Emma è stata una sorpresa. Certo avevo scelto di non sapere nulla di lei, e quindi di accogliere la bambina che arrivava, ma non era la bambina che mi aspettavo. Le preoccupazioni per la sua salute hanno presto preso il posto della delusione, e una volta che i controlli medici mi hanno rassicurato sul fatto che stesse benone, mi sono rimboccata le maniche per “occuparmi” della sindrome e tempo di commiserarmi non ne ho mai avuto. Ma questo non vuol dire che sia stato facile o che dentro non avessi rabbia o dolore.
Le emozioni travolgenti e distruttive che ho provato le ho domate con la scrittura. Un forum di genitori prima, : www.pianetadown.org la pagina di Emma su facebook poi e pagine di appunti sul mio pc sono stati parte della mia terapia di ricerca di me stessa e della serenità. La scrittura come valvola di sfogo e come strategia per districare matasse, spostare il punto di vista fuori di sé e guardarsi da lontano.
Poi però un editore mi ha chiesto di scrivere un libro e lo spazio di condivisione si è allargato. Ho pensato a lungo se aveva senso mettere in piazza la mia vita, la mia famiglia e le mie emozioni più profonde e mentre rimuginavo, il libro si era già scritto. Sono stati mesi intensi, mesi in cui ho ripercorso la mia vita degli ultimi dieci anni, ho scavato nei ricordi di bambina e ho messo a fuoco episodi, emozioni e riflessioni. Ho smesso di cercare il senso di questa cosa e ho lavorato dentro di me e scritto.
Nella teoria sapevo che non sarebbe finito tutto nel momento in cui il libro andava in stampa o usciva in libreria, ma non pensavo che invece tutto iniziasse proprio quel giorno lì. “La scrittura non è solo la rotaia che fa correre il treno della memoria e di quello che è stata la propria vita. Perché sul treno poi sale gente e dentro i vagoni ci si sorprende di altre storie, di eventi che non ci si aspettava ma che entrano a far parte, a torto o a ragione, di quel viaggio. E allora scrivere non è mai solo raccontarsi, ma lasciare che le storie ti vengano a trovare e si mescolino con quello che hai vissuto”… e lo dice Cotroneo, uno che ha scritto un libro meraviglioso sulla scrittura.
Ed è andata proprio così, molte persone si sono specchiate dentro la mia storia, e hanno sentito il bisogno di scrivermi, di chiamarmi, di mandarmi un messaggio o di scrivere un post. Sono molte le persone che hanno restituito un eco al mio urlo sordo di solitudine: mamme, papà, sorelle…
Ma c’è di più: anche chi era lontano dal mondo della sindrome di Down mi ha scritto, ognuno con il suo vissuto e la sua storia da raccontare e condividere, con un pezzo di vita in mano da regalarmi.
Ed è proprio nella forza straordinaria di queste condivisioni, di storie che chiamano storie, che ho trovato il Senso di questo libro.
Bio
Martina Fuga Mamma di 3, Art consultant, Runner. Veneziana.
Ho un passato da nipponista, e ho lavorato per anni nel mondo delle mostre d’arte. Ha organizzato, tra le altre, le mostre di Hokusai (Milano, 1999), Rothko (Roma, 2007), Hopper (Milano, 2009). Continuo nel settore facendo il consulente per una società di produzione che realizza documentari d’arte che vanno in onda su SkyArte, e insegnando in due master di organizzazione di eventi e mostre all’Università Cattolica e al Politecnico di Milano.
Ho una società insieme a Lidia: Artkids, una storia di mamme, di figli, di una grande passione per l’arte e del desiderio di condividerla. Ci trovi qui: www.artkids.it e sui social qui @art_kids.
Ho pubblicato con Mondadori Electa Lo zaino di Emma.
Ho un blog personale: imprevisti.wordpress.com
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