

Anna Zattoni direttore generale di Valore D, cos’è Fabbrica4D?  

Fabbrica4D – La Metalmeccanica si rinnova” è il primo network di imprenditrici, manager, lavoratrici e studentesse nato per valorizzare il ruolo delle donne nel settore metalmeccanico. Il network nasce contestualmente all’adesione di Federmeccanica a Valore D e segna l’inizio di una collaborazione a sostegno della crescita professionale delle donne e dell’imprenditoria femminile in un settori industriale tradizionalmente considerato appannaggio maschile. Il nome del network si rifà all’idea di “laboratorio”, di officina, di luogo operoso di contributi, esperienze e sensibilità diverse. Tra i progetti che promuoveremo ci sono iniziative di condivisione di best practices, incontri per diffondere modelli femminili di successo nel settore, programmi di mentorship individuale tra manager e imprenditrici e studentesse e la creazione di una figura di “temporary welfare manager”, per dare alle aziende uno strumento concreto che le aiuti ad attirare talenti e competenze al di là delle differenze di genere.  

Lo stereotipo dei “lavori da uomini” è ancora molto forte, ma è possibile ripartire dalle giovani donne?  

Bisogna ripartire dalle giovani donne. In un settore come quello metalmeccanico sono ancora presenti forti ostacoli e preclusioni, complici non solo i pregiudizi di un ambiente nettamente maschile, ma anche gli stereotipi legati a un’immagine antiquata del lavoro in fabbrica, che ha pochissima rispondenza nella realtà attuale. Oggi l’industria si trova di fronte a una nuova rivoluzione, nota come Fabbrica 4.0, che sta trasformando totalmente il volto delle imprese e del lavoro. Oggi conoscenza, creatività, progettazione – non più quindi la forza fisica – diventano fattori determinanti. In Italia l’incidenza dell’occupazione femminile sul totale degli occupati risulta notevolmente più bassa nel settore metalmeccanico (19,4%) rispetto al manifatturiero nel suo complesso (26,6%) e il fenomeno è comune a tutti i principali Paesi dell’Unione Europea (Eurostat, 2014). Questo dato contrasta con l’elevata richiesta di lavoratori qualificati da parte del settore metalmeccanico. Per cercare delle soluzioni efficaci che permettano di colmare questo gap e valorizzare il talento e le competenze delle donne occorre considerare i fattori alla base di questa situazione. Gli indirizzi scolastici e universitari privilegiati dalle ragazze risultano essere spesso disallineati rispetto alle opportunità offerte dal mondo del lavoro. La formazione tecnico-scientifica, in particolare, appare ancora sottovalutata nelle preferenze delle ragazze, nonostante offra maggiori possibilità di collocamento e migliori salari (quasi 1.500€ netti mensili a 5 anni dalla laurea). L’Istat rileva che in Italia, su un totale di circa 452.000 iscritti all’istituto tecnico industriale e al professionale per l’industria e l’artigianato, le donne sono pari a circa 73.000, con un’incidenza del 16% sul totale degli iscritti. Per sanare definitivamente il disallineamento nelle scelte di istruzione e professionali è importante che le ragazze abbiano consapevolezza delle implicazioni della loro scelta sulle prospettive lavorative. Al momento della decisione, soltanto il 38% degli studenti è al corrente delle opportunità occupazionali offerte dai vari percorsi scolastici e meno di un terzo è informato sulle retribuzioni correlate al curriculum di studi prescelto. Se consideriamo che lo sviluppo economico futuro del Paese non può che essere legato – come accade del resto in altre nazioni, avanzate e non – all’acquisizione e allo sviluppo di competenze distintive in ambito tecnico-scientifico e alla capacità di innovare, è indubbio che indirizzare le ragazze verso una scelta più consapevole e informata del loro percorso formativo e alla piena valorizzazione delle loro capacità è una priorità che va perseguita con costanza e determinazione.  

Come vede la leadership del futuro e quale sarà il ruolo di Valore D?

Il modo di fare business sta cambiando sotto i nostri occhi, si sta affermando sempre più un nuovo paradigma economico che si pone come obiettivo una crescita sostenibile e presta molta attenzione ai bisogni della società e della persona. Credo quindi che nel futuro lo stile di leadership più efficace sarà partecipativo, inclusivo e orientato al lungo periodo. Diverse ricerche dimostrano che le donne sono sicuramente le prime portatrici di questo tipo di leadership: nella proprie agenda hanno ai primi posti i temi dell’educazione, della sostenibilità, della qualità della vita e del tempo e quando ricoprono incarichi di potere promuovono scelte di governance e di business più sostenibili. Valore D sostiene le aziende e la società nella promozione del talento e nel superamento delle barriere di genere. Per raggiungere questo obiettivo, uno dei passaggi chiave è il riconoscimento e la valorizzazione di uno stile di leadership diverso da quella prevalente, ci abbiamo lavorato molto in questi 6 anni e continueremo a farlo. La parità esisterà quando nessuno di noi dovrà porsi più il tema dell’equilibrio di genere, o della presenza o mancanza di donne in posizioni apicali. Fino a quel momento sarà importante impegnarsi insieme per cambiare la situazione.

Un consiglio ed un augurio ad Anna.  

Un augurio a me, ma un po’ a tutte noi: che fare rete tra donne – e non solo – diventi sempre più facile. Mi piacerebbe diventasse quasi un istinto: spontaneo e inevitabile. Un consiglio: la strada a volte è impervia, ma è quella giusta. 

Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself.  

Un augurio: che abbia sempre più storie di donne di successo da raccontare. Un consiglio: facciamo emergere le giovani.

  A cura di Barbara M. @paputtina

ANNA ZATTONI. Dal febbraio 2012 è Direttore Generale di Valore D, la prima associazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile in azienda, dove in precedenza ha ricoperto il ruolo di Consigliere per Vodafone Italia. In Vodafone è stata HR Manager della Direzione delle Tecnologie e HR Manager delle Direzioni Commerciali. In passato ha lavorato in Pfizer Italia, come Responsabile Organizzazione nel Dipartimento Risorse Umane, e in The Boston Consulting Group. Ha conseguito la sua laurea in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Bologna e il Master in Business Administration presso la SDA Bocconi. @AnnaZattoni @ValoreD #Fabbrica4D

 

Francesca Isola: 10 ragazze per me!

Francesca Isola, grande protagonista del Tempo delle Donne attraverso il suo teatro ma 10 ragazze, possono davvero bastare? 

Innanzitutto, mi fa piacere presentare alle lettrici (e ai lettori) di LeadingMyself le mie dieci ragazze che, in questo momento, se ne stanno lì appollaiate alle mie spalle nella veste di squadra controllo qualità per verificare che le mie risposte siano corrette; gentile pubblico, ecco a voi Franziska, Musa, Libera, Madre Coraggio, Candy, Spavalda, Cassandra, Serena, Espansa e LaDivina. In realtà il numero esatto delle mie ragazze interiori è dodici; il titolo del mio spettacolo è “Dieci Ragazze” un po’ per esigenze di copione e un po’ per dimostrata impresentabilità delle rimanenti due (Coperta che, appunto, vive perennemente rintanata sotto le coperte perché tanto nessuno al mondo la capisce, e Medusa che passa le giornate a meditare atroci vendette ai danni di chi la ferisce). Già da ragazzina avevo intuito che c’era parecchio affollamento di voci dentro di me, ma è stato solo nel 2010 – scrivendo il mio primo monologo “Torno prima o poi” – che le fantastiche 12 si sono presentate ufficialmente, con tanto carta di identità alla mano, raccontandomi chi erano, come vedevano la vita e cosa volevano da me. “Ma chi vi ha chiamate?” E’ stata la mia prima reazione. “Chi vi ha chiesto niente? Non si usa più sostenere un colloquio di selezione prima di essere assunte?” Evidentemente no! Le mie dodici ragazze si erano già prese la loro scrivania all’interno dell’azienda “me stessa” e lavoravano indefessamente giorno e notte per cercare di dirigere la mia vita secondo la loro personalissima vision individuale che, naturalmente, si contrapponeva a quella delle altre undici. Bene! Sarà per questo che le decisioni della mia vita, da quelle più importanti fino alla banale scelta di una di pizza, presentano sempre un alto livello di conflittualità interiore? Fatte queste premesse, la logica risposta alla domanda “10 ragazze posson bastare”? dovrebbe essere SI’!!! Anzi, ci sono dei giorni in cui farei qualunque cosa per ridurre un po’ il “personale” interiore; un prepensionamento magari, un bel percorso di outplacement o, almeno, delle ferie accumulate. Tuttavia, la mia risposta è che non potrei fare a meno di nessuna delle mie ragazze; anzi, se se ne dovessero presentare ancora delle altre, le accoglierò e le prenderò a bordo della mia/nostra vita. Credo che le ragazze interiori siano, per ciascuna di noi, la grande possibilità di essere noi stesse, di vivere tante vite in una e di esprimere quel qualcosa di UNICO che nessun’altro mai potrà esprimere. E non solo; sviluppare familiarità con le mie diverse voci interiori mi ha insegnato a riconoscere meglio quelle di chi mi sta accanto e ha moltiplicato così le mie occasioni di incontro e di relazione. Mica male no? L’importante – secondo me – è tenere sempre ben vigile una sorta di “coordinatrice imparziale” che ascolti tutte le ragazze e si prenda cura dei loro bisogni, ma senza lasciarsene travolgere; in altre parole, a guidare la nostra folle e variopinta nave ci siamo sempre noi (LeadingMyself) ma – ammutinamenti a parte – se, oltre alla rotta giusta, c’è anche una bella compagnia di vecchie amiche sempre pronte a far baldoria … beh, il naufragar ci sarà più dolce (e divertente) in questo mare.  

Le principesse di oggi devono essere buone o cattive? 

Ehm, questione delicatissima. Cerco di andare per punti. Il primo punto è che – secondo me – oggi non è proprio un grande affare essere una principessa; da Lady Diana a Grace Kelly fino alle sorelle Carolina e Stephanie di Monaco, la principesca vita ci ha mostrato degli spiacevoli effetti collaterali a cui, personalmente, rinuncio volentieri. Quanto alla scelta di campo “faccio la brava o la cattiva ragazza?”, io le ho provate tutte e due e, in entrambi i casi, i risultati sono stati disastrosi. Il mio periodo “brava ragazza”, in cui ho seguito passo passo i preziosi insegnamenti delle fiabe, l’ho trascorso in una sorta di perenne sala d’attesa; attendo il principe azzurro, attendo la grande occasione, attendo il momento giusto, il posto giusto, il lavoro giusto, il clima giusto … e poi attendo anche di essere abbastanza magra, abbastanza bella, abbastanza pronta, abbastanza tutto quello che voi volete che io sia … “tranquilli non c’è fretta, sono solo 40 anni che aspetto, ho le piaghe da decubito, i sogni nel cassetto sono così pieni di polvere che forse si saranno già polverizzati, ma” … non c’è problema, se devo attendere, io attenderò. “Avanti la prossima!!” – “Tocca a me?” – “No, signorina, lei stia BRAVA lì che, quando è il suo turno, la chiamiamo noi”. Eh no, adesso basta! A un bel pezzo del cammin di nostra vita mi ritrovavo ad essere la perfetta “ragazza da favola” che gli altri si aspettavano, e mi sforzavo ogni giorno di seguire le orme di Biancaneve e colleghe per ricevere il premio più ambito da tutti gli esseri umani: essere amata. Sì ma a che prezzo? Arrivata a quel punto, quello che IO mi aspettavo da me mi era ormai totalmente ignoto. E così sono passata alla fase “cattiva ragazza”, eleggendo a mia icona personale la giovane e ribelle Cappuccetto Rosso che “se ho voglia di andare nel bosco io ci vado, ok? E se ho voglia di seguire il lupo io lo seguo, ok?” E, per un po’ è stato bello, quasi inebriante; fare SOLO quello volevo IO, TUTTO quello che volevo IO … ma in realtà stavo solo facendo il contrario di quello che volevano gli altri; ero un’eccellente cattiva ragazza che ancora non aveva il minimo contatto con i suoi reali bisogni, desideri e talenti. E allora via; ho scritto un altro monologo “Quelle brave ragazze”, e la cosa più interessante che ho scoperto è che l’alternativa alla brava ragazza non è la cattiva ragazza, ma la “ex brava ragazza”. E’ come per i fumatori; chi ama fumare non diventerà mai un “non fumatore” ma può senz’altro diventare un “fumatore che non fuma”. E così è anche per noi QBR (QuelleBraveRagazze); io credo che avrò sempre la tentazione procurarmi amore assecondando il prossimo – come da copione di ogni brava ragazza – ma, piano piano, sto imparando a non farlo. Preferisco essere “brava” ad ascoltare e ad assecondare me stessa sviluppando, in questo modo, anche la mia capacità di dare e ricevere amore. E’ un duro lavoro ma qualcuno lo deve pur fare … e quel qualcuno (che ci farà vivere felici e contente) non possiamo che essere noi. Quanto al “per sempre”, questa è un’altra storia. 

Per farsi ascoltare, bisogna essere sempre “un’ISOLA fuori dal coro?”  

Mmmm, bella domanda … La Divina che è in me sta gongolando nel ricordare il premio che ho ricevuto nel 2013 come “Artista fuori dal coro”. Ebbene sì, io sono la Isola fuori dal coro, ma – tornando alla domanda – non è che io riesca sempre a farmi ascoltare quanto vorrei, soprattutto dal mio cane che è sardo, ha la testa dura, ha dieci/dodici personalità pure lui, e vaglielo a spiegare che deve fare quello che dico io! In ogni caso, non so se si debba stare fuori dal coro per farsi ascoltare, ma so che le persone che – nella mia vita – ho ascoltato con maggiore piacere e attenzione, tenendo la bocca ed il cuore spalancati, in un modo o nell’altro, stavano raccontando una storia che non conoscevo e che mi mostrava una prospettiva nuova del mondo e della vita. C’è qualcosa di cui tutti noi abbiamo voglia e bisogno: di meravigliarci! E chi sta troppo dentro al coro, come fa a destare meraviglia? E poi ci sono cori e cori; c’è il coro del Nabucco che, all’Arena di Verona, mi ha così travolta d’emozione che uno sconosciuto mi ha passato una boccetta di grappa per farmi riprendere, ci sono i cori Gospel che ho sentito ad Harlem in una messa di tre che avrei voluto ne durasse altre tre … e poi ci sono i cori dei luoghi comuni e della lamentele (io vivo a Genova e qui il “mugugno” è quasi un dovere civile) … “e che noia che barba, e l’estate quest’anno non arriva maim ma appena arriva fa troppo caldo, e bla bla bla … e mettiamoci in testa che in questo paese non va bene niente di niente di niente e, se qualcuno osa dire che c’è un altro modo possibile di guardare le cose, noi ci alziamo e ce ne andiamo”. Ecco, io questi cori li multerei con sanzioni altissime perché li considero il vero grande nemico da combattere. Forse esagero, forse è la Cappuccetto Rosso che è in me che mi fa stare più lontana possibile da giornali, TG e messaggeri di sventure vari, ma credo davvero con tutta me stessa che siamo qui per COSTRUIRE qualcosa di bello e che abbiamo tutti la facoltà di farlo, ognuno con i suoi talenti e nel settore che più gli piace; se questo significa stare fuori dal coro, allora ci starò, e farò sempre del mio meglio per farmi ascoltare. Di recente un caro amico mi ha ricordato una frase di Nietzsche: “e coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica”. Ecco, è questo che cerco di fare attraverso il mio lavoro: far sì che tutti possano imparare a sentire la musica. E a danzare.

Un augurio ed un consiglio a Francesca 

Auguro a Francesca di essere sempre fiera di se stessa e di sentire sempre più spesso e sempre più forte quella vocina interiore che ride, fa le capriole e grida “wow!!!! Ma che figata è essere me!!!” Le consiglio di dormire di più, di mangiare meno formaggio, di essere un po’ più morbida con se stessa (e, a volte, anche con gli altri) e di tenere sempre a portata di mano l’infallibile rimedio ai momenti un po’ più difficili: “ehi, Franci, passerà!”  

Un augurio ed un consiglio a LeadingMyself  

Auguro a LeadingMyself e alla sua “mamma” Barbara (che ringrazio per questa intervista) una lunghissima e felice vita, senza nessuna limitazione di iniziative, idee, folli sogni e mirabolanti progetti! Che possa essere sempre uno di quegli altri mondi possibili che – in fondo – tutti noi vogliamo vedere. Un consiglio? Trovare una scusa qualunque per organizzare una grande festa dove tutti coloro che sono passati da LeadingMySelf attraverso la rete, possano incontrarsi di persona e fare questo brindisi: “ad un mondo pieno di persone straordinarie! Salute!”

A cura di Barbara M. @paputtina

FRANCESCA ISOLA Sono una formatrice, autrice ed attrice teatrale; laureata in Filosofia, con un Master in Risorse Umane e uno in Programmazione Neuro Linguistica, da oltre quindici anni mi occupo di Teatro d’Impresa in qualità di FormAttrice, creando progetti volti allo sviluppo delle risorse espressive, comunicative e creative individuali, per conto di importanti aziende, enti di formazione e università sul territorio nazionale. Dal 2010 porto avanti la mia attività di autrice e attrice teatrale, con i monologhi “Torno prima o poi”, “Conflitti”, “Pillole teatrali per ragazze perplesse”, “Aiuto, mi laureo!” e “Quelle brave ragazze”, oltre ai numerosi monologhi scritti su misura per le aziende; nel 2013 ho ricevuto il premio “Un’artista fuori dal coro”. Applausi! Da due anni porto avanti il progetto “Dipende”, spettacolo sulle dipendenze scritto per LILT – Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, e messo in scena da un gruppo di meravigliosi ragazzi adolescenti di cui sono innamorata pazza. I miei sogni per il futuro? Parliamone.

www.francescaisola.it

https://www.facebook.com/frncscisola

 

Tania Cagnotto: “Non voglio perdere di vista l’orizzonte dei miei sogni”

Tania Cagnotto, cosa vuol dire essere una campionessa? 

Vuol dire essere riuscita a raggiungere tutti gli obbiettivi. Una campionessa la vedi sia nelle vittorie sia nelle sconfitte. E se le tante persone te lo riconoscono è la prova che veramente sei riuscita a fare qualcosa di speciale, che rimarrà nel tempo. Questa consapevolezza è una sensazione straordinaria.

Le polemiche delle ultime settimane si dividono tra sport maggiori e sport considerati “minori” ma l’impegno e il sacrificio sono esattamente gli stessi. Cosa si sente di dire in merito? 

Che è proprio come dite voi, dietro ad ogni sport ci sta un mondo intero, fatto di allenamenti, sacrifici, gioie e delusioni. Inoltre tutti gli sport che hanno una lunga tradizione sono affascinanti, e molte di queste tradizioni sono radicate nella storia di un paese. Per cui uno sport cosiddetto “minore” in Italia non è detto che non sia maggiore da un’altra parte, e viceversa.

Noi trattiamo di leadership e coraggio, quale suggerimento si sentirebbe di dare alle “campionesse del futuro”? 

Che la strada da percorrere per affermarsi non è facile, di prepararsi perché ci saranno momenti duri e cadute rovinose. Solo una incrollabile fiducia in se stessi permette di superare questi momenti, e soprattutto capire che da soli difficilmente si riesce a diventare campioni, bisogna trovare il supporto delle persone che ti vogliono bene perché è un qualcosa che riesce a trasmetterti una forza incredibile.

 Un consiglio ed un augurio a Tania. 

Di girare sempre a testa alta per non perdere di vista l’orizzonte dei suoi sogni.

Un consiglio ed una augurio a LeadingMyself. 

Di continuare così, perché noi donne abbiamo una forza straordinaria dentro e alle volte abbiamo solo bisogno degli strumenti giusti per rendercene conto.

 A cura di Barbara M. @paputtina

 

Tania Cagnotto è la prima italiana di sempre ad aver conquistato una medaglia d’oro mondiale nei tuffi. Ai recenti campionati Mondiali di Kazan ha conquistato 1 medaglia d’oro e 2 medaglie di bronzo.

Palmares: 10 titoli Mondiali ( 1 oro, 3 Argenti, 6 Bronzi), 22 Titoli Europei (14 Ori, 4 Argenti, 4 Bronzi), 49 Titoli Italiani.

Account Twitter : @TCagnotto

 

Il tempo delle donne!

Ritorna la 4 giorni de Il tempo delle donne, com’è nata quest’idea e quali sono le novità di quest’anno?

Il Tempo delle donne nasce dall’esperienza della 27ora, il blog del Corriere della Sera. A un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di poter avere anche degli incontri “fisici” con le nostre lettrici e i nostri lettori, di confrontarci con loro non solo sulla piazza virtuale del web ma guardando i negli occhi.

Il Tempo delle donne 2015 si terrà ancora alla Triennale di Milano e quest’anno avrà un tema: la maternità. L’inchiesta principale ha riguardato le leggi italiane: ci siamo domandate se sono ancora attuali o se tutele così forti nella prima fase del diventare madri non si traducano alla fine, invece, in un freno all’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e alle loro carriere. È stata una grande inchiesta che ci ha portato a predisporre una proposta di legge che sarà illustrata nel giorno di apertura, giovedì 1 ottobre.  Ci saranno, però, come sempre tantissime iniziative, dalla corsa al raduno delle motocicliste, dagli incontri sugli stereotipi e l’imprenditoria, alla maternità non fisica ma “sociale”. E poi naturalmente la festa finale! 

 Le donne oggi sono sempre più protagoniste di tanti dibattiti e discussioni, ma è davvero  Tempo delle Donne?

Nonostante il grande dibattito, c’è ancora molto da fare. Le cose stentano a cambiare, sono processi troppo lenti. 

Per uno degli eventi in Triennale, siamo andate a riscoprire una lettera scritta da Marisa Bellisario. “Care donne, da questo letto, dove la malattia mi sta lentamente consumando e a distanza continuo a gestire con entusiasmo ed impegno i miei affari, il mio pensiero si rivolge a voi per lasciarvi un messaggio che vi dovrà accompagnare, incoraggiare, spronare, accarezzare tutte le volte in cui vi sembrerà che ogni strada si sia chiusa dinanzi a voi – scriveva la grande manager -. Il merito, la forza di volontà, la tenacia che ci rende “speciali”, mi hanno sempre portata a vivere da protagonista in tutti i miei impegni di lavoro, perché il lavoro è egoterapia, fare carriera , dimostrare a se stesse, ai propri compagni, alla propria famiglia, ma soprattutto all’universo maschile”.  E concludeva, incitando le donne: “Spero che il mio messaggio sia stato chiaro ed abbia raffinato i vostri cuori… Ricordate… per ottenere successo nella vita è necessario avere tanta fiducia in se stesse, tanta voglia di lavorare e non scoraggiarsi mai…” Era il 1988.

Il blog de La 27ora sta facendo delle cose importantissime, da diversi mesi anche via radio; quali i prossimi obiettivi da raggiungere?

Abbiamo tantissimi progetti! Direi che la caratteristica principale del gruppo della 27ora è proprio quello di essere una fucina continua di idee. Il problema è… Avere il tempo di realizzarle. Ormai di ore non ne servono 27 ma almeno 10 di più.

 Un consiglio ed un augurio a Silvia.

Il consiglio che mi dò è di essere più organizzata. L’augurio, invece, è di non perdere la voglia di conoscere e di guardare al di là di ciò che appare.

Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself.

Mi è difficile dare consigli ad altri. L’augurio, invece, è lo stesso che ho fatto a me stessa. Credo sia molto importante che non ci si fermi in superficie. Poi, forse, aggiungerei anche l’augurio della leggerezza. Anche per me.

 A cura di Barbara M. @paputtina

Maria Silvia Sacchi Giornalista del Corriere della Sera, sono nata nel 1959, ho una figlia. Mi occupo di economia della moda, di imprese familiari e di leadership femminile. Ho pubblicato alcuni libri sulla famiglia. Per il Corriere della Sera ho scritto, insieme alla collega Elvira Serra, “Donne ai vertici nelle aziende”, guida alla legge sulle quote di genere; e, insieme alla collega Simona Ravizza,“Tutto quello che le donne devono sapere”, due libri della serie “100 domande”.

@MSilviaSacchi

@La27Ora

http://iltempodelledonne.corriere.it/2015/come-partecipare/

Marina Salomon: ripartiamo dalle persone!

Marina Salomon imprenditrice, manager ma cosa vuol dire esattamente “dare vita ai propri sogni oggi”?   

«“Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni.” L’ha scritto Eleanor Roosevelt, ed è proprio vero. Crederci significa rischiare, compromettersi con la realtà, senza avere paura delle piccole o grandi sconfitte. Significa impegnarsi con determinazione e disciplina, senza perdere lo sguardo fiducioso nel futuro e nella vita, che proprio di quel sogno ci ha fatto innamorare. Io mi sono buttata a 23 anni, e non ho più smesso. È stato duro, a tratti, comunque magnifico: oggi, guardandomi indietro, capisco che tutto ciò che è accaduto ha avuto un senso. Altana, Doxa, Connexia, e le altre nostre aziende (start-up nella ricerca, nel digitale e nella comunicazione), hanno radici solide: in esse costruiamo, lavorando insieme, ogni giorno un pezzo di futuro. Nel frattempo la vita mi ha regalato quattro figli, ora adolescenti, un amore grande che ha adottato tutta la nostra tribù, un buon numero di cani (sette, mentre scrivo), la riscoperta della fede, tanti incontri umani ed esperienze che testimoniano un’Italia positiva, piena di capacità di intraprendere ed affrontare i cambiamenti in atto. Sono e saranno anni molto duri. E non voglio, né posso dire, semplicisticamente “basta crederci” né “con un po’ di determinazione ce la faremo”.

Vincitrice nel 1992 del premio Marisa Bellisario, come vede in futuro la leadership femminile?  

Non credo ad una leadership così diversa tra uomini e donne, in futuro, ma alla possibilità di imparare gli uni dalle altre, e di applicare la leadership come servizio e non come strumento di successo o di potere. Credo che, se saremo capaci di rimanere fedeli ai nostri valori, se saremo lucidi nel guardare a noi stessi e al mondo, se saremo determinati e coerenti, e sceglieremo di aprirci alla tenerezza e alla verità, diventeremo più forti. Questa forza sarà il dono che potremo fare ai nostri figli e a coloro che amiamo: mostreremo che, con dignità, saremo stati capaci di reinventarci un futuro, da persone libere e fiere.

Le donne imprenditrici  ( o manager ) sanno comprendere meglio le esigenze delle donne lavoratrici?

Sì,  in teoria, anche se ce ne sono ancora troppo poche a guidare aziende medio-grandi. Non credo,  però che la sensibilità su questi temi possa essere solo femminile : è piuttosto un tema di carattere ed equilibrio nel proprio ruolo di capo-azienda. C’è una quota importante di imprenditori e manager che dimostrano, strategicamente con le loro scelte, e umanamente con i loro gesti, che è determinante organizzare il lavoro mettendo le persone al centro. Solo così potremo ricreare “comunità”, mantenendo come principi ispiratori il più alto senso etico, il rigore morale e la meritocrazia. Voglio bene ai giovani, capaci di cambiare gli equilibri dei rapporti tra uomini e donne. Sapranno incontrarsi sul terreno positivo del confronto, al di là delle antiche frustrazioni o competizioni. Ripartiamo da qui. Con coraggio, senso di responsabilità e il cuore spalancato alle possibilità, alle scoperte, alle persone.

Un consiglio ed un augurio a Marina.

Vorrei più tempo per avere cura degli altri, ( familiari,  amici e colleghi ), per riuscire ad ascoltarli e a parlare con loro al di fuori delle circostanze di lavoro. Vorrei anche del tempo per restare in silenzio, leggere e camminare nei boschi.

Un consiglio ed una augurio a LeadingMyself.  

Vi auguro di continuare a pubblicare , oltre alle citazioni  bellissime e cariche di stimoli importanti, anche tante ” storie positive ” che trasmettano speranza!

A cura di Barbara M. @paputtina

 

Marina Salomon, imprenditrice, a 23 anni ha fondato Altana, tra le maggiori aziende europee di abbigliamento per bambini. A 33 anni, ha acquisito Doxa, leader nelle ricerche di mercato, e in seguito Connexia: intorno a esse è nato un importante gruppo di società che si occupano di insights, marketing e comunicazione digitale, controllate dalla holding Alchimia. Marina Salamon dedica inoltre parte del suo tempo a diversi progetti no profit. Le aziende partecipate da Alchimia – e le persone che ne fanno parte – condividono Web of life, un progetto di responsabilità sociale (www.weboflife.com).

twitter: @marinasalamon1   

 

Rosa Fanti e il suo “Casa Cracco”

Un marito famoso e bravo in cucina,  una moglie che stufa di rispondere alla “solita” domanda, apre un blog. E’ nato così Casa Cracco?

Esattamente. La prima domanda che tutti mi fanno quando mi incontrano è: Chi cucina a casa tua? E come si legge dal blog, quella persona non sono certo io! 

Non pensa che l’aiuto in cucina da parte degli uomini, aiuti le donne a potersi dedicare ad altro?

Certo. Anche se a mio parere la cosa migliore sarebbe quella di cucinare insieme. Ci si diverte un sacco e si crea una bella complicità. 

Alla fine a noi può dirlo: chi è più bravo tra voi due?

Direi lui! La cucina è il regno di Carlo, sia al ristorante che a casa. E io, lascio volentieri fare.  

Un consiglio ed un augurio a Rosa. 

Di continuare a tenere in piedi tutta la tribù e riuscire a sopravvivere alla vita quotidiana, fatta di appuntamenti, riunioni, bambini da accompagnare a scuola e calci al pallone (purtroppo con due figli maschi, ho dovuto rinunciare all’idea di giocare con le bambole…)  

Un consiglio ed un augurio a LeadingMyself.

Ho tante amiche impegnate nel sociale, che investono tempo, soldi ed energie in progetti davvero interessanti, di cui però si parla poco. Il mio augurio a Leading Myself è quello di dare loro voce e farci raccontare sempre delle belle storie.

Rosa Fanti