È la frase pronunciata da un bambino di dieci anni che ha partecipato ai Camp estivi dell’Associazione Italiana Calciatori.
Da qui si è partiti per proporre il “Modello Formativo AIC”: ascoltare i giovani per imparare dai giovani, instaurando una profonda relazione con ogni bambino che gioca con un pallone e con altri bambini. Le iniziative dell’Associazione Italiana Calciatori (Camp, Progetti Scolastici, Corsi Formativi, Scuole di Formazione) ci hanno confermato che il calcio giovanile non incontra limiti geografici, di sesso, di età, di dialetto, di qualità coordinative, di condizioni economiche. Dovunque, il pallone è rotondo (anche quando è costruito utilizzando stracci, carta, nastro adesivo) e dovunque ci si diverte giocando con il calcio. In campo, in palestra formiamo squadre composte da ragazzi e ragazze provenienti da diverse società di calcio, da differenti aule e i/le giovani calciatori/calciatrici dimostrano di sapersi integrare, di essere in grado di collaborare, di comunicare efficacemente e di divertirsi anche in assenza di rigide imposizioni tecniche e tattiche. Il pallone unisce e diverte e fa giocare tutti, grandi, piccoli, maschi, femmine. In campo, in palestra, i ragazzi sono sereni, sorridenti, si divertono e sono liberi di giocare e di sbagliare.
Dove sono gli adulti, i genitori che dirigono, impongono, urlano, correggono, protestano, litigano? Nelle nostre iniziative educative, figli e genitori condividono esperienze e emozioni. Il pallone unisce, diverte e fa crescere, da soli e con gli altri. Anche nelle nostre attività con i giovani si percepiscono le aspettative, i sogni, i desideri, le speranze dei bambini, ma soprattutto degli adulti, ma siamo sempre stati in grado di instaurare con i giovani partecipanti una relazione profonda, un rapporto vero e formativo.
Non è questo il calcio? E…non è questa la scuola? Non si insegna solo una materia, ma si insegna una materia all’interno di una relazione pedagogica. Incontriamo bambini che guardano lontano, che si immaginano a giocare negli stadi più importanti, ma, con il nostro comportamento, con le nostre parole, con le nostre attenzioni in campo e fuori e con i laboratori educativicerchiamo difar capire a loro e ai genitori che con il gioco del calcio possiamo ascoltare ciò che è talmente vicino da essere spesso considerato scontato…un grazie, un gesto, un’espressione, una stretta di mano, un sorriso, un abbraccio, uno scambio di intesa, un dribbling, un assist di Gigi ad Antonella che quando realizza il gol fa l’aeroplanino e corre incontro al suo compagno, che qualche giorno prima l’aveva derisa, perdargli il cinque. Non siamo più abituati a vedere il piccolo vicino a noi che, se percepito, ascoltato, accolto, vissuto, è immenso, è immensamente e incredibilmente grande, bello, emozionante, forte e magico. Il calcio è proprio questo; è magia, emozione, gioia, divertimento. Calciando si impara.
Nelle nostre iniziative si cerca di promuovere le Life Skills nei giovani calciatori, nei genitori e negli istruttori. Si cerca di far capire che si deve cercare di vincere in modo corretto, leale e che non bisogna essere “furbi”, cercando di ingannare gli altri, ma, prima di tutto, se stessi. Non è questo il calcio?…non dovrebbe essere questo il calcio? Non dovrebbe essere questo l’insegnamento peri nostri giovani?
Le nostre iniziative ci consentono di essere lenti, di proporre un metodo socratico, di condividere la pedagogia della tartaruga, di ascoltare i nostri piccoli partecipanti che desiderano creare con noi una profonda relazione. Il calcio non è differente dalla scuola. È un’attività che fa provare emozioniforti e, quindi, favorisce la formazione, l’apprendimento. Il calcio può aiutare la scuola. A Bari abbiamo avviato il progetto “Calciando si impara” con l’Istituto “Grimaldi Lombardi”. Si trova nel quartiere San Paolo, uno dei più “difficili” del capoluogo pugliese.
Una professoressa ci ha detto che illoro lavoro è davvero impegnativo perché molti studentihanno il genitore in
carcere o hanno perso il papà per morte violenta. Ci siamo avvicinati a questi ragazzi con grande rispetto; il rispetto di chi non conosce e non potrà mai comprendere la vita di bambini che tornano a casa e non possono abbracciare il papà. Ho quattro figli, Nicolò, Luca, Marta e Chiara, e non riesco ad immaginare che io e i miei piccoli non potremmo abbracciarci. Prima di inconrare gli studenti dell’Istituto di Bari, eravamo davvero preoccupati: come potremo instaurare con loro una relazione? Vorranno essere accarezzati, abracciati, accolti, anche con le parole? Qual è il modello educativo che conoscono? Quante domande, quanti dubbi, quante paure..ma quanto amore proviamo per i bambini e le bambine che stanno cercando di affrontare la vita.
È bastato…considerarli bambini, ascoltarlie accoglierli come bambini…un pallone e il gioco. La professoressa ci ha detto che, spesso, questibambini risolvono i loro problemi con la forza, “alzando le mani” e urlando perché è il modello educativo che conoscono. Ci aspettavamo che questo comportamento si manifestasse anche nel gioco con il pallone. Con grande piacere, abbiamo notato che i bambini hanno sempre rispettato le regole del gioco e non hanno mai litigato. Bambini e bambine hanno giocato insieme e mi hanno consentito, attraverso il pallone, di avvicinarmi a loro, alla loro fragilità. Il calcio che viviamo è anche quello di Oronzo che, nel quartiere San Girolamo di Bari, utilizza lo sport per aiutare ragazzi che, per esperienza di vita vissuta o per timore di far vedere che sono bambini, nascondono dietro un timido sorriso a testa bassa o una finta espessione da duro la loro urlata richiesta di aiuto. Fuori dal campo, questi ragazzi sono definiti “difficili”, in campo sono altruisti e rispettosi delle regole e degli altri.
Siamo fortunati: fra poche settimane incontreremo di nuovo gli studenti di Bari e potremo riabbracciarli con il pallone.
Stefano Ghisleni @stefanoghisleni
Collaboro con l’Associazione Italiana Calciatori come responsabile tecnico dei progetti formativi del Dipartimento Junior.
Collaboro con la società U.C. Sampdoria.
In precedenza, sono stato:
Responsabile del Settore Giovanile Hellas Verona.
Responsabile del Settore Giovanile Pergocrema.
Collaboratore tecnico U.C. Sampdoria.
Allenatore Atalanta.
Consulente tecnico società di calcio straniere.
Sono laureato in Economia (tesi sul Settore Giovanile Atalanta) e iscritto a Scienze della Formazione.